• IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA

    Posted by Schiavolc on Luglio 7, 2023 at 9:03 pm

    La cena era stata ottima. Da quanto tempo era che non mangiavo cosi’ bene?
    Probabilmente dall’ultima volta che mia sorella Daniela mi aveva invitato. Oh,
    se fosse per lei io sarei potuto essere suo ospite tutti i giorni, a pranzo e
    a cena, col rischio di farmi ingrassare diversi chili in pochi giorni. Per
    lei, il nostro rapporto sembrava essersi fermato a venticinque anni prima,
    quando lei, ad appena diciotto anni, comincio’ a prendersi cura di me a causa
    della mamma che lavorava tutto il giorno e probabilmente continuava a vedermi
    ancora come il ragazzino di dieci anni e non come l’uomo di 35, affermato nel
    lavoro e completamente indipendente. Mi alzai, convinto che la cena fosse
    terminata dopo tutto quel ben di Dio che Daniela aveva portato in tavola, ma
    lei mi guardo’ storto

    ” Ma che fai, Stefanino, ti alzi? Ti ho preparato il dolce che piace a te, un
    bel profitterol. Non mi dirai che sei sazio?” La guardai con un misto di amore
    e di rimprovero

    ” Per favore, Daniela, io mi chiamo Stefano. Stefano, capito? Non Stefanino”

    ” Uffa! Per me sei sempre il mio fratellino. E non ti alzare che vado a
    prendere il dolce dal frigo” Allargai le braccia in segno di resa, tra
    l’ironia di mio cognato Gianluca e dei miei adorati nipoti, Mattia, il grande
    di vent’anni e la piccolina Arianna di undici

    ” Dai, zio Stefano, pensa che almeno quando vieni a cena tu, la mamma tira
    fuori il meglio di se stessa come cuoca” intervenne ironicamente Mattia

    ” E si. Quasi quasi ti invito piu’ spesso” Fece eco mio cognato

    ” Sempre a lamentarti tu. Come se durante gli altri giorni vi faccio morire di
    fame” Era stata mia sorella a parlare, portando uno splendido profitterol sul
    tavolo “Piuttosto fai le porzioni e a Stefanino dai quella piu’ grossa. Povero
    fratellino mio non mangia mai niente di decente con quella vita d’inferno che
    fa” Scoppiai a ridere mentre Gianluca finse di offendersi

    ” La facessi io la vita d’inferno che fa lui. Sempre circondato da belle
    donne, con un sacco di tempo libero a disposizione. A proposito di tempo
    libero, vai ancora in palestra?”

    ” Regolarmente.” Risposi addentando con gusto il dolce preparato da Daniela
    “Mi piace tenermi in forma. Faccio un po’ di pugilato ed un bel po’ di pesi.
    Di solito, sto anche attento all’alimentazione, tranne quando vengo a cena da
    voi” Stavolta fu Gianluca a mettersi a ridere

    ” Altrimenti, con questo ritmo e con queste cene, addio fisico palestrato”

    ” Lo volete il caffe’, ragazzi?” intervenne di nuovo Daniela dopo che noi
    avevamo spazzolato completamente il suo dolce fatto in casa

    ” Si Daniela, preparaci il caffe’ e intanto io offro a Stefano quel liquore al
    cioccolato che ho comprato durante la nostra ultima vacanza” rispose Gianluca.
    Ci spostammo sul divano io e mio cognato, dopo che lui aveva preso dal mobile
    bar il liquore di cui parlava e mentre la piccola e dolce Arianna quasi
    sveniva dal sonno. Mattia invece, si mise a trafficare sul suo cellulare, come
    ogni giovane della sua eta’, con un’aria pero’ un po’ strana e addirittura
    preoccupata. Pensai a qualche pena d’amore e mi alzai per andargli vicino.
    Diamine, era il mio unico nipote maschio e sapevo per certo che lui mi adorava
    e mi vedeva come un esempio da imitare

    ” Cosa c’e’ Mattia? Qualche ragazza che ti fa soffrire? Se vuoi posso darti
    qualche consiglio. Un po’ di esperienza con le donne ce l’ho” Mattia si mise
    il telefonino immediatamente nella tasca dei suoi jeans per toglierlo dalla
    mia visuale, gesto che mi fece preoccupare ancor di piu’

    ” Ma no zio Stefano. Stavo solo messaggiando con i miei amici, niente di
    preoccupante, stai tranquillo”

    ” Beh, comunque io sono sempre a disposizione per mio nipote”

    ” Lo so, grazie zio Stefano”

    ” Ad ogni modo, se dovesse essere una questione di ragazze, credimi, non ne
    vale la pena. Con me hanno sempre sofferto loro” Dissi questa frase proprio
    mentre mia sorella tornava con due tazzine fumanti di caffe’

    ” Ma bravo! Bei consigli che dai a tuo nipote. Come se noi donne fossimo solo
    buone per quello. Capisci cosa intendo?”

