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La punizione
“Faccia a terra!”
Al suo comando mi trovai ai suoi bellissimi piedi avvolti da stupendi sandali neri dal tacco color oro.
Ero eccitato, sentivo di aver paura, sapevo di essermi comportato in maniera irrispettosa e che la punizione non sarebbe stata leggera, ma non mi interessava, volevo essere punito. Da lei.
Volevo essere educato! Da lei.“Perdonatemi mia Dea se non sono un buono schiavo”
Lei parve non ascoltare le mie parole.
Sapevo di averla delusa e di meritare la sua punizione e lei, con grande generosità, mi stava offrendo la possibilità di migliorare e l’onore di ricevere le sue attenzione con la punizione che aveva scelto per me.“Guardami in faccia verme!”
Guardarla in volto mi diede tranquillità, i suoi stupendi occhi neri esprimevano sicurezza.
Offrirmi alla sua totale volontà non mi spaventava più, lei sapeva cosa c’era da fare. In un’istante persi il completo controllo delle mie emozioni. Ero come accecato dal suo sguardo, ammaliato dalla sua voce, ipnotizzato dalla situazione.“Adesso sarai bendato” mi parlava spiegando i suoi gesti mentre con un foulard mi bendava gli occhi.
“Inginocchiati” Mi inginocchiai lentamente.
“Adesso ti legherò costringendoti in questa posizione”
Le sue mani fecero passare una corda intorno alla mie braccia imprigionando anche le gambe sotto il ginocchio e poi le caviglie.
Al buio, la sentivo muoversi intorno a me. La potevo immaginare camminare ma non riuscivo a capire in che punto della stanza adesso si trovasse.
Sentivo il suo respiro, il ticchettio dei suoi tacchi e improvvisamente uno schiocco di frusta, poi un colpo, due, tre, quattro…Non riuscivo più a contare i colpi ma non sentivo dolore, la mia mente era imprigionata a pensieri di devozione totale a lei, meravigliosamente coinvolgenti.
Sentii di nuovo le sue mani su di me, mi stavano liberando il corpo dalle corde.
“Adesso ti metterò a quattro zampe e ti userò come sedia”
Riprese a parlarmi spiegando quello che mi stava facendo.
Si sedette sopra di me, poi cambiando posizione mi cavalcò.“Hop, Hop, al trotto!”
La sentivo ridere, con i talloni mi dava calcetti per incitarmi a camminare più velocemente e tenendomi per i capelli mi comandava la direzione da seguire.
Sentivo dolore alle ginocchia, per un attimo cedetti sotto il suo peso, ma riuscii a sopportare finchè, stanca di questo gioco, mi ordinò di fermarmi.
Si allontanò da me ridendo.
Ero il suo giocattolo, mi stava umiliando e si stava divertendo usandomi, ero stanco ma felice.
Non ricordo quanto tempo mi abbia lasciato così, nudo, bendato a quattro zampe. Forse erano passati una ventina di minuti quando sentii di nuovo il ticchettio dei suoi passi e il suo profumo. Era davanti a me.“Sdraiati a terra!”
Lo feci trovandomi il suo tacco davanti alla bocca.
“Lecca!”
Iniziai a leccare dal basso, su e giù. Sentii il suo piede alzarsi e infilarmi il tacco in bocca e io senza attendere il comando iniziai a succhiare.
Adorare il tacco delle sue scarpe, baciarlo, leccarlo era per me un grande onore, immeritato.
Avevo espiato la mia colpa con la punizione che aveva scelto per me e ora mi stava concedendo ancora le sue attenzioni, un verme come me non poteva chiedere niente di più prezioso.“In piedi, svelto!”
Obbedii. Mi tolse il foulard, potei rivedere il suo bellissimo viso. Stava ridendo .
“Imparerai a servirmi senza errori”
Annuii. “E’ un grande onore Divina servire una Signora come lei, per un verme come me, per un essere inutile come me, per uno stronzo come me!”
Non mi ero mai lasciato così andare, umiliandomi così.
Sentivo che mi aveva preso la mente oltre il corpo, oramai ero completamente suo.“Resterai un’ora in ginocchio. Sai di meritartelo, vero?”
Lo sapevo. “E’ un onore per me Signora e so di meritarlo perchè Vi ho mancato di rispetto.”
Mi sorrise. “E perchè sono la tua Padrona e posso tutto su di te” fu la sua correzione alle mie parole.
Rimasi immobile, come Lei mi aveva ordinato.
Eccitato come non mai, sottomesso a lei, forte e bellissima, Padrona e educatrice.
Lei, Padrona di ogni mia volontà!
Lei, la mia Dea!
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