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Gli stivaletti di Jess
Gli stivaletti di Jess
Era stata una mattinata di pioggia, le pozzanghere riflettevano il pallido sole spuntato fra la foschia del pomeriggio.
Mike aveva invitato la sua amica a guardare un film, entrambi appassionati di cinema, – si erano conosciuti al corso di cinema al college – era la terza volta che la invitava a casa sua. Non aveva molte amiche, e giusto un paio di volte gli era capitato di essere solo in casa con una ragazza che gli piacesse; i suoi genitori, per fortuna, lavoravano tutto il giorno e Mike poteva godere della casa libera.Mike sapeva di essere un feticista del piede fin da quando aveva tredici anni, non aveva nessuna esperienza se non quella maturata per anni davanti al computer con i fazzoletti a portata di mano e qualche altro piccolo fortuito contatto con le estremità femminili. Il fetish era una passione di cui si vergognava e che ancora, visto la sua giovane età, non era disposto ad ammettere con nessuno.
Aveva studiato sul come farla entrare, Jessica, questo era il suo nome. Voleva una scusa per farle togliere gli stivaletti e quella era la giornata perfetta.
Preparò delle ciabatte e sull’ingresso della porta, quando lei arrivò, le disse di toglierli perché “i miei non vogliono che si vada in giro con le scarpe bagnate”; la ragazza, dopo una breve esitazione, li tolse.
Jess aveva delle calzine rosa, Mike notò un leggero odore di piedi quando Jess scalzò gli stivaletti. L’amico le porse delle ciabatte e mise le scarpe di Jess in bagno, in tutta naturalezza.Dopo qualche chiacchiera si sedettero sul divano ed iniziarono a guardare il film. Con leggero disappunto di lui, Jess si mise troppo distante. Lei aveva chiarito più volte come fossero solo amici. Quella volta che Mike le sfiorò con le labbra il collo, inebriato dal suo profumo, Jess si girò e gli chiese indispettita cosa stesse facendo. Quella volta che lui tentò di intrecciare le sue dita nella mano di lei, lei si sfilò. La verità è che temeva di non avere nessuna speranza con una ragazza del genere.
Jess era veramente bella, pensava, praticamente la sua ragazza dei sogni, un bocciolo ancora non completamente maturo, probabilmente non del tutto consapevole della sua potenza estetica, pensava erroneamente.
Mike era un normale ragazzo di diciannove anni, alto e secco, qualche brufolo, occhiali con una montatura brutta che voleva cambiare da anni, ed insicurezza ben visibili. Non poteva aspirare ad altro che farsi qualche sega pensando a Jess e sovente si dilettava in questo allenamento dell’avambraccio, unico sport seriamente praticato.
Il film era andato avanti, lui per la verità più che il film, che aveva già visto, le sbirciava i piedini. Jess, ad un certo punto, incrociò le gambe sul divano, il suo piede arrivò a sfiorare il braccio di Mike. Jess non si era accorta di nulla, era completamente concentrata sul film, il suo era stato un movimento spontaneo. Mike iniziò ad eccitarsi. Cercò di avvicinare il braccio ancor di più al piede di Jess ma lei si accorse del contatto e d’istinto si rimise nella posizione precedente. Mike si stava iniziando ad eccitare, prese il telecomando e bloccò il film dicendo “devo andare in bagno, torno subito”.
Quando Mike entrò in bagno Jess decise di andare in cucina e tagliare un pezzo della torta che avevano messo sul tavolo in precedenza, così al suo ritorno l’avrebbero mangiata mentre guardavano il film. Mike intanto era in bagno, non poteva credere di essere da solo con gli stivaletti di Jess! Si complimentò con se stesso per l’idea che aveva avuto di farglieli togliere. Li prese con foga, abbassò i pantaloni e si sedette sulla tavoletta del WC. Finalmente poteva odorare e leccare gli stivaletti di una ragazza, soprattutto quelli di Jess! Per prima cosa si approcciò nell’odorare l’esterno, l’odore era di pelle, poi lentamente portò l’interno dello stivale al suo naso. Odorò piano all’inizio, l’odore dei piedi di Jess era appena percettibile, paragonabile, se non di meno, a quello che aveva sentito quando Jess si era tolta gli stivali. Ci si doveva impegnare per sentirlo, ma lo sentiva, poi iniziò ad odorare sempre più intensamente, affondando il naso sempre più nello stivaletto, come alla ricerca di una droga che quando ne si è assaggiata un pizzico dia dipendenza.Jess nel frattempo aveva tagliato la torta e la stava portando in salotto.
Era arrivato il momento di assaggiare quel cimelio, Mike si approcciò lentamente con la lingua alla punta dello stivale, era ruvido, non aveva un sapore particolare. Iniziò a leccare più deciso: fece il giro con la lingua su mezzo stivaletto, evitò solo una parte un po’ infangata, stuzzicò un pochino la parte superiore del tacco e poi si decise. Doveva provare a leccare la suola! Qui andò veramente cauto, lo eccitava molto pensare di leccare la suola delle scarpe di una bella ragazza, tuttavia aveva paura dello sporco sotto gli stivali ed inoltre temeva il brutto sapore! Guardandoli però non erano sporchi, forse perché fuori aveva piovuto.
Jess intanto si stava chiedendo dove fosse Mike, decise che si sarebbe avvicinata e avrebbe bussato alla porta per chiedere quanto ci avrebbe messo, e dirgli che un pezzo di torta lo aspettava.