    ” Capisco, capisco” risposi prendendo la tazzina di caffe’.

    ” A proposito di ragazze. Quand’e’ che mi presenti una ragazza seria e metti
    la testa a posto? Alla tua eta’ dovresti essere gia’ sposato con dei figli e
    invece corri dietro a tutte le sottane che incontri. Che gusto ci proverai?”

    ” Quanto al gusto che ci provo, non farmi parlare. Sei mia sorella piu’ grande
    e non ce la faccio a parlare con te di certi argomenti. E per quanto riguarda
    le sottane….Ma quale donna le porta ancora?”

    ” Io a volte le porto e non sono un residuato della prima guerra punica, per
    tua norma. Mi sento ancora giovane e quando voglio so anche essere sexy. Ho
    solo 43 anni, sai” L’abbracciai teneramente

    ” Tu sei la piu’ bella sorella che esista. Solo per una come te potrei perdere
    la testa. Purtroppo, hanno gettato lo stampino di donne simili. Adesso
    vogliono solo divertirsi. Andare a cena, poi al pub o in discoteca, vogliono
    essere prese con una macchina con i controfiocchi ed io mi adeguo. Do loro
    quello che richiedono a patto che loro mi diano quello di cui ho bisogno. E’
    un semplice scambio. A loro va bene, a me pure e quindi…”

    ” E quindi non mi farai mai diventare zia, ho capito”

    ” E chi lo sa? Tutto puo’ succedere. Per adesso mi diverto, in futuro vedremo”
    Continuavo a tenere abbracciata mia sorella, mentre mio nipote e mio cognato
    ci osservavano divertiti. Sempre le solite schermaglie tra me e lei. Daniela
    che non vedeva l’ora che mi formassi una famiglia ed io che invece, non ci
    pensavo proprio. E chi me l’avrebbe fatto fare? Avevo veramente un nugolo di
    belle ragazze pronte ad uscire con me, compresa qualche modella da urlo. Con
    il mio lavoro come direttore del settore creativo di una grande azienda di
    pubblicita’, avevo modo di conoscere tanta bella gente ed il mio fisico
    modellato dallo sport mi aiutava considerevolmente. Alto un metro e ottanta,
    raramente trovavo delle femmine in grado di resistermi se volevo conquistarle.
    Per di piu’, i miei guadagni erano ottimi e questo era un altro componente che
    mi avevano fatto diventare uno scapolo d’oro. Ma quando mi trovavo di fronte
    mia sorella, tornavo ad essere Stefanino e, tutto sommato e malgrado le mie
    finte arrabbiature, la cosa non mi dispiaceva affatto. Daniela si sottrasse
    all’abbraccio con un po’ di vergogna ed io raggiunsi mio cognato sul divano.
    Era proprio una bella famiglia. Gianluca era un buon padre e un ottimo marito,
    la piccola Arianna semplicemente deliziosa e Mattia un ragazzo a posto,
    studioso ed educato, magari un po’ fissato col telefonino che aveva ripreso di
    nuovo in mano. Il classico squillo di un messaggio ricevuto lo fece pero’
    quasi trasalire. Lesse quel messaggio e poi si rivolse ai suoi genitori

    ” Devo scendere. Ci vediamo quando rientro. Ciao zio Stefano”

    ” Non fare tardi, mi raccomando, altrimenti domani non ce la fai a svegliarti
    per andare all’universita'” gli disse Daniela

    ” Uffa ma’, non rompere. Ho vent’anni, non mi puoi assillare cosi'”

    ” E lascialo stare” intervenni comprendendo perfettamente le esigenze di mio
    nipote

    ” Grazie zio. Diglielo un po’ te che esagera”

    ” Lei esagera e lo sa bene, ma e’ un comportamento normale da madre” aggiunsi
    cercando di non inimicarmi mia sorella e di rimanere in equilibrio sul
    difficile rapporto madre-figlio “Quindi, va, divertiti ma non farla stare in
    pensiero”

    ” Ok zio Stefano. Ora devo proprio andare. Ciao a tutti” Mi alzai per dargli
    una pacca sulle spalle

