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I piedi divini di Ilaria
Una nuova famiglia
Laura Larelli fino ad allora non aveva mai avuto bisogno di un avvocato, così quando il 21 novembre un imbecille gli sfondò l’auto parcheggiata in via Lepontina mi chiamò dal nulla per affidarmi l’incarico di curarne l’immagine in fase di risarcimento danni.
In quel periodo la mia vita professionale stava vivendo un boom e di casi semplici e poco remunerativi come questi ne avevo già la nausea, ma il vederla di persona, la signora Laura Larelli, mi convinse che per quella volta si poteva fare uno strappo alla regola. Lei era una mia coetanea 38enne, bionda, di indole calma, calmissima, ma forte e decisa. Sapeva cosa voleva e cosa le piaceva, e spesso con i suoi modi puliti lo otteneva.Gestito con successo il caso fu Laura a non volermi perdere di vista fissando un paio di appuntamenti per conoscersi meglio. La giovane donna, non sposata, ricopriva il ruolo di direttore agli acquisti in una società di ridistribuzione prodotti IT, un ruolo di responsabilità e ben remunerato, con diversi dipendenti da gestire. La sua posizione sociale e la sua cultura non mi lasciarono indifferente, e fu così che presto la nostra relazione sfociò dapprima in serate di immenso sesso e poi in amore.
Non ero mai stato fortunato in amore diciamo. Il successo economico e professionale mi aveva formato un’indole incline al tradimento; inoltre una forte passione feticista rovinava spesso i miei rapporti più duraturi, in un modo o nell’altro. Tuttavia l’età si faceva avanzata e mi convinsi che con Laura era giunto il momento di mettersi la testa a posto.I primi tempi ci vedevamo la sera a casa mia. Qui tra una notte di passione e l’altra le confessai il mio piacere e passione per le estremità femminili. Era un po’ sorpresa ma non si scompose. Quando una persona ha quasi 40 anni impara a convivere con tutte le piccolezze che caratterizzano e diversificano il nostro mondo, non è più disposto a giudicare prematuramente niente. La mia confessione non ottenne l’effetto desiderato ma successe qualche volta, dopo aver fatto l’amore, che stuzzicandomi mi piazzava i suoi piedi in grembo chiedendomi di massaggiarglieli, “Tanto a te piace no ?” e sorrideva.
Dopo alcune settimane infine, una sera a cena fuori, quando ancora in ogni discorso si potevano scoprire lati nuovi l’uno dell’altro mi disse che aveva un segreto da confessarmi che non mi aveva ancora detto per non spaventarmi: da giovane aveva fatto alcuni errori, mi disse, ma una grandissima gioia era nata da quegli errori. La sua più grande gioia disse, si chiamava Ilaria, ed aveva 19 anni.
Non era il momento di fare gli schizzinosi pensai: siamo abbastanza grandi e maturi per coltivare il nostro amore anche in queste condizioni, vedrai che non ci saranno problemi, le dissi.
Fu felicissima si sapermi innamorato anche dopo la confessione, così tutta eccitata organizzò per la serata successiva una cena a tre in un ristorante d’atmosfera, per presentarmi a sua figlia.Io e Laura eravamo già seduti al tavolino quando Ilaria giunse per i fatti suoi dopo poco. C’era un po’ di tensione; il giudizio di Ilaria era molto importante per Laura, e sperava proprio di vederci andare d’amore e d’accordo. Era poco più di una ragazzina, 19 anni, bionda, carina.. è così che Laura doveva essere da giovane, veramente una bella ragazza.
– “Ciao Ilaria, piacere Lorenzo”
– “Lorenzo come?”
– “Lorenzo Benatti”
– “Ciao Lorenzo Benatti, piacere Ilaria Larelli”Non male come saluto. Una feticista dei nomi e cognomi pensai.
– “Allora mamma, com’è questo Lorenzo Benatti? Un coglione come Paolo Morosio? o più un pazzo come Roberto La Mondi?”
– “Ilaria!! ” La riprese la madre “Comportati bene” .. ” e siediti composta”Evidentemente Ilaria era una ragazzina dal carattere difficile, non facile da controllare né da addomesticare, e a quanto diceva doveva aver visto così tanti tonti in fila a far soffrire la madre che proprio non ne poteva vedere uno in più, cioè io.. non mi era concessa neanche una possibilità secondo la sua testolina.
La serata filò un po’ così.. tra battute spinose di Ilaria e la sua incontenibile voglia di andarsene, e di non vedermi più. Quando infine si allontanò prima dell’arrivo del dolce, sospirammo entrambi, io e Laura.. “Buona la prima” ci dicemmo.Da quel giorno il rapporto con Laura mi spalancò le porte di casa sua. Un bello e silenzioso appartamento in via Lepontina, in una vivace zona della città . Ilaria evitava quasi categoricamente di incrociarmi e di parlarmi. Dopo diverse settimane infine, io e Laura, completamente innamorati, decidemmo di fare il grande passo. Mi trasferii io da lei; il mio appartamento era più grosso in realtà , ma decidemmo insieme che non era giusto per Ilaria venire strappati dalla propria abitazione, pertanto con vero piacere iniziai la mia nuova vita con la mia nuova compagna a casa sua e della figlia.
Dopo quasi un mese di convivenza le cose andavano magnificamente con Laura, al punto che ci convincemmo che quella doveva essere stata la scelta giusta per noi. Non si poteva dire lo stesso di Ilaria, che invece ancora non aveva del tutto accettato la mia presenza. Non criticava, con la madre era gentile, ma con me era sfuggevole, e le poche parole che mi rivolgeva non erano mai gentili, e nascondevano un leggero senso di intolleranza nei miei confronti.
Per cercare di colmare questo vuoto che ci separava a Laura vennero due belle idee. La prima, pagare di mia tasca un viaggio studi in Inghilterra di 1 mese al termine della maturità che Ilaria conseguì quell’anno; e secondo, visto che Ilaria aveva espresso più volte di voler intraprendere gli studi all’università nella facoltà di giurisprudenza, darle la possibilità di vedere come si lavorava in un vero studio di avvocati, quello di cui ero titolare in particolare; avrebbe fatto, se e quando voleva, la segretaria amministrativa, per qualche settimana, di mattina, in attesa dell’inizio dell’anno accademico. Un semplice “Mh, Grazie” uscì dalla sua bocca mentre a tavola io e Laura, abbracciati, gli comunicammo il regalo per il suo 100 scolastico. Né un sorriso, né uno scioglimento. “Tempo, è solo questione di tempo” continuava a ripetermi Laura.
Quell’estate passò veloce, e Ilaria contenta del viaggio premio, apprezzò anche di venire, verso settembre, qualche mattinata in ufficio da me a lavorare un po’ accanto a Silvana, la mia segretaria, e a Matteo, uno stagista che avevo assunto per fargli fare praticantato.
Un sospiro di troppo
Una sera di Settembre, eravamo soli in casa io e Laura, con Ilaria fuori con le amiche a divertirsi. Ne approfittammo, come ogni week-end, per fare l’amore due volte e poi addormentarci abbracciati. Nel cuore della notte però, sentii lo stimolo di andare in bagno, così mi alzai, e barcollando nel sonno lo raggiunsi. Al ritorno, passai davanti alla scarpiera che la famiglia Larelli teneva in corridoio. Era un mobiletto a tre livelli, con sopra una dozzina di paia di scarpe, sia di Laura che di Ilaria. Riconobbi là , al piano più alto, i sandali aperti con tacco che Laura aveva indossato quella sera per andare a cena fuori. Le stavano veramente bene, la slanciavano e allo stesso tempo le davano un’aria di donna fiera e dominante. ‘Dominante’ pensai.. Laura non sa neanche cosa significa.. ma quelle scarpe lì, con la punta che usciva dal ripiano leggermente inclinato sembrava stessero risvegliando il mio sepolto spirito feticista e fissandomi mi richiamavano a sé come sirene.
Mi chinai in avanti quel tanto che bastò per averle a pochi centimetri dal viso, e chiusi gli occhi provando ad immaginarmi la mia bella Laura che fino a poche ore prima stava calzando quella bella calzatura. Mi avvicinai ancora di più fino quasi a sfiorarle col naso. Inspirai forte, cercai di carpirne tutto l’odore di cuoio e piedi. Non nascondo la tentazione enorme di passare la mia lingua su quelle scarpe. Ma non lo feci, ormai il feticismo era un mondo che dovevo lasciarmi alle spalle se volevo dare terreno florido a quella che sembrava ormai essere la mia nuova vera vita felice.
Quando infine mi rialzai a busto retto sospirai e tornai verso la camera; un attimo prima di entrarvi però notai la porta della stanza di Ilaria con la luce accesa. Non mi chiesi da quanto tempo fosse rientrata la ragazzina, e senza preoccuparmi tornai a dormire.L’indomani mattina verso le 10 anche Ilaria giunse in ufficio per lavorare un po’. Entrò nella mia stanza per salutarmi e rimase ferma qualche secondo come a farsi ammirare. Era vestita di un pezzo unico bianco, leggero, scollato, a maniche corte che terminava sopra il ginocchio. Ai piedi, cosa vedevo mai. Dei sandali di pelle marroni aperti con tacco molto alto. Dall’intrecciatura dei lacci sul dorso della calzatura si intravedevano i piedi chiari di Ilaria, con uno smalto nero sulle unghie. Non aveva mai curato il suo aspetto Ilaria quando veniva a lavorare là , e quelle calzature da battaglia mi destarono qualche sospetto da tenere meglio d’occhio.
Nel corso della mattinata, Ilaria entrò nel mio ufficio una decina di volte, un numero esagerato direi. Entrava per chiedermi di tutto, dalle cose più inutili a quelle di cui non capiva il significato durante le sue letture.