Quando però iniziò a toccare con la punta della lingua la suola sentì che non era male, quando in un impeto di coraggio mise tutta la lingua sulla suola senti un’esplosione di gusti. Non se lo sarebbe mai aspettato, il sapore gli piaceva molto! Aveva sempre pensato che non gli sarebbe piaciuto ma che a piacergli fosse solo l’idea di sottomissione, invece il sapore della suola degli stivali di Jess, complice la pioggia, e quindi la strada bagnata, chissà, era spettacolare. Erano salati, era un po’ come leccare dalle dita il salato delle patatine, solo che le patatine erano solo buone, gli stivali di Jess lo facevano anche impazzire!
Mike iniziò a segarsi e nel frattempo a leccare tutta la suola degli stivali, il collo, il retro, per alternare i sapori. Voleva leccare la base del tacco ma era un po’ sporca, quindi la evitò. Nel frattempo…Jess era arrivata lì vicino e sentiva strani rumori venire dal bagno…Si avvicinò piano, le ciabatte sul pavimento non facevano rumore. Si abbassò e mise l’occhio nella serratura. Spiò per diversi secondi e quello che vide la rese incredula. Riusciva a notare Mike che le stava leccando uno stivale, non si vedeva ma dalla faccia e dai rumori si capiva benissimo che con l’altra mano si stava anche segando. Chiaramente poteva immaginare la sua mano sbattere contro la sua coscia interna mentre teneva il suo pene eretto. Jess rimase bloccata per alcuni secondi incredula…
La vera Jess
Mike intanto stava godendo ignaro di tutto.
Gli era capitato solo una volta, l’anno prima, di avere un minimo contatto con i piedi di una ragazza. In realtà erano quelli di sua cugina…mentre erano sul divano della casa al mare gli aveva poggiato i piedi calzati sulle ginocchia ed era rimasta sdraiata così, per qualche minuto. Lui non disse nulla, si finse indifferente, ma poi quando la cugina si levò andò in camera per sfogare le sue fantasie. Si sentiva un po’ in colpa per quello, pensava fosse sbagliato eccitarsi così per i piedi di sua cugina, che fra l’altro aveva solo quattordici anni nonostante ne dimostrasse almeno tre in più e fosse decisamente una bella ragazza.
Mike stava provando piacere, il pene ormai era ben eretto, quando sentì bussare e Jess chiamare “Mike, cosa stai facendo?”.
Mike velocemente si ricompose mentre diceva impacciato “arrivo”, si tirò su i calzoni, rimise gli stivaletti dov’erano, bestemmiò interiormente per la sega brutalmente interrotta “arrivo Jess, scusa se ci ho messo tanto”
“Ok” rispose lei
Mike tirò l’acqua per fingere di essere davvero andato in bagno, poi uscì.
Jess era lì davanti con le mani sui fianchi “Che stavi facendo Mike?” chiese con uno sguardo indagatore.
Mike diventò rosso “Che vuoi che si faccia in bagno Jess? Le cose che si fanno in bagno”
“Ah sì?” domandò Jess ironica
“…Sì” fece Mike fingendo di non aver notato l’ironia, nella sua testa si stavano generando un tornado di dubbi.
“Beh, se lo dici tu! Anche io devo usare il bagno” Jess lo guardò dritto negli occhi, lui non lo sostenne.
“Vai, ti aspetto di là” fece Mike.
“No, aspettami qui! Faccio subito”
Qualche secondo di titubanza e rispose “…Okay”
Jess si avviò in bagno senza chiudere la porta, raccolse gli stivali, tornò indietro e li piazzò a dieci centimetri dal viso di Mike “Cos’hai fatto ai miei stivali Mike? Perché sono bagnati?”
Lui era nel panico e balbettava “io c-cosa ho fatto? N-nulla!” poi pensò velocemente alla risposta da dare “Pioveva Jess! Ecco perché sono bagnati”
“Ah, la pioggia eh?” disse lei sardonica “vedi caro Mike” e mise ancor più vicino al suo viso il collo degli stivali, puntando con l’indice sulla pelle “la pioggia potrebbe spiegare le suole lucide e bagnate, ma qui ci sono chiari segni di qualcosa di bagnato e viscido che è passato su tutto lo stivale, chissà cos’è?” Mike era in evidente difficoltà, Jess continuò “la pioggia non spennella gli stivali in questo modo”. Poi toccò la parte fangosa sotto la fibbia degli stivali “questa parte è secca Mike, com’è che la pioggia ha bagnato tutto tranne questa parte sporca?”
Mike non sapeva cosa fare, il cuore gli batteva all’impazzata. Gli vennero gli occhi lucidi e dentro di lui si insinuava la possibilità di una totale umiliazione.
“Ti piacciono i miei stivaletti Mike, o direttamente i miei piedi?” chiese Jess
“Ma cosa cazzo dici?” replicò lui, fintamente furioso ed in estremo imbarazzo, ormai in preda al panico e senza possibilità di una replica logica.
“Non hai nulla di cui vergognarti” abbassò i toni Jess e lo guardò con affetto, Mike era intontito. “Senti, so che ad alcuni ragazzi piacciono i piedi delle ragazze, lo so da almeno due anni”.
Mike replicò in un tentativo confuso con un finto sorriso rilassato, in realtà tutto il suo corpo era rigidissimo, iniziava a sudare freddo “Ma che dici Jess! Dai andiamo a vedere il film ah-ah”.
Jess da comprensiva cambiò tono, i suoi occhi si illuminarono di rabbia “Ammettilo!” si sentiva presa in giro. Mike non rispondeva e tentava di trascinarla a vedere il film.
“Senti, Mike” disse Jess “se lo ammetti giuro che non ti giudicherò”.