    ” E ricordati Mattia, per qualunque cosa io ci sono” Mattia mi sorrise e poi
    si dileguo’. Lo sentii aprire la porta e richiuderla e poi udii i suoi passi
    veloci sul pianerottolo prima e sulle scale poi. Mi rimisi seduto e mi accesi
    una sigaretta, notando come uno strano silenzio fosse sceso in quella casa. Fu
    ancora Daniela ad iniziare il discorso

    ” Mi preoccupa quel ragazzo, Stefano. Mi preoccupa seriamente” Il fatto stesso
    che mi avesse chiamato Stefano e non Stefanino era di per se preoccupante.
    Solo quando era molto seria riusciva a chiamarmi col mio nome di battesimo

    ” Non capisco. A me è sembrato normale. Certo, e’ un ragazzo di vent’anni, con
    tutte le problematiche di quell’eta’ e sinceramente anche a me ha dato qualche
    segnale, ma forse si e’ solo preso una cotta per una ragazza” Mio cognato,
    fino a quel momento in silenzio prese la parola

    ” Non e’ proprio cosi’. Daniela, porta a letto Arianna che si e’ addormentata
    sul tavolo e io racconto a Stefano i motivi della nostra preoccupazione”

    Adesso ero preoccupato veramente. Non lo ero quando mia sorella si lamentava,
    ma Gianluca non era il tipo di preoccuparsi se non ci fosse stato un valido
    motivo

    ” Ti ascolto” dissi laconicamente

    ” Mattia si comporta stranamente. Tanto per cominciare, ho scoperto che sono
    otto mesi che non da piu’ un esame, proprio da quando ha iniziato ad uscire
    con il suo nuovo gruppo. Sta sempre su quel maledetto telefonino aspettando
    messaggi e telefonate e poi, come hai potuto vedere, appena arriva quello che
    aspetta, si precipita immediatamente”

    ” Questo e’ abbastanza normale, considerando la sua eta’. Tu li conosci questi
    ragazzi con cui esce?”

    ” Questa e’ la prima stranezza. Sono tutti ragazzi che conosco, tutti di buona
    famiglia e i loro genitori sono preoccupati come noi”

    ” Pensi che si possa drogare?”

    ” L’ho pensato, ma non vedo i classici sintomi”

    ” Neanche io, in effetti. E allora? A me sembra tutto normale” obiettai

    ” Ora ci arrivo. Ti ricordi quando Mattia e’ stato ricoverato all’ospedale sei
    mesi fa’?”

    ” Certo che me lo ricordo. Quando ha fatto l’incidente col motorino e si e’
    fratturato il braccio”

    ” Non c’era stato nessun incidente. Si era picchiato con qualcuno e lui ci ha
    pregato di dire a tutti che aveva avuto un incidente. Naturalmente, non ha mai
    voluto dire con chi si fosse picchiato”

    ” Forse con qualcuno di questo gruppo. Sai se c’e’ qualche ragazza? Forse sta
    insieme a qualche tipa e l’ha difesa da quest’altro. O forse e’ l’esatto
    contrario e ha dato fastidio ad una ragazza che sta insieme ad un altro”

    ” E’ quello che abbiamo pensato. Solo che erano giorni che tornava a casa
    regolarmente pestato. Dopo la frattura del braccio ci siamo informati e
    abbiamo scoperto che giorni prima un altro ragazzo di quel gruppo aveva avuto
    lo stesso pestaggio, con tanto di braccio fratturato e che anche gli altri due
    amici tornavano a casa regolarmente con gli occhi gonfi e pestati. Tu cosa ne
    pensi?”

    ” Forse la mia idea di prima e’ ancora valida, solo che evidentemente, non si
    e’ svolta all’interno dello stesso gruppo ma sono andati a rompere le scatole
    a qualche ragazza di un’altra comitiva. La conosci la filosofia del branco,
    no? Si e’ piu’ ripetuta una cosa del genere?”

    ” Non a quel livello, ma ogni tanto rientra col labbro gonfio o con l’occhio
    nero” Mi sdraiai sul divano a pensare. Avevano ragione mia sorella e mio
    cognato. La situazione era abbastanza complicata e mio nipote si era cacciato
    in qualche guaio. Mia sorella, che nel frattempo era tornata nel salone, mi
    guardo’

    ” E’ una brutta situazione, vero? Non sappiamo come comportarci e con Mattia
    e’ impossibile parlarci” Mi misi vicino a lei e l’abbracciai