Il comportamento era troppo strano, mi stava dando molte più attenzioni del solito; inoltre, ogni volta che entrava non riuscivo a togliere lo sguardo da quei sandali incredibili che portava con una nonchalance indefinibile. Chissà quanti ragazzini della sua età aveva rimorchiato con quelle scarpe, e quanti feticisti vergini suoi coetanei avrebbero voluto farle da tappeto.
Infine se ne tornò a casa per pranzo, lasciandomi col dubbio che ancora ricacciavo che quella ragazzina mi avesse visto sniffare i sandali della madre la sera prima.L’indomani mattina Ilaria si presentò alla stessa ora, vestita in modo simile ma con delle decolté alte e nere, ancora più provocanti dei sandali del giorno prima se possibile. Il tacco era uno spillo di 8-9 centimetri, ed ogni passo che faceva riusciva magneticamente ad intrappolare il mio sguardo in modo imbarazzante. Proprio non riuscivo a non fissarle.
A metà mattinata infine mi raggiunse nella mia stanza, chiuse la porta dietro di sé, e si sedette sulla poltrona davanti alla mia scrivania: era intenzionata a raccogliere maggiori informazioni su una pratica che stava catalogando. La sua posizione seduta mi rese felice perché almeno in quel modo potevo smettere di fantasticare sui suoi piedi.Mentre ero intento ad illustrarle con professionalità e l’amore che si può provare per una accudita come venivano trascritte le informazioni in una nostra pratica, Ilaria fece cadere apposta una penna sotto al tavolo. Non notai l’intenzionalità , così che spontaneamente mi chinai per raccoglierla. La sotto, però, la visione celestiale mi ancorò alla posizione. Ilaria, con le gambe scosciate ed accavallate, aveva il piede sinistro ben saldo a terra, mentre con l’altro piede stava tenendo in equilibrio sull’alluce e dondolando allegramente l’altra decolté. Osservai una oscillazione, poi un’altra.. Ecco ora cade pensai.. invece niente, di nuovo una nuova oscillazione. Quella scarpa in bilico mi stava ipnotizzando. Ma un’altra visione mi balenò in testa seduta stante. Ilaria sapeva. Non ero un cretino, e ormai era ovvio. Doveva avermi visto l’altra sera in corridoio.
Quando mi tirai su erano passati ormai diversi secondi, e questo di sicuro e mio malgrado non fece altro che rafforzare l’idea di Ilaria, se di dubbi poteva averne quella sfrontata diciannovenne davanti a me. Riposi la penna sul tavolo e continuai a parlare. Mentre lei mi guardava con quel bel sorriso fresco e malizioso. Dieci secondi dopo rifece cadere appositamente la penna. Ormai il gioco era chiaro e non ebbi paura di parlarne:
– “Che c’è. Devo raccogliere anche questa?”
– “Visto che ti piace..” sorrise lei, coi suoi denti bianchissimi, e quei capelli lunghi, lisci e biondi che risplendevano della luce solare che la investiva dalle finestreOramai non aveva più senso fingere:
– “Vabè senti.. inutile girarci intorno. Io non so cosa hai visto l’altra sera e non so cosa ti sia messa in testa.. tra me e tua madre c’è un normale rapporto di amore. E’ una cosa Normale! Capisci?”
– “Certo, amore.. normale.. Chiaro. Raccogli la penna però, così continuiamo” e di nuovo quel bel sorrisoChe ragazzina sbuffai. Mi abbassai di nuovo intenzionato a fare veloce questa volta, quando quel dangling pazzesco improvvisamente terminò: Sdonk! Aveva fatto cadere apposta la scarpa, lasciando il piede nudo lì sotto a tu per tu con me. Sospirai forte:
– “Fai il favore di raccogliere anche quella?”
Mi rialzai un po’ alterato:
– “Ma che problema hai?”
– “Non mi va che stai con mia madre. Tu invece che problema hai?” Sospirai di nuovo, ma la sciocchina continuò la frase “.. a raccogliere penne che cadono intendo” e sorrise di un riso infantileRiposi di nuovo la penna sul tavolo, ma lei si alzò di scatto e ruotando il viso le fecero corona i capelli.
– “Vado un attimo in bagno”
Alzandosi la sentii allontanarsi in silenzio, troppo silenzio. Dov’era finito il ticchettìo dei tacchi sul mio parquet? Era scalza, ecco perché. Quando si allontanò abbastanza dalla scrivania la potei ammirare andarsene a piedi nudi verso la porta. Una volta raggiunta si girò e disse, prima di uscire:
– “Non leccarmi le scarpe, non mi va di averle umidicce ai piedi”
Bene. Pesante. Cazzo. Ma daii cazzo. Ci voleva solo questa ora. E chissà cosa si mette in mente questa ragazzina qua ora. E poi leccare.. le avevo solo annusate quelle di tua madre, cazzo.. Stronza.
Quando tornò un minuto dopo mi si risiedette davanti.– “Continuiamo con questa pratica allora?”
– “Sì.. Meglio” dissi fissando la sua naturalezza sconcertante.
– “Mia madre lo sa che le lecchi le scarpe quando dorme?”Sbonk! Un nuovo tonfo, questa volta era la mia gola che era caduta nello stomaco.
– “Ora basta. Stai vaneggiando, non sai nemmeno cosa stai dicendo. Per oggi basta guarda.. esci, basta così. Esci di qua”
– “Ahahah Va bene Lorenzo Benatta, va bene”Fece una risata di genuino divertimento, rimise le scarpe ai piedi, e se ne andò di là ; la sentì prendere le sue cose ed uscire dall’ufficio.
Quella sera non ebbi più modo di incrociarla. Risuccesse però che alle tre di notte, mentre dormivo abbracciato a Laura, sentii di nuovo lo stimolo del bagno. Una volta espletato nel silenzio della notte, mentre tornavo in camera da letto, ripassando davanti alla scarpiera, notai che le stesse decolté che quella mattina Ilaria aveva ai piedi, erano state piazzate da lei sapientemente nella medesima posizione dove due sere prima avevo annusato i sandali di Laura.
Ilaria bastarda pensai, mi voltai verso la porta di camera sua, ma era chiusa, e dall’interno non trapelava luce. Dormiva? Forse.. Magari la stronzetta sta a guardare dal buco della serratura se la notte mi trasformo in un verme lecca scarpe.. Rivoltai lo sguardo di nuovo verso quel paio di scarpe, scarpe giovani, scarpe da ragazzina viziata pensai, scarpe arroganti e piene di dolci piedi.. Oddio come non ragionavo più difronte a quelle calzature. Ce n’erano tante su quella scarpiera, da sexy a stracci di pantofole. C’erano anche i sandali di Laura al ripiano più basso, ma quelle decolté mi stavano chiaramente chiamando. Non riuscii a resistere, ahimè. Avvicinai il muso, non curante del fatto che Ilaria in quel momento potesse stare ad osservare o meno; avvicinai il muso e tirai fuori la lingua questa volta. “Mia madre lo sa che lecco le scarpe di notte?” Stronza di una ragazzina strafottente.. Sei così stronza e strafottente che non riesco a far altro che assecondare il tuo delirio e leccare la punta della suola delle tue scarpe. Solo la punta, e solo una leccatina. Senza fare altro. Senza toccarle con le mani, e senza spostarle di un millimetro. Mi accontenterò del sapore che mi rimarrà in bocca.Stavo chiaramente delirando, ma chi è fortemente feticista riconoscerà ben noti questi pensieri. Tirai fuori la lingua dicevo, e leccai velocemente la punta che usciva dal ripiano delle due decolté. Filai in camera veloce come un ladro che scappa per la paura del suo riflesso.
A viso aperto
L’indomani mattina ero di nuovo in ufficio di buon ora. Ebbi tempo di rimanere da solo e pensare al casino fatto la sera prima. Un vero casino. Possibile che per una volta che riesco a sistemarmi senza fare casino debba fare queste stronzate che rischiano di compromettermi tutto. Suvvia! Mi decisi a non cedere oltre e non dare ulteriore spago alla ragazzina sfrontata.
Tuttavia, anche quella mattina, alle 10 Ilaria si presentò nel mio ufficio. La apostrofai quasi male vedendola:– “Ciao Benetta!”
– “Ancora.. Ma.. E’ estate dico io, non hai niente di meglio da fare che venire qua a lavorare?”Un piccolo balzo! Cosa cavolo.. Non era venuta da sola quella mattina. Dietro di lei, in pochi secondi fece l’ingresso un’amica. Vestivano tutte e due abiti leggeri adatti alle belle giornate, in viso occhialoni che coprivano mezza faccia, e quelli di Ilaria erano a forma di cuore, come una ragazzina spavalda che può permettersi di tutto; ai piedi sabot semplici questa volta, carini, ma niente di porno grazie a Dio.
– “Ciao ” dissi sottovoce verso l’amica di Ilaria.
– “Tranquillo Benetta, ero solo passata a salutare, questa mattina non mi fermo, ho da fare. ”Mh, meno male va
– “No senti, ti volevo dire.. non mi da fastidio che mi lecchi le scarpe.” COOSAA?? “Mi sta bene, così me le pulisci . Non mi da fastidio. Facciamo così. Quelle che ho bisogno che siano pulite io le te lascio sul piano alto della scarpiera, e tu la notte me le ripulisci, ok? Lecchi tutto però, non solo la punta. Ciao Ciaooo”
Disse così, con qualche risata dell’amica, e subito si rivoltò di spalle facendo ciao ciao con la manina. Oddio a cosa avevo appena assistito. Quanta sfacciataggine c’era in quella ragazzina?. Più ci pensavo e più mi maledicevo. Di nuovo la mia perversione mi stava facendo andare a puttane tutto. E la cosa più triste è che mi piaceva, non riuscivo a non fare quello che stavo per fare. La sera a tavola, discorrevo con Laura, non seguivo nemmeno cosa mi stava dicendo, ricordo solo che bevvi, bevvi tantissimo, per essere sicuro di svegliarmi a notte fonda.