Mike era combattuto. Cosa doveva fare? Ormai la situazione sembrava evidente, anche se avesse mentito lei non gli avrebbe creduto, e c’era anche il rischio che senza una sua ammissione lei si fosse arrabbiata e per ripicca fosse andata a dire in giro che lui si era chiuso in bagno ed aveva leccato i suoi stivali. Sarebbe stata una cosa terribile, la sua vita sarebbe stata distrutta! Lo avrebbe detto a John? Ad Ernest? Alle sue amiche?
“In e-effetti” disse “p-potresti aver ragione”.
Jess fece un messo sorriso “Potrei aver ragione od ho ragione, Mike? Ti sei segato leccando i miei stivaletti?”
Lui si fece coraggio “Ok, l’ho fatto! Mi piacciono i piedi dalle ragazze, mi fanno eccitare, però non l’ho mai detto a nessuno perché è una cosa che può essere giudicata come strana. L’unico favore che ti chiedo Jess è di non dirlo a nessuno perché mi vergogno” disse tutto d’un fiato, paonazzo e con gli occhi lucidi.
Lei sorrise sinceramente e gli accarezzò la guancia “Ma è normale, non c’è nulla di cui vergognarsi”. Mike la guardò sorpreso
“Sai, io sapevo di questa faccenda che ad alcuni ragazzi piacciono i piedi da quando un… diciamo un ragazzo mi contattò su InstaShot, parole sue, per fare ‘il mio schiavetto’. Voleva alcune foto dei miei piedi…io mi stranii molto all’inizio, non conoscevo nulla di queste cose, lui disperato dopo alcuni giorni in cui mi pregava arrivò addirittura ad offrirmi 50€ per una foto dei miei piedi. Ero incuriosita, così mi informai e venni a scoprire molte cose su questo mondo allora a me sconosciuto…Alcune le chiesi direttamente a lui. Sai, alla fine feci qualche foto e qualche video, lui mi pagò bene”. Mike era sbalordito.
“Non lo ammisi mai, ma quando mi pregava in chat, quando mi mandava le foto con lui in ginocchio che si masturbava difronte ad una specie di… altarino che aveva fatto per me, io mi…mi toccavo. Era molto eccitante!”
Mike era ormai a bocca aperta, attonito, non aveva idea di questo lato di Jess, era impaurito e allo stesso tempo eccitato. Nella sua mente si stavano formando varie ipotesi di reazione a quella notizia. Prese tutta la forza di cui era capace e disse “Beh, se ti piace…Io non ho mai provato certe cose, so solo che mi piacciono. M-magari…Potremmo divertirci un po’”
Lei lo guardò indispettita “Eh no caro, troppo facile così!” ci pensò un attimo e continuò “se vuoi davvero fare qualche esperienza di questo tipo con me, non deve essere solo divertimento occasionale, quello poteva andare bene online, nella realtà è un’altra cosa”.
“In che senso?”
“Nel senso che se ti sottometti a me una volta, poi non puoi tornare indietro” Jess lo guardava in maniera indecifrabile, poi riprese; “vedi, il ragazzo di cui ti parlavo prima mi venerava proprio, era questo che mi faceva eccitare. Se sapessi che è solo una cosa passeggera nemmeno la farei perché non mi ecciterebbe un granché”.
Mike rifletté. Doveva fare sul serio con Jess, ma fino a che punto?
Correva grossi rischi, ma anche il rischio di perdere una fantastica opportunità come quella era grosso.
“Cosa dovrei fare Jess?”
“Beh, innanzitutto voglio che in privato mi chiami padroncina, non più Jess. Ripeti la domanda che mi hai fatto”
Mike evidentemente in imbarazzo ma molto eccitato ripeté, in una forma un po’ variata “C-cosa posso fare padroncina?”
Jess sorrise vittoriosa, mise la mano sotto il mento e pensò un attimo; dopodiché si piegò e si infilò gli stivaletti. Mike la guardava ipnotizzato. Jess mise la mano nella tasca dei Jeans e tirò fuori il cellulare. “Voglio farti un video mentre ti inginocchi e mi dici -padroncina, sono il tuo cane, obbedirò a tutti i tuoi ordini e da ora in avanti sono sottomesso soltanto a te- poi mi baci gli stivali, prima il sinistro e poi il destro”.
“Ma te sei pazza!” disse sconcertato Mike, poi si scusò impaurito dall’ipotetica reazione e dallo sguardo di Jess “Scusa…ma non mi puoi chiedere di fare una cosa del genere”
Jess lo guardò adirata e girò il corpo verso la porta “Allora ciao, me ne vado. Sei proprio un cretino! Una cosa così non ti capita mai più. Sai che la gente paga per queste cose?”, fece qualche passo ma Mike la fermò prendendole il braccio, lei tentò di sfilarsi.
“Aspetta…aspetta p-padroncina”. Quel termine, padroncina, aveva ri-attirato l’attenzione di Jess.
“Fai adesso quello che ho detto o me ne vado!” disse perentoria, puntando l’indice a terra.
Non c’erano ulteriori possibilità per Mike, si stava giocando tanto in quel momento. Esitò svariati secondi, poi si mise in ginocchio, a testa bassa, sconfitto, ma anche speranzoso.
Jess prese il cellulare e disse “Alza quel muso, si deve vedere bene”, Mike, lo alzò, il muso.
Jess iniziò a riprendere, il pallino rosso della registrazione era partito, l’illuminazione risultava adeguata a riprese decenti. Mike era lì in ginocchio, visibilmente imbarazzato, occhi lucidi, guance rosse, fronte leggermente sudata ed occhiali appena appannati. Recitò la frase con voce tremante “P-padroncina, sono il tuo c-cane, obbedirò a tutti gli ordini e da ora in avanti sono sottomesso solamente a te” poi la telecamera seguì la testa di Mike che si stava abbassando, due schiocchi di baci si udirono chiaramente prima sullo stivale sinistro e poi su quello destro”, il video si chiuse con Mike che rialzava la testa.