    ” Dai, vedrai che non e’ niente di preoccupante. Rimango dell’idea che Mattia
    e i suoi amici hanno dato fastidio a qualche ragazza e gli amici di questa
    glie l’hanno fatta pagare e, appena li vedono, continuano a prenderli a botte.
    Probabilmente, si tratta di un gruppo piu’ numeroso e se ne approfittano. Sono
    episodi di bullismo che esistono, purtroppo”

    ” Sara’ come dici tu. Pero’ bisogna farli smettere. Io non ce la faccio piu’ a
    vedere mio figlio che torna a casa pesto e sanguinante”

    ” Bisognerebbe avvertire la polizia. Forse dovreste parlare con gli altri
    genitori”

    ” E non ci abbiamo pensato? Sono maggiorenni e devono farla loro la denuncia.
    Noi non possiamo farci niente e i ragazzi sono troppo terrorizzati e appena si
    parla di un’eventualita’ simile si rinchiudono nel silenzio” Rimanemmo qualche
    secondo anche noi in silenzio, mentre elaboravo le possibili soluzioni

    ” Avete parlato sempre di ragazzi. Non ci sono ragazze in questo gruppo?”

    ” Questa e’ un’altra stranezza. Ce n’e’ una ma non e’ del quartiere e non la
    conosco. Forse e’ una compagna di universita’, ma non so dirti altro” rispose
    di nuovo mia sorella

    ” Perche’ la consideri una stranezza?”

    ” Una ragazza in mezzo a quattro maschi? A me sembra strano. Ai miei tempi si
    usciva in comitiva, con un sacco di maschi e di femmine. Non sarei mai uscita
    da sola con quattro ragazzi”

    ” Beh, in effetti. L’hai vista? Ci hai mai parlato?”

    ” L’ho vista diverse volte, ma non sono mai riuscita ad affrontarci un
    discorso. So che si chiama Sara e poco altro. E’ carina, con un bel viso. Una
    ragazza normalissima”

    ” Sentite. Voglio cercare di fare qualcosa. Non mi va proprio l’idea che mio
    nipote venga picchiato e vi giuro che se scopro chi sono questi stronzi, li
    mando io all’ospedale. Questa e’ la volta buona che metto a frutto i miei
    allenamenti di pugilato. Ma prima vorrei cercare di capire meglio. Sapete dove
    si mettono Mattia e i suoi amici? Hanno un posto, che so, un muretto, un bar?”

    ” Si certo. Si mettono spesso seduti al bar in piazzetta, soprattutto adesso
    che comincia a fare caldo. Poi non so. Verso mezzanotte se ne vanno in giro,
    ma non chiedermi dove perche’ non saprei dirtelo”

    ” Di solito a che ora ritorna a casa Mattia?”

    ” Verso l’una, l’una e mezza. Lo credo poi che il giorno dopo non ce la fa a
    svegliarsi. Il venerdi’ e il sabato poi fa mattina”

    ” Bene! Sono le undici e un quarto” feci guardando il mio Rolex d’acciaio
    “Dovrei trovarli ancora al bar. Giusto?”

    ” Penso di si”

    ” Perfetto. Allora vi ringrazio della cena e scendo a dare un’occhiata. Vi
    terro’ informati” Abbracciai mia sorella e strinsi affettuosamente la mano a
    Gianluca ma, mentre stavo per scendere, Daniela mi prese per il braccio

    ” Stai attento Stefanino, ho un brutto presentimento” Sorrisi tranquillo

    ” Lascia fare a me. Vedrai che ne verremo a capo”

    Salutai di nuovo mia sorella e suo marito e scesi le scale di corsa. Avevo
    parcheggiato la mia Mercedes proprio sotto casa ma avevo deciso di dare
    un’occhiata a questi ragazzi e mi avviai a piedi verso la piazzetta, distante
    meno di un chilometro. Respirai a pieni polmoni l’aria che si era fatta
    frizzante pur essendo a maggio, riflettendo sulla situazione di mio nipote.
    Non vedevo altre possibilita’ se non quella prospettata poco prima, ovvero che
    Mattia e i suoi amici si stavano scontrando ripetutamente con i componenti di
    un altro gruppo e che avessero regolarmente la peggio. Intanto, cominciavo a
    vedere in lontananza le luci del bar e affrettai la mia camminata e, dopo
    pochi minuti, avevo ben visibile il gruppo di Mattia: quattro ragazzi ed una
    ragazza seduti intorno ad un tavolino ed intorno altre persone che non mi
    interessavano minimamente. Mentre mi avvicinavo ulteriormente, cercavo di
    cogliere qualche anomalia, ma non riuscivo a trovare nulla. Mattia era di
    spalle e non poteva vedermi e cominciavo ormai ad inquadrare perfettamente gli
    altri. Sentivo la ragazza che parlava e potevo notare gli altri che
    ascoltavano silenziosamente. Aveva un viso fresco, con poco trucco a parte un
    lucidalabbra ed era effettivamente molto carina. Giunsi a portata di mio
    nipote e gli diedi una pacca sulle spalle. Mattia si volto’ e mi guardo’ come
    se fossi un fantasma

    ” Zio Stefano! Ma cosa ci fai qui’?”