Verso le 3 di notte, mi alzai come previsto per andare in bagno. La mia fatina dei denti Ilaria era già passata per la scarpiera, e aveva lasciato là i sabot azzurri di quella mattina. Però! pensai.. Precisa la ragazza. Aveva rimesso all’ultimo scaffale tutte le sue calzature, e l’unica sua calzatura che era al piano alto erano i sabot. Non lasciava nulla al caso. Evidentemente voleva che le ripulissi solo quelli. Cosa mi rimaneva da fare? Le presi con me e andai in bagno. Mi ritrovai a fare una cosa veramente molto triste. Mi masturbai con una mano mentre con l’altra mi portavo alla bocca prima una poi l’altra scarpa. E le leccai, leccai tutto e ripulii tutto. Suola, plantare, bordi, laccetti. Tutto. Ora erano decisamente messe meglio, tornai in corridoio, le posai al loro posto, e tornai a dormire.
Il giorno dopo in ufficio non si presentò grazie a Dio. Per la seconda volta mi decisi di non perpetuare quel mio comportamento. Se non vedevo Ilaria stavo meglio, ero felice. Era Laura la mia donna, era Laura che amavo. Non lo stupido sorriso di una ragazzina così giovane da non accorgersi che può distruggere un uomo se si mette a giocare con i suoi sentimenti.
Quando tornai a casa la sera Laura aveva già preparato da mangiare per tre. Mi sedei velocemente e Laura chiamò Ilaria per avvertirla che era pronto in tavola. Quando vidi Ilaria arrivare sentii un colpo allo stomaco. Non era vero. Non potevo scacciare così facilmente quella ragazzina; potevo provarci sì, ma non era facile come bere un bicchier d’acqua. Era vestita normale, carina come sempre, eppure mi sentivo come quando si intravede nella folla la ragazza che si ama. Che diamine..
– “Dimmi, ” Disse Laura rivolta a me “Ilaria ti aiuta ancora in ufficio?”
– “No no, l’ho congedata ormai, c’è veramente poco da fare in questi giorni..”Poi Ilaria: “Papi.. mi passi il sale?”.
Ecco il teatrino. Pazzesco. La madre si girò di scatto verso Ilaria con un mieloso “OOooohhhhh.. hai visto che carina?”, mentre lei sorrise, con lo stesso sorriso di quando giocava con me nel mio ufficio.
– “No ma che papi. non c’è bisogno.. sei grande direi”
– “Ok, mi puoi passare il sale per favore? Grazie”Glielo passai ma non riuscivo a togliermi quel suo sguardo fastidioso di dosso. Si divertiva a vedermi in imbarazzo, e sentivo crescere la paura che da un momento all’altro potesse chiedermi: “Ok, mi puoi leccare le infradito questa sera? Grazie”
Mi sentivo scoppiare; ogni volta che Ilaria apriva bocca avevo paura.
– “Mi passi un tovagliolo? Grazie”
– “Mi puoi riempire il bicchiere d’acqua? Grazie”E poi eccola:
– “Mi puoi pulire..” Ingoiai. “.. mhmmm .. ” lei guarda su per pensarci un po’..
“una mela? Grazie”Il mio cuore per poco non cedette. Laura intervenì:
– “Te la puoi pulire anche da sola penso no?”
– “Vabè, ma lui è più bravo”
– “Faccio io faccio io” dissi per glissare e sdrammatizzare..Non so, non stavo più nella pelle. Non stavo proprio bene
Vinto
Per quel week-end evitai di incrociarla. Solo il sabato sera, vestita da puttanella prima di uscire con le amiche, venne a salutarmi vicino dandomi un bacio sulla guancia. Mi calpestò inavvertitamente il piede con i suoi sandali. Si scusò e se ne andò salutando.
Il lunedì mattina successivo invece, ero appena rientrato dal tribunale in ufficio, quando, dopo aver salutato Silvana mi recai nella mia stanza. Entrai, chiusi la porta, mi voltai e.. Ilaria, seduta sulla mia poltrona e, senza scarpe coi piedi nudi, teneva le gambe accavallate distese sulla mia scrivania. Che visione! la biondina senza scarpe, quel piede nudo, giovane, libero e fresco.. iniziò a ballare avanti e dietro non appena mi vide.
– “Ciao BENTINI!” Disse forte allegra e felice
– “Che stai facendo ?” Chiesi preoccupato
– “Sto’ sfogliando una rivista di moda Ho bisogno di comprarmi un nuovo paio di scarpe.. vedi?” Chiese retoricamente muovendo su e giù i piedini che teneva stesi sulla scrivania, “non ne ho..!” e strecciò un po’ le dita tornando giù con lo sguardo a sfogliare la sua rivistaRimasi immobile un secondo, poi:
– “Alzati! .. E Vattene”
– “Non ti va di aiutarmi a scegliere?” chiese innocente “visto che te ne intendi più di me”Insolente
– “Mmhh.. Giuseppe Zanotti. Queste sono veramente belle, che ne pensi?”
Girò la rivista, si prodigò in avanti col busto e distese le braccia per avvicinarla a me. Ero ancora distante diversi metri e non potevo vedere cosa mi stava mostrando, e a dir la verità neanche lo volevo sapere. Doveva andarsene, e il prima possibile
– “Mi fai lavorare per favore?”
– “Dai! Dai uno sguardo e aiutami, che ti costa?”– “Si si, sono belle ” dissi con disinteresse
– “Ma avvicinati, senno cosa vedi scusa?”Un nuovo sospiro mio. Feci un passo, ma contemporaneamente lei ritirò un po’ più indietro la rivista. Feci un secondo passo e lei riadagiò la schiena sulla poltrona.
– “Avvicinati” incalzò lei
Mi avvicinai di più e come da copione ritirò a sé la rivista fino a lasciarla girata verso di me ma aderente al suo petto.
– “Queste qua” e picchettò con le dita una paio di scarpe tra altre dieci
Mi dovei chinare un po’ per vederle meglio, e come aveva previsto Ilaria mi ritrovai vicino ai suoi piedi nudi distesi tra me e lei. Stupende! pensai. Un mezzo stivaletto chiuso fino alla caviglia, tacco 10, di camoscio, nere. Molto, molto di gusto. La viziatella aveva anche gusto
– “Molto.. Belle” mi uscì una voce mezza tremante
Lei se ne accorse e prese la palla al balzo:
– “E pensi che starebbero bene ai miei piedi? Che ne pensi?”
Detto questo tirò su una gamba per raccogliere il mio sguardo. Quel piede ora era pericolosamente vicino a me. Pochi centimetri.. Lo fissai un attimo. Un piede così giovane erano anni che non lo vedevo da vicino:
– “Sì .. decisamente” ma detto questo mi allontanai per ristabilire le distanze
– “E i miei piedi? Come sono.. ?”
– “.. Ilaria .. ”Sorrise, rigirò la rivista e tornò a fissare le scarpe, poi squillante:
– “Ne hai mai leccate di così belle?”
– “Dai smettila cazzo”
– “Ahah, e piedi belli come i miei li hai mai leccati?”
– “Ora basta” dissi decisoMi mossi velocemente verso di lei mentre continuava a ridere divertita, la presi per un polso e la tirai via.
– “Esci, devo lavorare”
– “AHahh esco esco..”E si diresse verso la porta.. a piedi nudi, ridendo e balzettando qua e là . Quei piedi nudi. Mi stavano rovinando la vita, i piedi nudi di Ilaria.
Dopo un’oretta vidi attraverso la finestra della mia stanza Ilaria che se ne era uscita in terrazzo: non era andata via evidentemente. Si accese una sigaretta, e si appoggiò solitaria alla ringhiera rimanendo ferma ad osservare la gente fuori. Anche quell’immagine finì per rapirmi; la sua mano, quella sigaretta, ecco che se la porta alla bocca.. e tira. Quelle labbra, così giovani quanto insolenti. E quei capelli biondi.. all’aperto erano più splendenti del sole stesso. Un’altra boccata di sigaretta.. Oh quanto avrei voluto essere quella sigaretta. Dannato me. A 38 anni sfondarsi per una diciannovenne.. e per di più figlia della mia attuale compagna. Per fortuna entro breve la pausa sigaretta finì e scomparve dalla mia finestra.
Verso l’ora di pranzo, Ilaria bussò alla mia porta e una volta aperta sporse il suo visino angelico.– “Bellini, io vado, torno a casa.”
– “Ok, ci vediamo”Poi visto che non si muoveva ma rimaneva là a fissarmi col suo sorriso maledetto:
– “Cosa c’è?”
– “Come cosa c’è!?” Fece eco leiE oltre alla faccia fece sporgere dalla porta semi chiusa la sua coscia nuda, soda bella, e il suo ginocchio. Quindi distese l’arto inferiore e da dietro la porta vi uscì dondolante il suo bel piedino nudo:
– “Me le ridai le scarpe? Sennò come vado?”
EH? Le ha lasciate qui tutto il tempo? Mi guardai intorno spaesato, poi, sotto la scrivania, eccole. Accatastate in un angolo, due infradito.
– “Non le avrai mica leccate mentre non c’ero? Solo la sera lo puoi fare, lo sai”
– “Zitta va..”Mi chinai e le raccolsi in mano, quindi mi tirai su e gliele porsi. Lei fece per venire avanti a prenderle:
– “Dovresti farlo pulire il balcone però.. ho i piedi luridi. Guarda”
E detto questo si girò mostrandomi il suo bel culetto sodo nascosto da un paio di shorts, e sotto, laggiù, giù in basso, il suo bel piede sinistro appoggiava il dorso al parquet, mostrando verso di me una pianta sporca di polvere grigia e nera.