“Ma che bravo” disse Jess accarezzandogli la testa come ad un cane. Mike era profondamente umiliato ma in ginocchio com’era l’erezione da sotto i pantaloni si notava evidente, Jess la osservò brevemente.
Mike fece per alzarsi ma Jess premette sulla testa e lo riabbassò “Ti ho detto che potevi alzarti?” Mike non oppose resistenza e restò così in ginocchio davanti a Jess, l’appannamento degli occhiali stava sbiadendosi, anche se la fronte restava visibilmente umida. Jess ormai lo aveva in pugno, ne era pienamente consapevole.
“Da ora mi devi obbedire in tutto siamo intesi?”
“O-ok”
Jess allungò la gamba e gli porse lo stivaletto appoggiandolo a terra rivolgendo la parte infangata che Mike non aveva pulito “Devi pulire dove c’è il fango Doggy”. Mike non sembrava troppo convinto, si abbassò e si avvicinò, sapeva che ormai doveva ubbidire ma gli faceva schifo pulire quella parte fangosa, anche se per la verità non lo era troppo. Disse “Non posso fare qualcos’altro? Jess per favore non mi fare mettere la lingua in quello schifo, pulisco le suole ma non quella parte”. Violento ed inaspettato partì un sonoro ceffone.
“Innanzitutto se siamo soli non mi devi chiamare Jess! Due non hai più possibilità di replica, sei il mio schiavo ormai, gli schiavi possono fare richieste secondo te?” Mike si stava tenendo la guancia sinistra, il rossore della pelle in quell’area contrastava nettamente con il suo pallidume. Abbassò lo sguardo, aveva gli occhi lacrimanti “M-ma così è un po’ esagerato. Darmi uno schiaffo così… ”
Jess lo guardò severa incrociando le braccia “Eppure mi sembrava di essere stata chiara! Vuoi ritirarti ora?”
Mike sapeva di non potersi tirare indietro, ormai Jess aveva quel video, anche se avesse voluto ritirarsi non avrebbe più potuto. Ormai era il suo schiavo, doveva prendere tutto quello di eccitante che c’era della situazione ed accettare cose che magari non gli sarebbero piaciute, o meglio, gli sarebbero piaciute di meno. Leccare la parte fangosa di uno stivale lo eccitava come pensiero ma allo stesso tempo lo disgustava. In quel momento pensò che in effetti prima di provare a leccare le suole delle scarpe di Jess era convinto che il sapore non gli sarebbe piaciuto, aveva provato con più coraggio solo perché sembravano pulite. Magari pulire gli stivaletti di Jess dal fango gli avrebbe dato la stessa sensazione e gli sarebbe piaciuto! Tanto valeva provare, non aveva molte alternative. Disse “Voglio andare avanti, continuiamo!” .
“Datti da fare allora!”
Mike si abbassò quasi al livello del terreno e lentamente iniziò a leccare a lato sulla parte fangosa dello stivaletto di Jess. Le parti secche, quasi polverose, impastarono la sua lingua. Il sapore non era buono, un mix di terra e cuoio, ma sapere di star effettivamente leccando gli stivali di Jess con lei che li calzava e gli dava ordini lo fece andare fuori di sé. Iniziò a leccare più velocemente e convintamente, ingoiava la polvere e poi andava avanti; sotto lo sguardo stupito di Jess, in meno di due minuti gli stivaletti erano lucidi. Era stato fantastico!
“Bene bene, bene” disse compiaciuta Jess guardandosi lo stivale “Li hai puliti proprio bene! Forse sei addestrabile. Ti posso far diventare il perfetto cane lucida scarpe. Non sei contento?” Mike fece cenno di sì, il suo sguardo diceva ne voglio ancora!
Jess si guardò i tacchi, puntò l’indice dall’alto, anche quelli erano sporchi “leccami anche i tacchi, muoviti” Mike questa volta non se lo fece ripetere, leccò e lucidò per bene i tacchi, erano francamente meno sporchi della parte fangosa e il sapore era del tutto simile a quello delle suole. “Fai vedere la lingua!”, Mike la tirò fuori, Jess fece una risata, era divertita “Vattela a lavare” disse. “Mi serve pulita”. Mike, felicemente umiliato, corse in bagno a lavarsela.
Quando tornò Jess volle vedere se fosse pulita, Mike la tirò fuori ma era ancora leggermente sporca, Jess non ci badò “Vieni, voglio continuare il film!”
Mike la seguì come richiesto ma Jess si voltò “Cosa stai facendo?” Mike non capiva. Si guardò intorno e rispose “In che senso?” Jess replicò. “Sei proprio stupido tu, eh? Te lo devo proprio spiegare?” Mike ancora non sembrava comprendere
“Mike” disse Jess “Secondo te i cani camminano o vanno a quattro zampe?” Mike capì, dopo un attimo di esitazione docilmente si mise a quattro zampe. “Servirà anche un guinzaglio poi” disse divertita Jess “seguimi”.
Andarono in salotto e Jess si sedette sul divano, Mike ancora a quattro zampe si mise ai suoi piedi, aspettando i nuovi comandi della sua padroncina, Jess gli disse “Mettiti bene in ginocchio difronte a me e toglimi li stivali” Mike eseguì, sentì le ginocchia fargli male, già gli dolevano per il breve tragitto stando a quattro zampe, stando in ginocchio senza l’aiuto delle mani era più doloroso.
“Ora annusami i piedini” erano proprio piedini, Jess aveva circa il 37.
