Che cosa è il BDSM
BDSM è un acronimo inventato negli Stati Uniti negli anni ’80 del secolo scorso proprio per distinguere l’eros estremo dal sadomasochismo patologico. Spiegarne il significato mi mette sempre un po’ d’ansia perché le lettere che lo compongono sono comunque fonte di equivoci, ma arrivati a questo punto conviene farsene una ragione.
“B” sta per bondage, cioè “legame” inteso sia nel senso delle corde, sia in quello di rapporto molto stretto.
“D” sta per dominazione – ma anche per disciplina, come dire “ci sono regole precise da seguire, altrimenti guai”.
“S” sta per sottomissione, e fin qui non ci sarebbe niente di strano. Non fosse che la lettera vale anche per sadismo, alla faccia delle distinzioni. Ne parliamo dopo, promesso.
“M” sta per masochismo, giusto per non farci mancare niente e farci ridere dietro dal genere di simpaticoni che ama rimarcare “te l’avevo detto!”
Il termine sadismo è nato attorno al 1850 per indicare la feroce satira di de Sade, che descriveva le efferatezze compiute da personaggi completamente amorali per criticare la società francese del XVIII secolo. Masochismo si riferisce invece ai romanzi semiautobiografici di von Sacher-Masoch, che nella seconda metà dell’800 si compiaceva a raccontare amori impossibili e autodistruttivi.
E il piacere nel provare dolore? Quello in realtà si chiama algolagnia, ma ormai avrai capito che in questo campo la gente tende a usare le parole a caso: inutile impuntarsi.
Perché diavolo si sia scelta una sigla del genere resterà per sempre un mistero, anche se un senso in realtà c’è. Il fatto è che il sadismo e masochismo in questione non sono quelli di cui si occupa la psichiatria e nemmeno i generi letterari ai quali si riferivano questi termini in origine, bensì tutta un’altra cosa.
Queste parole indicano in realtà pratiche di riscoperta e riappropriazione sensoriale, un modo elegante per dire che quando si è eccitati anche il dolore può risultare piacevole. Anzi: se l’approccio è quello giusto, può diventare addirittura una fonte di piacere, quindi c’è chi con questo tipo di sensazioni ci gioca, esplorandole con gran raffinatezza e voluttà.
Il vocabolo è ormai entrato nell’uso comune e quindi cercare di ignorarlo sarebbe solo una pretesa da snob, però in compenso si può darne una definizione molto più comoda, oltre che più precisa. Senti qui:
“Con BDSM ci si riferisce a centinaia di differenti giochi erotici accomunati da un’unica caratteristica: uno dei partner si mette a disposizione dell’altro impegnandosi ad accettare e assaporare tutto ciò
che accadrà; quest’ultimo si prende invece la responsabilità di gestire la situazione e decidere quali sensazioni ed emozioni proveranno entrambi”.
Non la trovi anche tu meno confusionaria? Nella frase qui sopra c’è tutto, dalle pratiche più soft a quelle più estreme; dal giochino occasionale a chi ne fa una scelta di vita… Ma soprattutto non c’è ombra di patologia. Al suo posto viene sottolineata l’intesa fra i partner che rende speciali queste relazioni. Il BDSM non è fatto di completini in latex e nodi da marinaio, bensì di fiducia, comunicazione, sensualità e rispetto reciproco.
So che a guardare le immagini e i video di certi siti non si direbbe, ma l’organo sessuale più attivo nei giochi di dominazione e sottomissione è quello che hai fra le orecchie. Il cervello è il luogo in cui l’eros estremo nasce e alimenta passioni infinite. Senza di esso si può fare al massimo un po’ di ginnastica acrobatica e procurarsi qualche livido, ma sarebbe davvero un peccato, perché vorrebbe dire perdersi proprio il meglio che il BDSM ha da offrire.
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