Poi si rigirò e continuò verso di me, solo che anziché prendere le infradito che le stavo porgendo si sedè sulla poltrona, e continuò con finta preoccupazione:– “Un gran bel dilemma ora, vero?”
– “Cosa..?”
– “Non te lo stai chiedendo?”
– “.. ” ma chiedermi cosa, pensaiSi tirò indietro sullo schienale e ripiazzò i suoi piedi di nuovo sulla scrivania. Le sue cosce, lunghe, nude, sode, giovani. E i suoi piedi, accavallati uno sopra l’altro, rivolti con la pianta verso di me, quella pianta nera sudicia.
– “Non te lo stai chiedendo?” Riprese.. “Questo sporco.. lo leccherò dalle infradito questa sera?.. o forse è meglio leccarlo fin da subito direttamente dai miei piedi?”
Staccai il cervello, non potevo reggere quella provocazione.
– “Ahahah.. ” rise vedendomi in difficoltà “Sono buona dai, ti do la possibilità di scegliere.. scegli tu”
E prese a oscillare a destra e a sinistra il suo piedino destro che teneva caviglia su caviglia sopra quello sinistro. Li fissai, quei piedi. Ero ipnotizzato. Se tua madre sapesse come ti comporti.. Non so, non posso.. Io non posso fare niente, non posso dire niente.. ho le mani bloccate. Era il pensiero di Laura che mi frenava:
– “Io .. ” parlai, ma non sapevo cosa avrei potuto mai dire
– “Tu sei un imbranato! e non capisco cosa ci trovi mia madre in te. Ottieni mai quello che desideri oppure aspetti sempre e solo che ti piova dal cielo?”La guardai
– “.. è una guerra impari questa .. ”
– “Si, forse.. ma tu sei uno spettatore nato..”La laurea, lo studio legale, il successo, Laura stessa.. io ottengo quello che desidero.
– “Allora.. Ilaria.. vorresti.. ” .. “preferiresti.. “.. “.. insomma.. ti dispiacerebbe se?”
– “E a te dispiacerebbe chiederlo normalmente? E’ una cosa normale mi avevi detto. Allora chiedilo normalmente.”
Ok, mi drizzai e fuori il petto:
– “Ilaria! Hai i piedi sporchi. Posso pulirteli con la lingua?” Evvai cazzo, è così che si fa, Benatti!
– “Sì, puoi.. certo! Basta che paghi.”
– “Cosa?”
– “Certo.. quando mi lecchi le scarpe mi fai un favore a pulirle quindi siamo pari. A farti leccare i piedi sono io che faccio un favore a te..”
– “.. Sai chi si fa pagare per queste cose Ilaria, lo sai? Le professioniste..” non so se colse l’allusione
– “Stai calmo.. Lascia sul tavolo 350 euro e faccio un favore a tutti e due. Ci compro le Giuseppe Zanotti che ti ho fatto vedere..”
– “Eh cazzo. Costano 350 euro?”
– “Sì.. sarà l’indumento più lussuoso che porterò, e sarà ai miei piedi. Non pensi che meritino questo trattamento?” disse strecciando ancora i suoi piedini comodamente distesi sulla scrivaniaOk Benatti, l’ho voluto io d’altronde. Presi il portafoglio in mano; avevo appena, si fa per dire, 280 euro in contanti:
– “Per ora ho questi.”
Prese i soldi. Li contò
– “Per ora mi leccherai solo il piede sinistro allora. Lo sporco dal destro lo pulirai gratis dalle scarpe stanotte”
Mi avvicinai col muso alla scrivania, sempre più vicino sempre più vicino. Quel piede biondo, con la caviglia sotto l’altro piede, che però non potevo toccare, mi stava chiamando a sé. Arrivai ad appoggiare il mento sul mogano a pochissimi centimetri dalla pianta, al che lei, non potendomi più vedere il viso, coperto com’era dalle sue due estremità , si sporse su un lato per controllare la manovra: chinò il dorso del piede fino ad appoggiare le sue ditina sulla mia fronte, e con un po’ di pressione bloccò il mio avanzamento:
– “Lingua sul tallone! Puoi fare una sola leccata, vedi di godertela bene”
Ancora una limitazione. Che palle. Tirai fuori la lingua, emettendo anche un umiliante mugulio. Dapprima non arrivavo al tallone, quindi lei piano rilassò la distensione del dorso quel tanto che bastò per sentire la mia lingua a contatto con la sua pelle.
– “Inoltre, quando hai finito non ritirare la lingua; te la voglio vedere sporca.”
Mi tirai su, lentamente ma con decisione. Il concavo del piede, morbido, poi la linea delle falangi, dura, quindi la fossetta delle dita, solleticoso, e per finire l’archetto delle dita centrali, docili. Che bella leccata, una soddisfazione che valse una vita.
Mi tirai su e guardai la scia più chiara tra lo sporco dovuto al mio tentativo di pulizia, quindi le piccole goccioline della saliva lasciata riflettevano la luce e si mostravano inquinate delle particelle di sporco rimosso. Uno spettacolo paragonabile solo alla bellezza di Ilaria.– “Aaaaaaaaaaaaaaaaa” feci come un bimbo per mostrare ad Ilaria la lingua sporca
– “HAhahahahahah Ciao ciao Benacca!”Si alzò dalla sedia, si rimise le infradito e si avviò celere alla porta, poi si girò:
– “Mancano ancora cento euro”
E se ne andò, lasciandomi così, con l’inutile riflessione su quanto ormai il danno era fatto: a casa marito di Laura, ma segretamente innamorato dei piedi della figlia. Che palle, me ne fosse andata bene una in amore.
Quando tornai a casa ero così eccitato dalla scena vissuta che approfittando del fatto che Ilaria non fosse in casa presi Laura, la portai a letto, e me la sbattei con violenza. Anche lei si meravigliò di tutto quell’ardore. Sorrideva, sorrideva convinta di essere lei il motore di quella passionalità ; la tristezza della verità era dietro l’angolo pronta ad aggredirmi, ma lavoravo bene di testa per allontanarla.
Quella notte ero nello studio a leggere dei documenti, ma soprattutto aspettando il segnale di Ilaria. Laura era già andata a letto mentre Ilaria era fuori. Verso l’una di notte Ilaria rientrò in casa, mi salutò velocemente passando dal corridoio e si chiuse in camera. La sentì andare in bagno, e dopo un po’ riuscire. Volevo aspettare sveglio il momento in cui, secondo il nostro accordo segreto, avrebbe lasciato le infradito sulla scarpiera. Invece prima di andare a letto arrivò da me, spalancò la porta tenendo le infradito in mano e mi si parò davanti:
– “Tieni, pulisci” e mi lanciò addosso il paio di scarpe
– “Poi quando hai finito portami i soldi in camera” e se ne riandò in cameraStronzetta Ilaria, era una stronzetta che si prendeva gioco delle mie perversioni. Raccolsi le infradito da terra con le mani, e le osservai. Erano sporche, sporca la suola, sporco il plantare. La sagoma del piede sporco di questa mattina era leggermente visibile sulla scarpa sinistra.. proprio la sinistra che avevo leccato! Evidentemente la saliva sporca aveva contribuito a sporcarla di più. Mi sentii un mezzo cretino a farlo lì, seduto comodamente nel mio studio, ma lo feci lo stesso. Mi passai quelle due infradito in bocca per mezz’ora. Pensavo a Ilaria, a Ilaria che rideva e mi derideva. Con quegl’occhiali a forma di cuore da giovane infantile ragazzina viziata. E leccai, leccai tutto. Lo sporco pian piano scomparve, e finalmente mi sentii pronto per riaffrontare la mia figliastra. Presi dal portafogli cento euro freschi di bancomat e con le infradito pulite andai verso camera sua, bussai, ed entrai.
– “Ho finito”
Lei era distesa sopra il letto rifatto, pigiama chiaro, piedi nudi, capelli raccolti, occhiali da vista, leggeva un libro.
– “Bravo Blattino, e i soldi?”
– “Eccoli” dissi avanzando
– “Fermo lì!”Mi bloccai.
– “Giù, in ginocchio”
Ok, pensai. Questa è una dea nata. Adagiai al suolo le infradito, e mi misi in ginocchio con i cento euro in mano.
– “Raggiungimi a carponi, e tieni i soldi in bocca. Come un cane”
Mi misi in bocca il centone, poi poggiai tutti e quattro gli arti per terra, ed avanzai verso Ilaria.
– “Occhio a non leccarli eh, non sono mica le mie scarpe!” e rise
Lei posò il libro in disparte e rimase immobile, illuminata solo dalla sua abat-jour a fissare la mia umiliazione, divertita come sempre.. per lei ero sempre e solo un gioco.
– “Qui!” muovendo un piedino nudo verso di me “Dona i tuoi soldi ai miei piedi.. e non usare le mani!”
Arrivai a bordo del letto, il suo piedino si era mosso per venirmi incontro, e stava là , a pochi centimetri da me. Mi diressi per gli ultimi passi verso di lui, e posizionai con la bocca il centone tra l’alluce e l’indice. Ilaria chiuse a sé le dita dei piedi e strinse bloccando la banconota. Quindi piegò la gamba per portarsi vicino il piede e prese i soldi in mano; dopodiché ridistese verso di me pesantemente la gamba finendo involontariamente per schiaffeggiarmi in viso con le dita della sua estremità .
– “Bene, ora bacia il piede della tua Dea Imperatrice”
– “.. Dea Imperatrice .. ” bisbigliai ammaliato dalla bellezza del piede che avevo a un centimetroChe bellissimo piede, tutto per me. Pulito, profumato, dolcissimo. Fu un piacere affondarci il viso e stamparle un bacio sulla pianta.