Mike tirò su entrambi i piedi calzati di rosa di Jess prendendoli dai talloni e mise il naso fra le dita del piede destro. L’odore era decisamente più intenso di quando aveva annusato gli stivali di Jess, era il paradiso; le calze erano leggermente umide tanto che la punta del naso di Mike, le sue labbra e il suo mento restarono timbrati da un leggero velo di sudore.
“Vedo che apprezzi” disse Jess, Mike annuì e continuò ad annusare. Jess abbassò i piedi “Apprezzi ma non ti degni mai di ringraziare” disse incrociando le braccia.
“Ti sono molto grato Jess…Volevo dire, p-padroncina!” Mike arrossì. “Ripeti meglio” disse Jess “ti sono molto grato padroncina”. Jess non era soddisfatta “Ripetilo meglio e mente lo dici devo capire che lo dici sul serio e che sei grato, altrimenti non vale nulla!” Jess si stava divertendo, ma allo stesso tempo voleva sentirsi idolatrare. “Ti sono molto grato, padroncina, è un grande onore poter essere il tuo c-cane grazie mille” disse Mike, mentre lo disse arrivò a mettere il capo sul pavimento. Ora la sua testa era a pochi centimetri dalle punte dei piedi di Jess, al livello del terreno.
Jess restò molto soddisfatta mentre lo guardava in quella posizione. Lo osservò per alcuni secondi, godendosi il momento. Si sentiva una regina, una dea. Avere Mike ai suoi piedi, fino a poco tempo fa un suo amico, ed ora praticamente una sua proprietà. Ci poteva fare tutto quello che voleva! Jess comprendeva bene il potere che aveva acquisito. Non era solo un gioco, pensava, ormai aveva letteralmente un essere umano ai suoi ordini che avrebbe fatto tutto quello che lei desiderava e ne sarebbe stato pure contento! E se per alcune cose non fosse stato contento, pazienza, gli schiavi non hanno diritti giusto? Non era stupida però, sapeva che per mantenere un potere del genere lo scambio di piacere avrebbe dovuto essere reciproco, e soprattutto, lezione importante che aveva imparato con George, non avrebbe dovuto farsi pagare.George era l’uomo che dominava su InstaShot, sui quarant’anni, una moglie e due bambini. Jess non aveva detto tutta la vicenda a Mike, infatti George, dopo un periodo in cui la trattava da padrona, prese presto il sopravvento: chiedeva cose sempre più sconce e usava l’arma dei soldi come ricatto.
Jess si era abituata a ricevere regali e soldi da lui, le facevano molto comodo! Si pagava le uscite con gli amici, abiti firmati, ristoranti costosi ed altri vizi che i suoi genitori non avrebbero mai finanziato, come qualche cannetta e le sigarette; ma presto la situazione si fece sconcia. Si sentiva trattata come una puttana. Non era lei davvero a dominare, erano i soldi di George!
Lui pretendeva di decidere in che posizione Jess si doveva fare le foto, con quali scarpe, vestiti, cosa avrebbe dovuto dire o fare nei video. Erano sempre contenuti di dominazione ma era evidente che a dominare realmente fossero i soldi. Jess non si sentiva più padrona della situazione come all’inizio. Con difficoltà tagliò i rapporti con l’uomo, e si ripromise che se una situazione simile fosse capitata non avrebbe più chiesto soldi per un servizio, ma semplicemente avrebbe dominato come in un vero rapporto schiavo-padrona, per essere così davvero LA PADRONA.Punizione
“Ora puoi annusarmi i piedi”
Mike ringraziò nuovamente, ormai con voce totalmente servile e si deliziò del profumo dei calzini di Jess per qualche minuto.
Nel frattempo Jess prese il telecomando e tolse il film dalla pausa. Mentre Di Caprio passava alle spalle di Mike, Jess disse “Toglimi i calzini, cane”, Mike si apprestò a toglierli. “Che fai? Non mi dai un bacio sui piedi prima?” disse superba. Mike, che ovviamente non vedeva l’ora disse “Sì, scusi padroncina” e le baciò i piedi. Per ora le aveva baciato sia gli stivali ché i piedi con le calze su, questi atti fugaci segnavano sempre un passetto in più verso sottomissione totale. Mike tolse i calzini rosa di Jess, a pochi centimetri dal suo viso c’erano i suoi piedi nudi, avrebbe voluto fiondarcisi su ma attese nuovi ordini.
“Passameli”.
Jess prese un calzino e lo ribaltò al contrario, infilandoci la mano dentro. Ora la parte che prima era interna alla calza era quella esterna.
Jess guardò negli occhi Mike e disse “Apri la bocca e tira fuori la lingua, e resta immobile finché non te lo dico io!” Mike eseguì prontamente.
Jess passò la calza che fino a poco fa aveva appoggiato sul suo piede sulla lingua di Mike, la passò leggermente, poi più decisa come se la sua lingua fosse una specie di strofinaccio, o per meglio dire una pezza da piedi, la passò sfregando forte, arrivò anche con tre dita della mano calzata un po’ più a fondo del dovuto. Mike sentiva la lingua tutta rattrappita e in quel momento gli venne un leggero conato di vomito, ma non se ne lamentò, anzi cercava di resistere. Jess gli diede un leggero schiaffetto e fece lo stesso con l’altra calza, questa volta un po’ meno a fondo.
Della lanuggine gli rimase in bocca, Jess gli ordinò di stare fermo; tirò fuori la calza bagnata dalla bocca di Mike e iniziò a spelucchiare le calze, poi poggiò i pallini dei calzini sulla sua lingua, “Ora puoi ingoiare”. Mike con la lingua torturata per lo sfregamento, un po’ marroncina e cosparsa di lanuggine ingoiò, la lingua ed il palato erano tutti stopposi, la produzione di saliva era aumentata naturalmente. Si ricordò che doveva ringraziare “grazie padroncina”.