    ” Avevo finito le sigarette e questo e’ l’unico bar della zona aperto a
    quest’ora” mentii

    ” Ah, bene” rispose tranquillizzandosi

    ” Non mi presenti i tuoi amici?” insistetti, notando un lieve disappunto sul
    suo volto. Rimase qualche secondo in imbarazzo e ne approfitto’ la ragazza,
    alzandosi e dandomi la mano

    ” Faccio io le presentazioni. Io sono Sara e loro tre sono rispettivamente
    Roberto, Valerio e Andrea” I tre ragazzi risposero all’unisono dicendo
    “Piacere” e potei notare come avessero tutti e tre la faccia pulita da bravi
    ragazzi. Due di loro, esattamente Roberto e Andrea, portavano dei segni sul
    volto che al mio occhio esperto risultarono essere segni di pugni o comunque
    di percosse, ribadendo in tal modo come all’interno di questo piccolo gruppo
    ci fosse un segreto, ma il mio maggiore interesse era verso Sara. Era
    veramente una bella ragazza, altro che carina come l’aveva definita mia
    sorella, con una cascata di capelli castano scuri che le scendevano quasi fino
    al sedere. Indossava un jeans molto aderente che le delineava il bacino
    perfettamente e, incurante del fresco di quell’ora, una canotta nera che
    metteva bene in mostra un bel seno, non enorme ma decisamente corposo. Notai
    subito che aveva le spalle piuttosto ampie e pensai subito ad una ragazza che
    facesse nuoto. Notai tre tatuaggi. Un delfino sul polso destro, una scritta in
    caratteri cinesi sullo stesso braccio e un uccello rapace, probabilmente un
    falco, che teneva sul dorso del piede destro, ben visibile a causa dei suoi
    sandali aperti con un tacco di sette/otto centimetri. Era alta nella media,
    probabilmente intorno al metro e sessantacinque, considerando che, malgrado i
    suoi sandali, era ancora leggermente piu’ bassa di me. Un look semplice,
    tipico delle ragazze della sua eta’ e quello che mi colpi’ in lei fu piu’ che
    altro il sorriso col quale aveva fatto le presentazioni. Bello, senza dubbio,
    con una dentatura bianca e perfetta, ma soprattutto sfrontato, di chi sa che
    puo’ avere tutto nella vita. Avevo avuto troppe ragazze belle nella mia vita
    per non saper riconoscere subito un sorriso del genere. La sua stretta di mano
    poi era conforme all’idea che mi ero fatto di lei. Era una stretta forte,
    sicura che trovai forse poco femminile anche se piacevole. Dopo le
    presentazioni mi lascio’ la mano, senza distogliere lo sguardo su di me

    ” Mattia non mi aveva detto di avere uno zio giovane e affascinante” prosegui’
    la ragazza, dandomi la dimostrazione che di sfrontato non aveva solo il
    sorriso

    ” Oh per favore” mi schernii “Potrei essere vostro padre

    ” Forse. Pero’ non lo sei, caro zio Stefano”

    ” Che fai? Mi prendi in giro?”

    ” Non sia mai. E cosa farai di bello dopo aver comprato le sigarette?”

    ” Me ne vado a casa. Domani devo andare a lavorare”

    ” E non ti andrebbe di farti un giretto con un gruppo di ragazzi piu’ giovani?
    Avevo deciso di andare a giocare a biliardo. Perche’ non ti aggiungi a noi?”
    La guardai in faccia. Ma cosa faceva? Ci provava con me? Spudoratamente
    davanti ai suoi amici? Neanche io, pur essendo abituato a ragazze che non si
    facevano pregare di venire a letto con me, avevo mai visto una tipa del
    genere. Avevo conosciuto ragazzine che per fare una pubblicita’ in televisione
    me l’avrebbero data volentieri, ma questa non sembrava avere secondi fini, non
    conoscendo nemmeno che tipo di lavoro facessi. Pero’ mi faceva comodo una
    richiesta del genere. Se volevo scoprire chi fossero quei bastardi che
    picchiavano mio nipote e i suoi amici, quella era un occasione da non perdere.
    Tuttavia, feci finta che la cosa non mi andava del tutto