– “Aahh.. sei proprio un pervertito. Ma anche a mia madre lecchi i piedi o solo a me?”
In ginocchio, ad un centimetro dal suo piede perfetto, avvilito dalle offese e dalla realtà , non riuscì a rispondere.
– “Ora vai. ”
E mi diede uno schiaffetto col suo piedino per liberarsi di me.
Me ne andai in camera da letto, mi spogliai e andai ad incontrare Laura. Nella notte si mosse verso di me, ma tutti i miei pensieri erano ormai stati rapiti da Ilaria, Ilaria la mia Dea Imperatrice.Stivaletti e lingua
Era sconvolgente il modo in cui Ilaria riusciva a distinguere il gioco dalla vita normale; questa qualità a me mancava proprio: io sarei stato pronto ad adorarle i piedi in ogni momento della mia vita, ma lei sapientemente, e sopratutto in casa, mi ignorava con naturalezza. A volte lasciava le scarpe sulla scarpiera da pulire a volte no; in nessun caso si presentò più in ufficio o mi diede l’onore di ammirare da vicino i suoi piedi nudi, e tutta questa astinenza risvegliò la mia più totale indole da schiavo. Avrei voluto fare follie anche solo per riservirla una volta ancora, fosse anche solo per rimetterle altri soldi ai piedi.
Nei primi di ottobre per Ilaria iniziò l’università e con non poca insistenza, concordò con la madre che durante i giorni feriali avrebbe vissuto in un appartamento in città con una amica del liceo. Quest’ultima, compagna di studi scolastici e a breve universitari, viveva fuori città e aveva ottenuto il consenso dal padre di usare l’appartamento che la famiglia aveva in città che era solita affittare a studenti.
Ilaria con la madre giocò molto su due fattori: il primo era che comunque non avrebbe dovuto pagare affitto stando là , e il secondo è che così facendo avrebbe lasciato più spazio a noi. Di contro, Laura ottenne che durante i week-end, non essendoci lezioni da seguire, Ilaria sarebbe venuta a stare a casa.Qualche giorno dopo, mentre ero in ufficio, citofonò ed entrò Ilaria che veniva a farmi visita. Era vestita un po’ più coperta visto la stagione che andava cambiando, e al posto degli shorts portava dei jeans e ai piedi quel bellissimo mezzo stivaletto chiuso visto qualche tempo prima sulla rivista. In viso, angelico e dolcissimo, i soliti occhialoni a forma di cuore marcavano il suo atteggiamento sfacciato nei confronti della vita. Mi alzai e le andai incontro:
– “Ciaooo! Comee stai?? Fatti vederee.. Sei bellissima!!”
Mi venne così, un saluto che più finto non si può. Tutta quel carico di indifferenza mi uscì spontaneo per difendermi da quella mente diabolica. Lei non sorrise e non disse una parola. Si sfilò la borsetta che aveva in spalla e la lasciò cadere per terra. Quindi sculettando come una dea andò verso la mia scrivania lasciandomi là , passò dietro e si sedette sulla mia poltrona; terminò la sfilata trionfale alzando le gambe e piazzando i piedi sulla scrivania. Raccolsi la borsetta da terra e la riposi sull’attaccapanni, poi timidamente giunsi sulla poltrona davanti a lei e mi sedei:
– “Come mi stanno?”
– “Molto bene, molto bene direi”
– “Ti ho fatto proprio un bel regalo eh? ”
– “Eheh.. sì .. ” a me?
– “Ascolta Blattina, sto’ cercando un lecca scarpe che si prenda cura di questo paio di scarpe. Sei interessato?”Ingogliai forte..
– “Io.. sì.. sì penso di sì” ero un po’ confuso, e lei se ne accorse subito – “Che hai blattina, se non sei in ginocchio con 100 euro in bocca non riesci a prendere una posizione chiara?” … poi continuò .. “Mettiti in ginocchio, così magari ti rinfreschi le idee”
Basta lottare. Basta lottare con me stesso. E’ tempo di seguire il mio bisogno di annullamento. Calciai via all’istante la poltrona e mi misi in ginocchio e diedi voce al mio cuore:
– “Sì sì ecco, Dea Imperatrice, comandi”
Scoppiò in una risata fragorosa.
– “Ahahha bravo.. allora ascolta. Ora che sto poco a casa mi sta scomodo mettere le scarpe nella scarpiera, quindi pensavo di fartele leccare qui ogni lunedì.”
– “Grazie Dea, Grazie Dea Imperatrice”
– “E come tua imperatrice mi dovrai onorare ogni volta con regali o soldi.. meglio soldi, che i regali me li compro da sola. Quanto hai ora nel portafogli?”Sapevo che sarebbe arrivata a spillarmi altri soldi. Un po’ mi intristì:
– “Quanto le serve Dea?”
– “Tutto quello che hai blatta. Prima rovescialo sul tavolo e poi leccami le suole, e muoviti che ho da fare”Presi in mano il portafogli, e lo rovesciai sul tavolo. Uscirono appena 65 euro.
– “Solo questi?”
– “Mi scusi Dea Imperatrice, non la aspettavo, mi scusi”
– “Sono sei leccate, tre per suola. Sbrigati che devo andare”Si mise i soldi nella tasca della giacca, mentre io tirai fuori la lingua e puntai la prima scarpa. Una leccata sulla suola, bellissima, pulita quasi per quanto nuova, poi di nuovo una seconda leccata più interna, ed infine con l’ultima leccata andai ad abbracciare fino a succhiare il tacco sottile.
Passai dunque all’altra scarpa, leccai dapprima il tacco una volta, poi una seconda volta, e infine in un’unica tirata asportai quanta più polvere possibile da tutta la suola fino alla punta.– “Ci vediamo lunedì blatta, vedi di avere il portafogli carico”
Rimasi un’ora a riflettere su quanto avevo fatto. Mi sorpresi del modo in cui mi ero auto annullato. Scattare in ginocchio, dare del lei alla figlia di Laura.. Ilaria.. quanto avrei voluto non essere innamorato di lei in questo modo.
Passai la settimana a scopare con Laura e a sognarmi i piedi di sua figlia in bocca. Poi ebbi occasione di rivedere Ilaria nel week-end quando come da accordi veniva a stare a casa. La sera del sabato, prima di uscire, era la visione più arrapante che ci potesse essere. Quella minigonna cortissima, calze trasparenti e quei mezzi stivaletti che le avevo finanziato.. sentivo che stavo per scoppiare.
Prima di uscire, quando Laura ci lasciò un attimo soli per andare in bagno, mi disse con calma e naturalezza:
– “Ma secondo te, in discoteca, devo stare attenta a non calpestare vomito alcol e sigarette, oppure posso fregarmene?”
Non risposi
– “Ma c’è una macchiolina lì o sbaglio?” Disse ruotando la calzatura pulita e perfetta.. ” Vuoi dargli una pulitina subito? ”
Sentivo il cuore pulsarmi in testa per il desiderio di collassare ai suoi piedi seduta stante, ma doveva capire che quando c’era Laura non poteva fare la scema così, e la guardai un po’ male
– “Aspettami sveglio, e forse te faccio leccare.”
Quella notte rimasi nel mio studio tutto il tempo; poi verso le 4 di notte mi addormentai sulla poltrona. Mi risvegliai alle 6 che Ilaria non era ancora tornata a casa. Alle 7.30 Laura si svegliò e dovetti simulare la sindrome da lavoro eccessivo per giustificare il mio essermi addormentato nello studio. Qualche minuto dopo rientrò Ilaria. Si era fermata a fare colazione con le amiche disse, così salutò e se ne andò in camera a dormire.
Dovetti aspettare il Lunedì in ufficio per rivederla da solo. Entrò veloce, aveva ai piedi degli stivaletti normali e in mano una busta da shopping. Estrasse dalla busta le calzature di sabato e le posò per terra:
– “Puliscimele con la lingua, come al solito. Poi quando hai fatto lasciaci dentro i soldi che mi devi. Torno a prenderle stasera.”
E se ne andò, veloce com’era entrata.
Poco dopo mi alzai e andai a chiudere a chiave la porta dell’ufficio; tornai a sedermi sulla mia poltrona ed iniziai il mio rito. Mi lasciai cadere a terra, e non visto iniziai a strisciare, strisciare e strisciare verso quelle maestose calzature. Ebbi cura di non alzare mai la testa più in alto di quei stivaletti. Quando arrivai là me ne presi cura per mezz’ora ciascuno, e solo ed esclusivamente con la lingua. Poi presi dal portafogli due banconote da 100 euro e le posi come fossero un plantare una per scarpa.Quella sera Ilaria non tornò, ma la venne la sera di due giorni dopo. Quel mercoledì pioveva discretamente. Quando entrò portava degli stivaletti zuppi di fango e pioggia.
– “Allora blatta, come va?”
Ormai aveva preso a chiamarmi blatta.
– “Tutto bene, te?”
– “Ora mi dai del tu?”
– “No mi perdoni, Dea Imperatrice, chiedo perdono.”
– “Mh.. ” disse insodisfatta “Quanto hai lasciato nelle scarpe?”
– “200 euro Dea Imperatrice”
– “E secondo te 200 euro a settimana mi bastano?”Eh pensandoci bene non aveva tutti i torti, oggi come oggi con i ritmi che ci sono non è facile vivere con 200 euro a settimana pensai.
– “Ti ho anche lasciato due giorni in più.. ma vuoi continuare a leccarmi le scarpe o no?”