“Impari in fretta” disse Jess soddisfatta. Mike stava obbedendo a tutto ormai, lo avrebbe portato dove voleva.
Jess mise da parte i calzini ed ordinò, indicando, “Prendimi la torta!”.
Mike si alzò e la prese dal tavolo, c’era anche la sua a fianco ma non la calcolò, sentì Jess dire “Portamela in ginocchio”. Mike obbedì, si trascinò dolorosamente in ginocchio e gliela portò.
Jess si era sdraiata sul divano, occupandone buona parte della lunghezza, Mike le porse la torta e lei iniziò a mangiarla, incurante della caduta di alcune briciole sui cuscini. Mike le vide ma non osò dire nulla. Con la bocca piena Jess gli disse “ora voglio un bel massaggio ai piedi”.
Finalmente Mike poteva toccare i piedi di Jess, si mise seduto nell’angolino estremo del divano. I piedi erano morbidi e leggermente umidi. Sotto le piante dei piedi si notavano alcuni rimasugli dei calzini. Mike li tolse ed iniziò a massaggiare. Voleva tanto leccarli!
Jess non lo calcolò per diversi minuti mentre lui si dava da fare un po’ con un piede e con l’altro, poi ordinò “Mettici un po’ più di forza!”
Premette di più sui talloni, poi sulle piante, Jess si rilassò inarcando la schiena e stiracchiandosi, mentre continuava beata a guardare il film.
“Non dimenticarti le dita dei piedi e le caviglie” disse Jess. Mike massaggiò le dita dei piedi ad una ad una, poi le caviglie, i polsi iniziavano a dolergli, i pollici anche. Non pensava che massaggiare piedi fosse così faticoso. Per fortuna non sono in ginocchio, -pensò-, non so quanto avrei potuto resistere in quella posizione. Jess lo ignorò per diverso tempo mentre Mike si dava da fare; si chiese se le stava piacendo il massaggio o fosse solo concentrata sul film che ormai era verso la fine.
“Basta massaggio” disse Jess mettendo in pausa il film. “Ora voglio che mi fai da poggiapiedi”.
Non gli aveva fatto nemmeno un complimento, Mike era un po’ risentito. Le era piaciuto o no il massaggio?
“Sì padrona” disse. Non poteva dire altro, sarebbe stato ridicolo chiedere se le era piaciuto. Dentro di lui si stava insinuando il bisogno di ottenere l’approvazione di Jess.
Jess gli spiegò la posizione in cui si doveva mettere. Non si aspettava una posizione del genere, di solito nei video fetish che aveva visto gli schiavi stavano semplicemente a quattro zampe e la padrona metteva i piedi sulla loro schiena. Invece Jess pretese che si sdraiasse a pancia in su, con i gomiti a novanta gradi, poggiati a terra, così da permettere di tenergli la schiena alzata al punto giusto ché lei non dovesse tenere le gambe né troppo alte né troppo basse, ma ad altezza divano. Gli fece reclinare il collo ed aprire la bocca, gli occhi ed il viso di Mike rivolti verso il soffitto, poi gli poggiò il tallone sinistro del piede in bocca, la gamba destra incrociata alla sinistra aggiungeva un notevole peso. “Stai immobile così e non osare leccarmi i talloni, so che lo vuoi fare” disse Jess provocante ed autoritaria. Mike non osava disobbedire a nulla, quello era un sogno; aveva il tallone del piede di Jess in bocca, le labbra praticamente sigillate dal suo piede, poteva respirare solo dal naso e poteva deglutire l’eccesso di saliva solo senza muovere la bocca. Era letteralmente il poggiapiedi di Jess e li stava reggendo tenendo parte del suo piede in bocca, immobile, come se non fosse un essere umano ma un pezzo di mobilia.
Stava reggendo da alcuni minuti il peso delle gambe di Jess con il collo reclinato; Infatti iniziò a provare dolore, quella posizione era fantastica ma molto scomoda, inoltre nonostante l’appoggio dei gomiti gli facevano male gli addominali. Doveva resistere ancora per qualche minuto, poi sarebbe finito il film e forse Jess gli avrebbe chiesto di cambiare posizione o fare qualcos’altro.
Il peso delle gambe di Jess si sentiva sempre più, lei non faceva nulla per non farle pesare ma le poggiava entrambe con non curanza; ad un certo punto Mike sentì un improvviso dolore sul retro del collo, lì capì che se non si fosse mosso avrebbe potuto rischiare di restar bloccato e prendersi un brutto infortunio. Non poteva comunicare con i talloni di Jess in bocca e suo malgrado dovette scansarle i piedi per muoversi.Mike si massaggiò ed aggiustò il collo mentre Jess lo osservava. Aveva capito che si era scansato perché dolorante, ma non poteva lasciar passare tutto così. Quello che aveva subito era un affronto, era come se Mike le avesse direttamente detto “Guarda, ok, mi piacciono i tuoi piedi ma non sono disposto a provare dolore né a stare scomodo per te”.
Mike iniziò a scusarsi, voleva spiegare il perché si era scansato ma Jess lo ammonì. “Stai zitto!”. Vedendolo obbedire continuò. “Vedo che non hai ancora capito che tu devi fare tutto quello che ti dico. Non importa se ti fa male il collo, non importa se ti fa schifo, ormai sei il mio schiavo! Testa di cazzo mi hai fatto pure distrarre dal film!”. Mike era a terra con lo sguardo da cane bastonato. “Per ogni errore c’è una punizione”, gli occhi di Jess si infiammarono, Mike deglutì.
Jess si alzò e si sfilò la cintura, nel mentre i titoli di coda passavano.