    ” Oddio, mi farebbe piacere. Sai, sono molto bravo a biliardo. Pero’ non
    vorrei rompervi le scatole. Tu che ne dici Mattia?” Mio nipote mi guardo’ in
    modo strano. Era decisamente a disagio ed un po’ lo comprendevo. Uno zio, pur
    piuttosto giovane, in mezzo al suo gruppo, era qualcosa che avrebbe voluto
    evitare

    ” Io non so, zio. Forse sarebbe meglio che tu….” Non termino’ la frase. Sara
    alzo’ verso di lui il braccio con la mano aperta a dirgli chiaramente di fare
    silenzio e poi intervenne

    ” Mattia e’ contento, non ti preoccupare. Vai pure a comprare le sigarette.
    Noi ti aspettiamo qui’ e poi andremo a farci una partita a biliardo” Feci
    quanto mi aveva detto. Ci sapeva fare la ragazza. Era evidente che doveva
    avere un certo ascendente sui maschi del gruppo che forse, potevano essere
    addirittura tutti cotti di lei per il modo in cui la guardavano e per come
    accettavano le sue proposte senza minimamente interferire. Per esperienza,
    sapevo perfettamente che i maschietti diventano dei coglioni timidi quando si
    innamorano e il comportamento di quei ragazzi era molto timido e quasi
    riverente. Comprai le sigarette che non mi servivano affatto e mi diressi
    verso il gruppo. Si erano alzati tutti e mi stavano attendendo. Sara, ancora
    lei, prese la parola

    ” Allora, voi quattro prendete la macchina di Andrea, mentre io vado con lo
    zio Stefano” I quattro ragazzi, senza proferire parola si avviarono, ma a me
    l’ironia di Sara cominciava a starmi sulle palle

    ” Senti ragazzina, non sono arrivato a 35 anni per farmi prendere per il culo
    da te. Forse lo potrai fare con loro, ma non con me. Non sono tuo zio”

    ” Come sei suscettibile! Affascinante e suscettibile. Ok, vada per Stefano,
    allora. L’hai parcheggiata lontana la tua auto?”

    ” Sotto casa di Mattia. Dai, incamminiamoci”

    ” Non ci penso neanche. Troppo lontano. Vacci tu a prenderla. Io ti aspetto
    qui'” Stavo per replicare. Non ero certo il tipo da prendere ordini e
    tantomeno da prenderli da una ragazza di una ventina d’anni, ma mi trattenni.
    Avevo assoluto bisogno di scoprire cosa accadeva a mio nipote e di
    interrompere quella serie di violenze perpetrate a lui e ai suoi amici e
    litigare con Sara me l’avrebbe potuto impedire, pertanto, mitigando il mio
    istinto che era quello di prenderla a ceffoni, le dissi di attendermi davanti
    al bar. Dopo una decina di minuti ero di ritorno. Lei sgrano’ gli occhi
    aprendo lo sportello

    ” Giri con una Mercedes sotto il culo? Hai capito zio Stefano, oh pardon,
    Stefano. Affascinante e con i soldi. Sei proprio un tipo da sposare”

    ” Mettiti in fila, ragazzina” le risposi con acidita’. Lei sorrise. Era
    veramente un bel tipo e non solo per la sua avvenenza. Si vedeva chiaramente
    che i suoi quattro amici pendevano direttamente dalle sue belle labbra. Quanto
    a me, un pensierino ce l’avevo fatto appena vista. Il suo viso era
    notevolmente bello, geometricamente perfetto, con il naso, la bocca e gli
    occhi scurissimi delineati perfettamente nell’ovale del volto e il suo corpo
    mi faceva venire l’acquolina in bocca. Ma…. Ma era troppo piccola per me.
    Non me la sarei mai sentita di andare a letto o peggio, instaurare una
    relazione con una ragazza che doveva essere appena maggiorenne. Senza
    considerare che era un’amica di mio nipote che, probabilmente, aveva una cotta
    per lei. Ma anche se avessi dovuto soprassedere a tutte queste cose, mi stava
    antipatica. Troppo sicura di se stessa, troppo autoritaria ed ironica per
    andar d’accordo con uno come me. E tutto questo, dopo neanche cinque minuti
    che la conoscevo. Lei nel frattempo sali’ e con fare sicuro, tiro’ indietro il
    sedile mettendo i suoi piedi sul cruscotto

    ” Togli le gambe.” La rimproverai “Ascoltami bene Sara, in macchina mia le
    regole le faccio io e quindi, per favore siediti in modo corretto”

    ” Hai una sigaretta? Si che ce le hai, le hai appena comprate” mi chiese
    togliendo finalmente le sue gambe fasciate dal jeans dal mio cruscotto. Le
    passai il pacchetto e l’accendino

    ” Accendine una anche per me e poi indicami la strada” le chiesi

    ” Segui la macchina di Andrea. Ma dimmi, che lavoro fa uno come te per
    meritarsi una macchina simile?”