– “Sì sì Dea, aspetti.. aspetti” Corsi, corsi letteralmente verso gli stivaletti che erano rimasti accanto alla porta, apri il portafoglio e misi ogni banconota che avevo un po’ dentro il destro e un po’ dentro il sinistro.Rise, rise di gusto. Si tolse i suoi stivaletti sporchi, li prese in mano, e li piazzo nel bel mezzo della scrivania, sopra alcuni documenti a cui stavo lavorando, zozzandomeli tutti. Poi si incammino fatata su quei piedini calzati verso di me, e appoggiandosi con una mano sulla mia spalla disse:
– “Aiutami a mettermele”
Spinto dal suo appoggio caddi in ginocchio, e con le mani aiutai a calzare i preziosi stivaletti ai piedi della mia Dea Imperatrice con al loro interno ancora le mie banconote, saranno state diverse centinaia di euro. Sentivo le banconote accartocciarsi e stropicciarsi mentre Ilaria col suo piedino calzato spingeva giù e giù tutto verso la punta degli stivaletti. Quando ebbe finito di calzarli tutti e due fece un sospiro di soddisfazione, Sì sentì bella, ricca e potente. Quindi si rimise la giacca e fece per andarsene lasciandomi in ginocchio. Stavo per dire qualcosa di indefinito per trattenerla ma lei mi anticipò:
– “La tua Dea Imperatrice ti comanda di pulirle anche gli altri stivaletti. E la prossima volta due banconote da 500 andranno bene.”
Rimasi a capo chino a fissare quell’opera d’arte che erano le sue estremità :
– “Sei contento che la tua vita sia tutta lingua e stivaletti?”
– “Sì Dea Imperatrice, Grazie”Rise e scomparve. Mi tirai su con un forte senso di insoddisfazione, e guardai verso la mia scrivania. Quegli stivaletti fangosi stavano colando acqua sporca di pozzanghera da sotto le suole sulla pratica della signora Coletti che avevo lasciato là aperta. Mi avvicinai agli stivaletti col viso, e chiusi gli occhi: la visione celestiale di Ilaria che prendeva il sole in costume da bagno su uno yatch con i suoi occhiali a forma di cuore mi rapì l’anima, e pensando ai suoi divini piedini cominciai a leccare gli stivaletti partendo proprio dalla pozza d’acqua che si era formata.
Rovinarsi per un piede
La settimana successiva, entrò in ufficio con la solita busta grande da shopping. Parlava al cellulare questa volta così che evitò persino di salutare. Estrasse dalla busta un paio di decolté nere che lasciò lì per terra, e poi un secondo paio di scarpe: delle scarpe da ginnastica usate molto. Si staccò un secondo dal cellulare e mi disse sottovoce:
– “Queste leccale e poi buttale”
Riprese quindi a parlare al cellulare come se nulla fosse ed uscì. Quando la sera tornò avevo buttato le scarpe da ginnastica e ripulito le decoltè da alcune macchie di fango e fatto risplendere la suola con la lingua come ordinato. Vi avevo lasciato dentro 1000 euro in due banconote. La situazione cominciava ad essere pesante: non potevo permettermi quelle cifre, e in un modo o nell’altro dovevo farglielo presente.
La settimana successiva arrivò martedì mattina:– “Ciao blatta. Come stai?”
– “Ciao Ilaria.. ” dissi forse un po’ cupo
– “Blattina tesoro, cos’hai? Non sei felice di vedermi? Ti ho portato tante scarpe da leccare, come piace a te.. e indovina? C’è anche un regalino per te”Alzai lo sguardo verso di lei:
– “Cos’è?”
– “Ti ricordi Vanessa, la ragazza che hai visto qui una volta?”
– “Sì”
– “Aveva bisogno di un po’ di soldi anche lei, così ti ho portato due paia di sue ballerine, e siccome so che ci tieni, anche queste scarpine qua”e tirò fuori dalla busta un paio di sandali neri con tacco alto con laccetti alla schiava fino alla caviglia. Bellissimi
– “Ci siamo andati a ballare sabato” continuò tirando fuori dei sandali marroni suoi
– “Ilaria..” Interruppi il suo innocente racconto di gioventù puttana “.. Dea, ” mi corressi ” io non so .. se posso .. permettermi..”
– “Stai calmo blatta, non ti preoccupare. Alla tua Dea Imperatrice versa il tuo tributo, a Vanessa puoi darle quanto vuoi. Inoltre, se farai il bravo.. venerdì chissà che non ci scappi una sorpresina per te?”
– “Ehehe .. ” sorrisi “.. altre scarpine da pulire?” – “Se farai il bravo.. forse.. potrei farti leccare i piedi a me e a Vanessa insieme.. che ne pensi? .. Chiedo a Vanessa se è d’accordo?”
– “Sì, sì sì.. come desideri.. magari!, come desidera lei, Dea Imperatrice”
– “Bravo, ora lecca. A dopo”Io schiavo di due giovani padrone. Non mi era mai successa una cosa simile, non stavo più nella pelle. Ero così eccitato che passai un’ora intera e leccare ballerine e sandali con una avidità mai avuta prima. Ilaria sapeva perfettamente come eccitarmi e motivarmi pensai. Quando finii il lavoro di pulizia lasciai 500 euro dentro ognuno dei sandali di Ilaria, poi uscì a prendere altri soldi dal bancomat e quando tornai lasciai per ogni ballerina e sandalo di Vanessa 100 euro per uno. Mi ero rovinato quella settimana, ma l’idea del successivo week-end prospettatomi da Ilaria mi stava troppo galvanizzando.
I giorni passarono lisci e finalmente arrivò il famigerato venerdì. Sapevo già da tempo che per alcune settimane Laura sarebbe stata via fino a notte tardi essendo stata chiamata a supervisionare un’attività di revisione nella filiale di Firenze. Quella settimana stava rientrando sempre tra le undici e mezzanotte. Il venerdì pomeriggio Ilaria mi avvertì con un sms:
“Vanessa non ha ancora deciso se farsi leccare i piedi da te, però sarà a cena da noi. Se ti comporti bene forse riuscirai a convincerla. Ti aspettiamo a casa alle 20.00”
Uscì dall’ufficio quasi tremante mentre col cuore in gola mi diressi verso casa. Entrai in casa e subito vidi Ilaria seduta sul divano con le gambe distese sul tavolino. Era vestita come ogni venerdì sera, ovvero da troietta: una minigonna verde, camicetta bianca scollata, e autoreggenti Wolford trasparenti con un rigo nero che dal tallone saliva verticale sul polpaccio e il retro della coscia. I piedi, liberi senza scarpe, reclamavano la loro giusta attenzione sul cristallo di quel tavolino davanti alla tv accesa. Dalla cucina l’odore di cucinato permeava nell’aria. Vanessa doveva essere ai fornelli.
– “Blatta! ” Esclamò Ilaria ” sei arrivato alla fine”
– “Eh eh, sì.. ciao Ilaria”
– “Vanessa vienii!”Dalla cucina mi venne incontro Vanessa. Diciannove anni anche lei, alta proporzionata, capelli castani lisci, il viso più maturo di Ilaria, e un vestito altrettanto da troia ma decisamente più elegante: un tubino nero anch’esso molto corto. Le gambe e piedi erano avvolti da una paio di calze chiare con delle rinforzature scure sul piede. Ai suoi piedi un paio di ciabatte di Ilaria, messe evidentemente per stare più comoda in casa.
– “Finalmente ti conosco” mi fece con un bel sorriso Vanessa
– “Ciao Vanessa.. piacere.. tutto bene? Che stai cucinando di buono?”
– “Di buono?.. Bè veramente sto’ scaldando due pizze al forno”
– “Ah..”
– “Sì blatta” continuò Ilaria “ho pensato che non vuoi perdere tempo a mangiare a tavola con noi no?”
– “Perdere tempo?”
– “I piedini blatta!! ” Disse esclamando fanciullescamente e facendo vibrare le ditina da dentro le calze. “Preferisci mangiare una pizza o leccarci i piedini scusa?”
– “No no vabè, è chiaro..”
– “E’ chiaro cosa?”
– “E’ chiaro cosa preferisco dico.. ”
– “Sì ma non è chiaro a noi ” Ilaria inquisitrice ” cos’è che preferisci?”Era fatta così. Si divertiva ad abbattermi:
– “Preferisco leccarle i piedi mia Dea Imperiale! Preferisco leccare i vostri sacri piedi piuttosto che perdere tempo a cenare”
Lo dissi e mi precipitai in ginocchio dinnanzi Ilaria ad un centimetro dai suoi piedi che presi a baciare con foga. Le due ragazze impazzirono dalle risate, ma ero fatto così io: una volta varcata la linea della dignità volevo solo annullarmi il più possibile, rompendo ogni ghiaccio ed indugio.
– “Calma caaalmaaa ” disse Ilaria ritraendo a se i piedi ” e la mia amica non la vuoi salutare?”
– “Certo.. Vanessa.. ”
– “Principessa Vanessa!” mi corresse IlariaMi alzai e sempre in ginocchio guardai lei:
– “Principessa, avete cambiato la vostra idea? Posso ripulirle i piedi con la lingua?”
– “Ripulire?” disse ” non sono mica sporchi.. intanto baciali. Poi vediamo”Strisciai a terra verso i piedi di Vanessa che nel frattempo si era tolta le ciabatte, fino ad avere le sue calze ad un centimetro dalla mia bocca. Allungai le labbra come un bambino che da il primo bacio alla sua ragazzetta fino riuscire ad inumidirle leggermente l’alluce dietro la rinforzatura scura della calza.
– “Ahah andiamo in cucina che è pronto”
Era già tutto apparecchiato, per due ovviamente,
– “Allora, abbiamo pensato questo. ” Disse Ilaria “mentre mangiamo avrai la faccia sotto ai piedi di Vanessa, poi davanti alla tv terrai la faccia sotto i miei piedi, sei contento?”