“Mettiti a quattro zampe, cane, e togliti la maglietta” Mike aveva capito le intenzioni di Jess, voleva frustarlo! Il dolore non lo aveva mai attirato, ne aveva sempre avuto paura. Sapeva che addirittura alcuni uomini si facevano prendere a calci nei testicoli, Mike sperò che Jess non avesse voluto mai arrivare a quello perché altrimenti non sapeva come avrebbe reagito.
Si spogliò e si mise nella posizione desiderata da Jess.
Jess si avvicinò alla sua testa, Mike poteva vedere il collo dei suoi piedi nudi a pochi centimetri dal suo viso, Jess gli attanagliò il collo in una morsa fra le sue ginocchia, sui lati però, a Mike non faceva male, era solo un po’ stretto. Arrotolò la cintura per metà, così da renderla più maneggevole per la situazione ed iniziò a colpire la pelle nuda e bianchiccia di Mike. Lo colpì fra il fianco sinistro e la schiena con una sferzata di media intensità e gli ordinò “Voglio che ad ogni colpo conti e mi ringrazi”.
CIAK! “Uno, grazie padrona” fece Mike mentre pensava che alla fine non era poi così doloroso. Se li aspettava peggio i colpi di cintura.
Gli venne in mente una scena di uno dei suoi film preferiti -12 anni schiavo-, e ringraziò che Jess non avesse in mano una frusta professionale ma solo la sua cintura.
CIAK! “Due, grazie padrona” questa volta il dolore si sentì di più.
CIAK! “Tre, grazie padrona”. Mike si rese conto che Jess colpiva sempre lo stesso punto, ora il dolore si faceva più intenso.
CIAK! “Quattro, g…grazie padrona” Quanto continuerà? Non credo resisterò a lungo
CIAK! “C…cinque grazie padrona”. La pelle sferzata dalla cintura stava diventando tutta rossa, Jess se ne compiacque e aumentò la potenza dei colpi.
CIAK! “AHHHH!” un gemito di dolore. “S…s…sei g…grazie padrona”. La pelle gli bruciava.
CIAK! Mike si piegò toccandosi il punto come a coprirlo. Era bollente.
“Rimetti quelle manacce a posto cane” lo rimproverò Jess, lui lo fece riluttante.
“S…s…sette, grazie padrona”
CIAK! “AHHHHHHHHH!…basta Jess non ce la faccio più!” disse urlando di dolore.
Jess si distanziò e gli diede un attimo di pausa, poi disse. “Questa è la tua punizione. Ti avevo ordinato di farmi da poggiapiedi e mi hai disobbedito, quindi ti devo punire, così la prossima volta sarai più bravo, lo capisci?”
Mike molto sommessamente rispose “Sì, lo capisco, ma non è abbastanza? Per favore Padrona” e si buttò ai suoi piedi con le lacrime agli occhi. Jess lo fece fare guardando dall’alto la pelle rossa ed in parte gonfia. Lo comprendeva ma non voleva neanche far decidere a lui quando smettere. Dopo alcuni secondi rispose “Arriviamo fino a dieci. Se ci arrivi sarò orgogliosa di te, altrimenti mi avrai delusa”. Mike era combattuto. Che significava quel “Altrimenti mi avrai delusa?” Non voleva deludere Jess, né rischiare tutto il sottointeso che poteva esserci in quella frase, però allo stesso tempo altre due sferzate di quel tipo non sapeva se le avrebbe rette. Ci pensò su, Jess aspettava la risposta che non arrivava al che chiese “Allora?”
Mike si decise, avrebbe sostenuto quelle ultime due frustate “Ok, ci provo…padrona”.
Jess si rimise in posizione e Mike riposizionò il suo collo fra le sue ginocchia.
CIAK!
Jess, per pietà, colpì più piano, ma il dolore era comunque molto forte. “N…nove, grazie padrona”
CIAK! Mike cadde disteso, senza forze, fra i talloni di Jess. “D-d-dieci g-grazie padrona” disse con il labbro aggrappato alla caviglia di Jess e la guancia destra sopra le fredde piastrelle. Era finita!
Jess non mosse i piedi e si sedette a terra. Lasciò lì Mike, poi prese ad accarezzargli i capelli. “Sono molto orgogliosa di te”, Mike sorrise stordito.
Stettero diversi minuti così, poi pian piano il giovane si riprese. Jess si alzò e si risedette sul divano, ordinò a Mike di inginocchiarsi.
“Bene, direi che ti ho punito abbastanza, non credi?” Mike era lì davanti a lei a quattro zampe, si stava leggermente sfiorando la pelle gonfia…era ancora calda.
“Sì padrona, grazie”
“E cosa hai imparato da questa vicenda?”
“Beh…” esitò. “Che devo f-fare tutto quello che dici” disse Mike a testa bassa.
“Bravo” rispose Jess sorridendo, accavallò le gambe ed ordinò.
“Ora voglio che mi lecchi i piedi”. Notò lo sguardo di Mike che all’improvviso aveva preso vigore. “Voglio che me li lecchi bene a partire dal collo. Ti avviso però, li voglio ben puliti, se vedo anche solo qualcosa di sporco sarò costretta a punirti di nuovo, cosa che non mi va sinceramente.” Mike deglutì. “Quindi sta a te.”
“F-farò del mio meglio padrona, grazie”.
Mike iniziò delicatamente ad assaggiare il collo del piede di Jess, l’erezione che era in parte svanita col dolore delle frustate si ripresentò più vigorosa di prima, poteva sentirsi le mutande bagnate. Passò la lingua su tutto il collo del piede sinistro, poi su quello destro; Jess gli ordinò di leccare anche i lati del piede ed i talloni.