    ” Lavoro nel campo della pubblicita'”

    ” E cioe’?”

    ” Sono quello che crea le campagne pubblicitarie delle varie aziende. Mi
    occupo sia del settore creativo, con l’invenzione degli slogan, ad esempio,
    che cercare i personaggi giusti per quel tipo di campagna. Se mi serve una
    ragazza per un prodotto casalingo, andro’ alla ricerca di un tipo acqua e
    sapone, se invece devo creare una campagna pubblicitaria per un profumo, mi
    servira’ una tipa piu’ aggressiva. Capito il concetto?”

    ” E per fare stronzate simili ti riempiono di soldi?”

    ” Non mi riempiono di soldi. Non sono ricco. Ma mi danno uno stipendio di buon
    livello e siccome mi piace godermi la vita, mi sono comprato una macchina del
    genere. Tutto qui'”

    ” Figo. Ed io per quale tipo di campagna pubblicitaria sarei adatta?” Ci
    pensai su, mentre seguivo la macchina dei quattro ragazzi

    ” A quella di una gomma da masticare. Ti vedo bene mentre la mastichi e dopo
    crei una bolla per farla poi scoppiare” Si mise a ridere fragorosamente

    ” Mi piacerebbe. E poi dovrei venire a letto con te, ovviamente. Altrimenti
    niente lavoro”

    ” Ma chi te le ha messe in testa queste idiozie? Si fanno provini seri per
    ottenere un lavoro del genere. Ci sono agenzie di ottimo livello e ogni
    ragazza che poi vedi in tv o sui cartelloni pubblicitari e’ una professionista
    che lavora sodo”

    ” Si, lo immagino che tipo di provini e che tipo di professioniste siano,
    quelle. Ma non devi prenderla come un’offesa. A letto con te ci verrei gratis,
    figuriamoci per un lavoro come quello di attrice pubblicitaria” Rimasi senza
    parole. Quella ragazza mi stava facendo perdere il controllo. Era schietta e
    senza peli sulla lingua e pertanto, mi metteva in grossa difficolta’. Senza
    contare che si stava offrendo su un piatto d’argento ed era troppo carina per
    non cominciare a pensare a quella eventualita’. Rigettai quel pensiero

    ” Non dire scemenze. Dimmi tu piuttosto. Cosa fai, studi?”

    ” Diciamo di si”

    ” Perche’ diciamo? Studi oppure no?”

    ” Vado all’universita’ e fingo di studiare. Sto al secondo anno di
    giurisprudenza e forse prendero’ la laurea per non stare a sentire i miei, ma
    non faro’ mai l’avvocato”

    ” E perche’ mai? E’ una professione meravigliosa che apre prospettive molto
    interessanti anche nel campo della magistratura”

    ” Parli come mia madre. Non faro’ l’avvocato e nessun altro tipo di lavoro
    perche’ non mi va di fare un cazzo. Semplice, no?” Rimasi ancora una volta
    sconcertato

    ” E cosa vorresti fare nella vita?”

    ” Sposarmi uno con un sacco di soldi, togliergli tutto, lasciarlo e poi fare
    il cazzo del mio comodo”

    ” Ma che modo e’ di pensare ad un avvenire? E soprattutto, che modo e’ di
    parlare? Sei una bella ragazza e dovresti avere un linguaggio piu’ consono”

    ” Perche’ dico spesso <cazzo>? E’ vero, ho sempre <cazzo> in bocca. Magari
    vorresti che fosse il tuo? Dimmi la verita’, ti piacerebbe?” Era veramente
    troppo. Quella ragazza aveva il potere di farmi sentire a disagio. Per
    fortuna, la macchina dinanzi a me si fermo’ e parcheggio’ e Sara mi disse di
    fare altrettanto. Eravamo arrivati. Parcheggiai anch’io e scendemmo. Non
    sapevo che avevo appena imboccato la strada del non ritorno.