– “Sì Dea, grazie Dea”Altre risatine delle due
– “Accomodati allora”
Mi infilai sotto al tavolo. La nuova prospettiva della cucina dove vivevo da diversi mesi mi fece sentire strano, tanto quanto il freddo delle mattonelle su cui mi ero adagiato. Posizionai il viso all’altezza dei piedi ed attesi. Ilaria, senza rimettersi le scarpe, arrivò a sedersi a tavola senza fare il minimo rumore con quei stupendi piedini velati, e una volta seduta li posizionò dolcemente sul mio ventre.
Vanessa tolse le pizze dal forno, le posizionò a tavola, e si sedè. Finalmente, in pochi secondi, vidi le due ciabattine che erano ai suoi piedi alzarsi e calarsi polverose sopra la mia faccia. Una volta a contatto, non vidi quasi più nulla. Provai a tirare fuori la lingua e inizia una lenta pulizia dell’unica zona delle ciabatte che riuscivo a raggiungere senza muovermi. C’era moltissima polvere, e il sapore stesso era di polvere. Ma l’eccitazione totale era indescrivibile.
Le due ragazzine intanto sopra discorrevano di cose inutili con grande nonchalance. Nessun accenno al fatto che un uomo di 38 anni le stava facendo da poggia piedi. Finita la pizza, Ilaria chiese a Vanessa:– “Ma allora? com’è come poggia piedi?”
– “Ah, no tutto ok mi sembra.. dici che dovrei togliermi le scarpe?”Era un po’ insicura Vanessa, non era come la mia Dea Imperatrice. Forse aveva sentito da lei i racconti, ma trovarsi di persona davanti ad uno schiavo come me, pur essendosi probabilmente più volte esercitata, la rendeva ancora un po’ titubante sul come comportarsi.
– “Come vuoi tu Vane.. anzi, andate di là sul divano a fare conoscenza, qui pulisco io”
– “Sicura?”
– “Vai vai.. che abbiamo poco tempo.. non mi va di sprecarlo”Vanessa si alzò da tavola e mi fissò ancora disteso per terra:
– “Vieni Blatta. Seguimi”
– “BLATTA!” Subito Ilaria pretese attenzioni
– “Si Dea Imperatrice?”
– “Seguila strisciando mi raccomando, non mi far fare brutte figure.. ”
– “AHah brava, e visto che ci sei lecca dove cammino.. anzi, non staccare mai la lingua dal pavimento ”Alla faccia, pensai, ci sa fare e come. Leccai dalla cucina al divano, una dozzina di metri in tutto, preceduto dal lento avanzare di Vanessa. Nel frattempo sentivo smuovere piatti ad Ilaria rimasta dietro di noi in cucina. Vanessa si sedè, si sfilò le ciabattine di Ilaria ed accavallò le gambe nel mentre io mi piazzai in ginocchio davanti a lei:
– “Allora blattazza, sei ancora intenzionato a leccarmi i piedi?”
Con quei piedi calzati che dondolavano a pochi centimetri da me, non sarei neanche riuscito a trovare le parole che potessero descrivere il mio desiderio.
– “Sì. sì.. ” tremavo ” sì Principessa”
– “Sì però io mi schifo a farmi leccare i piedi da te.. però hai pagato 600 euro per pulirmi le ballerine.. Ilaria dice che dovrei premiarti per questo.. facciamo così. Tira fuori la lingua. Passerò io il piede veloce sul tuo viso”Un istante dopo avevo la lingua fuori, ma Vanessa non si mosse subito. Rimase a fissarmi per una dozzina di secondi. La sua espressione non era divertita, ma piuttosto seria, come a dire “Come è possibile tutto questo”. Dopo poco però fece spallucce, abbozzò un sorriso e mi spalmò il piedino dondolante in faccia. Dapprima mi schiacciò la lingua e il naso come a spegnere una sigaretta, poi si passò tutta la pianta dal tallone alle dita sulla lingua; infine tornò sulla bocca con le ditina e con pressioni alternate iniziò a massaggiarsi da sola il piede. Il suo sguardo era un misto tra il divertito e il curioso di esplorare cose nuove:
– “Ora l’altro”
Mise giù il piedino e mi ficcò l’altro direttamente in bocca. Rimasi così un paio di minuti a fissarmi mentre ruotava nella mia bocca la sua estremità . L’operazione giunse al termine quando Ilaria, sistemata la cucina, ci raggiunse, scalza come sempre.
– “E’ incredibile” disse seria Vanessa ad Ilaria mentre continuava a fissarmi “Come hai fatto a ridurlo così?”
– “Ah semplice! ” rispose eccitata per la domanda “Avevo una decoltè in bilico sull’alluce e l’ho lasciata cadere a terra. Tutto qui. Ricordi blattina? Nel momento in cui ha toccato terra lui è diventato il mio lecca scarpe ufficiale.. te lo ricordi blattina? ” Si avvicinò e mi accarezzò i capelli “La tua vita segnata dal cadere di una scarpa.. già allora avresti voluto rimettermela con la bocca vero?”Non potendo parlare avendo ancora il piede di Vanessa in bocca, tenendomi per i capelli però Ilaria mosse la mia testa come per dire sì, e soddisfatta si sedette sul divano accanto all’amica.
– “Ti faccio vedere !” Rise felice ” Blatta! Portami le scarpe!” ordinò indicando con il dito indice della mano l’angolo del salotto dove si trovavano.
Non mi feci neanche spiegare le modalità , tanto erano ormai scontate. Rilasciai dal mio palato il dolce piedino di Vanessa ed andai gattoni all’angolo indicatomi da Ilaria; mi chinai col muso a terra e raccolsi con la bocca le due decolté nere con tacco alto; quindi tornai indietro gattoni e porsi le due calzature davanti alle gambe di Ilaria.
Ilaria raccolse sul dorso dell’alluce la punta dalla scarpa e sollevandola da terra ripropose la scena di dangling fatta in ufficio la prima volta.– “Facciamogli vedere la metafora della tua vita, sei pronto?” Disse Ilaria
Dondolò la scarpa all’estremo dell’unghia dell’alluce per poi lasciarla cadere: Sdo-sdonk!:
– “Ma che fai? Lasci schiantare la tua vita a terra? Blatta devi cercare di prenderla.. prendila con la bocca prima che cada a terra, dai riproviamo”
Ripetè l’operazione. Io avvicinai il muso alla traiettoria di caduta ma era tutto inutile. Era praticamente impossibile afferrare la scarpa con la bocca mentre cadeva a terra.
– “E’ proprio questo il rumore che ha fatto la tua vita? vero Benatti?”
Quel nome mi scosse. Era la prima volta in assoluto che Ilaria mi aveva chiamato per cognome in modo corretto. Ripropose ancora una volta l’esperimento:
– “Vedi, se volessi usare le mani riusciresti a fermarla.. ma le scarpe tu le vuoi solo leccare.. che altro dire?”
Si girò di scatto verso Vanessa che era seduta accanto a lei come per cercare conferma, e risero insieme.
– “Quindi .. ” si ripropose Vanessa ” .. da quant’è che ti lecca scarpe?”
– “Ah ma mica solo questo, lui mi lecca anche i piedini, vero blatta?”
– “AHahah Sì è vero, se è per questo è anche un lecca calze!”E risero di nuovo mentre con le estremità velate mi picchiettavano il capo per farmi ridere con loro
– “E’ vero che sei un lecca calze? AHha”
– “Zitta zitta Facciamolo decidere a lui. Blatta, cosa preferiresti leccare? Scarpe piedi o calze?”Imbarazzato da tutta quell’attenzione che mi piombò addosso all’improvviso optai per una risposta politica:
– “Tutto quello che le vostre divine bontà vorranno propormi”
– “Ah Sì? ” Accolse con aria sfida Vanessa ” vediamo un po'”Si prodigò in avanti e lasciò colare dalle labbra uno sputo sulle dita dei sui piedi, quindi si ridistese divertita e allungò l’estremità verso di me:
– “Ciuccia!”
Aprì la bocca e accolsi quel bellissimo piede dentro di me; una volta dentro ciucciai letteralmente quelle cinque ditina imprigionate dentro di me; quando infine lo ritirò feci attenzione ad asportare con le labbra per bene lo sputo che quel piede aveva mi portato in bocca.
Le risate si sprecarono, quindi toccò ad Ilaria riportare la faccenda sulla sfida.– “Vediamo questa allora..”
Si infilò l’indice nel naso; l’immagine spregevole fece disgustare anche Vanessa mentre Ilaria ruotò e scavò bene al suo interno. Quando lo estrasse delle caccole gialle miste a muco erano rimaste sul suo dito. Dopodiché appiccicò la caccola sulla punta della calza e piazzandomi davanti il piede comandò altisonante:
– “Ciuccia le caccole della tua Dea Imperatrice direttamente dai suoi piedi AHah!”
Ma tutto questo per me poteva essere soltanto un onore. Mi avvicinai col viso, e con la lingua scavai per scrostare la caccolina dal sacro piedino di Ilaria. Le due giovani aguzzine risero di cuore e Ilaria prese a piacchiarmi la faccia con i piedi in preda al divertimento e alle risate più incontrollate. Quando si calmarono ebbero ormai la certezza di poter disporre di me come volevano.
Ilaria si rimise le scarpe, accese la tv, mi fece sdraiare per terra supino e mi piazzò, come annunciato, le sue calzature in faccia, ordinandomi di ripulirle per farle risplendere per la serata. Nel frattempo Vanessa distese le sue estremità calzate sul ventre e mi ordinò di massaggiarle con le mani.Passò un’altra buona mezz’ora finché ad un tratto il cellulare di Ilaria squillo: era Laura.