I piedi, almeno nella loro parte superiore, erano molto puliti. Mike controllò molto attentamente perché non voleva essere frustato di nuovo, non avrebbe mai retto nemmeno due frustate, figurarsi se Jess avesse pensato di tirargliene ancora dieci o di più.
Jess si guardò le piante dei piedi ed ordinò a Mike di leccarle. Qui la situazione era diversa. Le piante dei piedi di Jess, a differenza di prima quando Mike le fece il massaggio, erano impolverate e con alcuni punti neri di sporco. Erano solo leggermente impolverate, nulla di eccessivo.
Mike non osò lamentarsene, avvicinò la bocca e tirò appena fuori la lingua che poggiò sulla pianta del piede. Poi la ritirò indentro per saggiarne il sapore con estrema cautela. Più deciso iniziò a leccare per bene. Jess si stava eccitando ancor di più.
Mike le stava pulendo i piedi sporchi con la lingua, chi lo avrebbe mai immaginato? Attraverso i Jeans iniziò a massaggiarsi le parti intime, Mike se ne accorse e prese a leccare con più impegno. Col passare dei minuti Jess sentiva la lingua calda ed umida di Mike farsi sempre più secca. Comandò “Apri la bocca!” Mike non aveva inteso ma l’aprì, pensava che Jess volesse vedere la sua lingua. Jess invece lo prese per il capo con entrambe le mani, poi gli sputò sulla lingua. Mike sentì il gusto di torta alle mele pervadergli le papille gustative; prima non lo avrebbe immaginato, ma avrebbe voluto altri sputi di Jess!
“Avevi la lingua tutta secca e ti ho aiutato” fece Jess “Come si dice?”
“Grazie mille padrona” fece sinceramente grato Mike.
Jess riprese soddisfatta a toccarsi, questa volta non attraverso i Jeans ma direttamente, mentre Mike si accinse a leccarle i piedi. Con massima attenzione passò la lingua diverse volte sulle parti più difficili a pulirsi, alcune parti di polvere si ostinavano a rimanere sporche, alcuni punti neri non si toglievano.
Jess chiese “Hai fatto?” stava iniziando a spazientirsi, quanto ci metteva a pulirle i piedi? Mike capì che se non avesse fatto in fretta avrebbe subito una punizione.
“Padrona, alcune parti sporche non vengono via!”
Jess si guardò la pianta del piede “Beh, vedi di farle venire via!”
Mike si rimise a leccare, pressò la lingua e la faccia il più che poteva contro le piante dei piedi di Jess ma ancora alcune parti di sporco rimanevano lì! Non voleva essere frustato per nulla al mondo, così gli venne in mente di prendere la sua maglietta ed usarla come straccio.
Jess lo osservava ingegnarsi per pulirle i piedi, sapeva che Mike temeva la nuova punizione e le dava un alto senso di potenza vederlo così impegnato ad evitarla.
Mike iniziò a strofinare la sua maglietta a mo’ di straccio, una parte di nero veniva via lasciando segni di sporco sul capo giallino. Inumidì con la lingua tutte le zone ancora sporche e ripeté questa operazione diverse volte finché non vide i piedi completamente lustri.
Jess si guardò i piedi. “Puliscimi bene le dita ora”.
“Sì padrona”
Ora restavano solo le dita dei piedi. Come il resto dei piedi sembravano pulite da una certa distanza ma avvicinandosi si notavano i dettagli. Fra le dita infatti c’erano alcuni rimasugli di sporcizia, la base era velata di polvere.
Iniziò a succhiare partendo dal mignolo; ciucciare le dita dei piedi di Jess era ancora più eccitante del resto! Infilò bene la lingua fra le dita. “Bravo il mio cagnolino”, gli disse Jess mentre godeva, Mike ripeté l’operazione sulle dita restanti. Dovette infilare la lingua fra le dita diverse volte finché non gli sembrarono pulite. Poi le ciucciò nuovamente e aiutandosi con la maglietta, ormai uno straccio da piedi, rimosse tutta la polvere.
“Sono puliti, padrona” disse Mike chinando il capo servile. Jess, senza degnarlo di una parola lo prese per i Jeans e gli abbassò le mutande, notò il pene eretto tutto bagnato. Lo afferrò per i capelli con la mano con cui si era masturbata, mise la gamba sinistra sulla sua spalla e gli fece leccare il sesso. Gli premeva il capo, muovendolo su e giù, premendo e rilasciando, ordinando i movimenti della lingua. “Schiavo lecca bene…sì, così…ah”, prese a masturbarlo con l’altro piede, strofinandolo con la pianta, dopo pochi secondi vennero entrambi di piacere; a Mike era bastato il leggero attrito carezzevole del piede di Jess sul suo pene per fargli fare la sborrata più epocale che avesse mai fatto, inondò tutto il piede di Jess ed in parte la pannellatura anteriore del divano.Epilogo
Si rilassarono alcuni minuti e poi si ricomposero, Mike pulì tutto e si ripulì mentre Jess si dava una sciacquata in bagno.
Entrambi nel frattempo riflettevano su come da quel pomeriggio in poi le loro vite sarebbero cambiate.Mike si mise la maglietta gialla con cui aveva pulito i piedi di Jess e ne annusò l’odore, voleva averla addosso fin quando avesse potuto.
Prima di andarsene Jess fece inginocchiare Mike e gli ordinò di baciarle gli stivaletti.
“Ricordati che dalle prossime volte mi dovrai sempre salutare così”, disse serena, con il labbro di Mike ancora a contatto. Mike la guardò negli occhi e rispose “Ne sono onorato padrona, grazie”. Jess sorrise, poi si voltò e se ne andò, consapevole che sarebbe tornata molto spesso.
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