– “Ciao Mamma! tutto a posto.. Ho mangiato una pizza con Vanessa.. e Lorenzo.. sì Lorenzo è giù” e mi guardò “e sceso giù in macchina a prendere qualcosa non so.. .. Va bene ti aspetto, un bacio”
– “Mamma sta per arrivare, tu Vanessa che fai? Rimani e andiamo insieme?”
– “No passo prima da Lele che mi aspettava, ci vediamo direttamente là ?”
– “Ok dai”Le due Dee si alzarono in piedi; Ilaria si ritolse le decolté mentre Vanessa andò a prendere i suoi sandali alla schiava, li indossò e tornò vicino a me:
– “Blatta, me li hai puliti bene? sei sicuro?”
– “Si Principessa” dissi dal basso dei suoi piedi
– “Dammi un’ultima passata, tira fuori la lingua”Nel mentre che la feci uscire, Vanessa aiutandosi con Ilaria mi salì con tutte e due le scarpe sul petto. Strofinò quindi una scarpa sul mio volto e sulla mia lingua, e quindi l’altra. Scese e si avviò con Ilaria al seguito al portone.
– “Bacia i piedini di Vane e salutala” comandò Ilaria aprendo il portone
Mi chinai e baciai le punta delle dita che uscivano dai sandali
– “Ahah ” rise Vanessa ” ciao Ila a dopo, ciao scemo”
Dopo che Vanessa chiuse la porta dietro di se, Ilaria mi fissò dall’alto della sua superiorità . Io non ressi il confronto con lo sguardo e subito fissai il pavimento ai suoi piedi.
Rimase così qualche secondo a riflettere probabilmente sulla mia condizione da fallito, quando, nel silenzio si girò fino a portarmi il culetto dietro quella sua gonnina verde all’altezza del viso, mi prese i capelli con una mano e tirò la mia faccia vicino al suo culo senza farmelo toccare però.
Fu un attimo. Poi il rumore di una scoreggia bella e buona mi trombò in viso. Ilaria prese a ridere come una pazza mentre rilasciati i miei capelli si allontanò scalza di nuovo verso il divano:– “Ahahahah ti è piaciuta? ” e si rilanciò sul divano stendendo i piedi “ora me lo devi proprio dire. Ti piace di più leccare le calze o le scoregge? AHaha”
Ero basito. Non perché un’umiliazione in più mi infastidiva, anzi, se possibile mi eccitava. Ma perché Ilaria doveva per forza di cose essere una ragazza superiore, una vera Dea. Non ci si poteva improvvisare dominanti così, da un momento all’altro.
– “Torna qua e leccami i piedi finché mamma non arriva”
Ero innamorato cotto.. di un piede, di una scoreggia, di una calza.. di una Dea.
A piedi nella vita
Per il resto della serata rimasi a quattro zampe davanti al tavolino su cui Ilaria stava stendendo i suoi piedi mentre seduta sul divano faceva zapping alla tv o scriveva sms al cellulare. Leccavo le piante di Ilaria muovendo la lingua e la testa per coprirne tutta la superficie. Non appena sentii una chiave inserirsi nella porta di casa però scattai in piedi e corsi in bagno per non farmi trovare da Laura. Quando tornai qualche minuto dopo con i miei spiriti raffreddati feci giusto in tempo a salutare Ilaria che usciva di casa e dare il ben tornata a Laura. Quella sera, come di consueto, facemmo l’amore piu volte; inutile dire che ormai ero ossessionato dalla migliore esperienza fetish che avevo mai vissuto.
Non so come riuscii a passare indenne il week-end. Rimasi per ore teso e nervoso col cellulare in mano pronto ad inviare un sms di supplica alla mia Dea Imperatrice per chiederle qualcosa, un incontro.. mi sarebbe bastato anche solo sentire la sua vocina impertinente offendermi per farmi stare bene. Laura intuiva che qualcosa mi turbava, ma il mio continuo risponderle scontroso alimentò quel clima di confusione mentale in cui vivevo.
Sabato sera ad esempio Ilaria aveva comunicato la voglia di stare a cena a casa da noi, ma Laura, essendo stata fuori tutta la settimana insistì per uscire da soli io e lei. Dovetti accettare ben sapendo che sarei rimasto tutta la cena al ristorante a fissare il vuoto e a pensare ad un piede della mia Divina riempirlo.
Lunedì in ufficio attesi febbrilmente l’arrivo di Ilaria che invece giunse martedì. Entrò nello studio, chiuse la porta e subito pretese un saluto da regina:
– “Ciao baratta! Vieni subito qua in ginocchio”
– “Certo Dea Imperatrice”Mi alzai di scatto dalla poltrona, la raggiunsi all’ingresso della stanza e mi misi in ginocchio. Aveva dei jeans e ai piedi un nuovo paio di decolté che non le avevo ancora mai visto, nere, tacco non troppo alto e a punta lunga.
– “Ho due sorprese per te.. anzi tre, e te le dirò mentre mi leccherai questo nuovo paia di scarpe per pulirle. Ti piaciono?”
– “Si Dea Imperatrice, grazie Dea Imperatrice” E mi chinai a terra a lavorare di lingua
– “AHah bene. Allora, la prima sorpresa è che ho comprato questo nuovo paio di scarpe, e siccome mi servono oggi non posso lasciartele. Dovrai leccarmele velocemente per farmele risplendere.. Come si dice?”E con una punta lunga della scarpa mi sollevò il mento per incrociare gli sguardi
– “Grazie Dea Imperatrice”
– “Bravo. Continua ” continuai ” La seconda sorpresa è che sabato sono andata a ballare con queste scarpe, e ho rimorchiato un mezzo pervertito come te. Quando la sera a casa sua mi ha scopata ha preteso che tenessi addosso questo paio di scarpe.. Indovina bello? Per finire ha voluto che gli facessi una sega con le scarpe, e alla fine ci è venuto sopra.. proprio lì dove ora stai leccando tu”Mi paralizzai con la lingua ancora a contatto con la tomaia. Erano un po’ sporche, c’erano delle macchie bianche sì.. ma cazzo. Questo è oltremodo schifoso.
– “Come si dice? ” .. ” COME SI DICE BLATTA !”
– “Gr.. grazie Dea Imperatrice”
– “Ah pensavo che ti aveva scocciato questa cosa.. continua dai che sono di fretta”Niente, ormai completamente in balia di Ilaria ripresi da dove mi ero interrotto senza più pensare.
– “L’ultima sorpresa è che questa sera, se vuoi si può bissare. Mamma torna tardi e Vanessa ha detto che vuole provare anche lei a scoreggiarti in bocca AHha.. e in più ha in mente altre piccole cosine. Allora ci sei?”
– “Sì sì certo!”
– “AHah bravo, come si dice?”
– “Grazie mia Dea Imperatrice”
– “Bene, ora finisci con la suola che devo andare”Ilaria fece perno sul tacco prima di una una poi dell’altra scarpa e si fece leccare le due suole. Quando infine decise che il lavoro era completato alzò una scarpa per asciugarsi la suola sulla mia camicia bianca, rise come al solito, e se ne andò senza salutare lasciandomi in ginocchio davanti alla porta.
Nel pomeriggio un nuovo sms turbò la mia ansia d’attesa:
“Vanessa dice che si è conservata le unghiette dei piedi durante la pedicure che si è fatta ieri. Stai tu a vedere che forse questa sera ceni anche tu. Alle 20.00 blattino”
Non sapevo come sarebbe finita quella storia. Ormai ero semplicemente una marionetta che si lasciava trasportare dalla mente diabolica di Ilaria. Fuori discussione era ormai la sua smodata intelligenza culturale, astuzia e fantasia da vera domina.
Quando quella sera inserii la chiave di casa erano le 20.00 in punto. Appena aperta la porta mi si presentò davanti la stessa scena di qualche giorno prima. Questa volta Ilaria era vestita con una tuta da casa chiara, portava occhiali da vista e aveva i biondi capelli raccolti. Era come sempre seduta sul divano con i piedi nudi senza calze sul tavolino. Accanto ad essi un cofanetto. In cucina Vanessa stava di nuovo preparando del cibo, e questa volta stava usando davvero i fornelli a giudicare dall’odore e dal rumore.
– “Ehilà . Vieni vieni qua ”
Mi disse con un sorriso enorme Ilaria mentre col dito indice indicava i suoi piedi. Non volli perdere un secondo; mi tolsi la giacca che lasciai cadere a terra, raggiunsi il tavolino e mi prostrai ai piedi della mia Dea.
– “Apri il cofanetto” mi disse
Lo aprii velocemente e al suo interno due anelli da piede realmente d’oro.
– “Ti piacciono ?”
– “S.. sì.. molto belli” e soprattutto molto costosi immaginai, ma potevo supporre da dove avesse preso quei soldi
– “Mettimeli con la bocca” disse seria guardandomiBellissima Ilaria, non meritava che questo. Che un uomo, completamente annullato dalla sua accecante bellezza e genuina strafottenza le calzasse al dito indice di ogni piede un anello d’oro con la bocca. E così feci, lentamente come ad eseguire un rito sacro. Finché, divinamente coronati come era giusto che fosse, me li ritrovai davanti: i piedi d’oro di Ilaria Larelli.
Passarono una decina di secondi in cui tutti e due guardammo stupefatti la perfezione di quelle due estremità , quando lei interruppe la sacralità del rito con un mega sorriso e il suo più classico dei comandi:– “Lecca le piante”
Mi ritrovai così, quattro zampe a terra, con ancora camicia e cravatta addosso, a leccare le piante nude di quei due piedi perfetti quando dalla cucina anziché Vanessa uscì Laura a completare il piano diabolico di quel genio dai piedi d’oro:
– “E ora fuori dai coglioni” disse seria la mia Dea
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