    Fine prima puntata

    Schiavolc replied 1 year, 5 months ago 1 Member · 2 Replies
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  • Schiavolc

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    Luglio 7, 2023 at 9:05 pm

    Sara si mise in testa al nostro gruppetto e la seguimmo in fila indiana, io
    dietro di lei e Mattia per ultimo, quasi a cercare di stare alla larga da me.
    Entrammo.

    La sala in questione era molto ampia, con una decina di biliardi quasi tutti
    occupati. Sara si rivolse a Roberto, uno degli amici di mio nipote

    ” Vai a prendere uno dei due tavoli liberi. Svelto, prima che occupino anche
    quello” Roberto si diresse verso il grosso bancone dietro il quale si trovava
    un uomo calvo e piuttosto corpulento. Doveva essere lui il proprietario o
    comunque il gestore. Guardai Sara un po’ meravigliato, ma ormai nemmeno tanto

    ” I tuoi amici fanno sempre quello che tu dici loro senza mai controbattere?”

    ” Ti meraviglia? Si, fanno sempre quello che io dico loro” Era proprio da
    prendere a schiaffi. Prima lei poi quei quattro coglioni che le facevano da
    cavalieri serventi. Li osservai. Eppure, erano tutti dei bei ragazzi che
    potevano avere ragazze anche molto carine senza nessun problema. Possibile che
    si fossero cosi’ rimbecilliti? La schiettezza di Sara era talmente abnorme che
    cominciavo a pensare cose strane. Mi veniva in mente di tutto, che li avesse
    sedotti ad esempio e che poi li tenesse sul filo del rasoio facendo di loro
    una specie di prigionieri del sesso. Certo, rimaneva il mistero delle percosse
    che era la cosa piu’ importante da scoprire, ma anche questo mistero mi stava
    intrigando. E soprattutto mi stava innervosendo nel vedere Mattia come un
    ebete accondiscendente. Intanto, Roberto torno’

    ” Abbiamo il biliardo numero nove, Sara”

    ” Bene! Tu hai detto di essere un campione, vero?” Sara si era rivolta verso
    di me sorridendo sardonicamente. Un campione non lo ero, ma me la cavavo,
    anche se ormai da qualche anno non prendevo una stecca in mano, ma quel
    sorriso mi stava mettendo in difficolta’

    ” Mi piacerebbe fare una partita con mio nipote” dissi, evitando di rispondere
    alla sua domanda

    ” Mattia non gioca. Se vuoi giocare, fallo contro di me. Oppure te la stai
    facendo sotto” Stavo cominciando ad incazzarmi sul serio

    ” E chi sei tu per sapere se lui vuole giocare o meno?”

    ” Domandaglielo. Anzi, lo faccio io. Mattia, vuoi giocare contro tuo zio?”
    Vidi per un attimo lo sguardo di mio nipote cercare quello della ragazza,
    quasi come se stesse cercando delle risposte che da solo non avrebbe saputo
    darmi e poi si rivolse verso di me

    ” Veramente no, Sara. Io non gioco. Mi dispiace zio” Aveva parlato con un filo
    di voce. Possibile che tutto quello che dicesse Sara andasse bene? Andai verso
    di lui e lo presi per un braccio

    ” Vieni Mattia, allontaniamoci un po’. Devo assolutamente parlarti”

    ” No zio. Non devo dirti niente” Sara ci guardo’ sorridente

    ” Vai Mattia. Tuo zio vuole parlarti. Magari saranno cose da uomini. Quanto a
    te, Stefano, io intanto faccio dei tiri di prova in attesa che tu ti degni di
    giocare contro una ragazza. Se ne hai le palle” Come d’incanto, appena la
    ragazza aveva terminato di parlare, mio nipote si lascio’ trascinare lontano
    da Sara e dagli altri ragazzi e, appena fummo abbastanza lontani, lo
    apostrofai

    ” Ma insomma Mattia. Ma che cazzo avete tutti e quattro? Sembrate cagnolini
    che scodinzolano aspettando una carezza della loro padrona. Degli altri tre
    m’interessa fino ad un certo punto, ma tu sei mio nipote e non riesco a
    sopportare che tu faccia tutto quello che lei ti dice. Ma che razza di uomo
    sei? Possibile che ti sia preso una cotta cosi’ grande da non farti vedere in
    che modo ti comporti? Se tutti e quattro vi siete innamorati di Sara,
    mettetela alle strette e ditele chi di voi debba essere il prescelto e se non
    fossi tu, chi se ne frega. E’ vero, è carina, molto carina, direi che e’
    proprio una bella fighetta, ma ce ne sono in abbondanza di tipe del genere. Tu
    sei un bel ragazzo, non dovresti avere problemi in tal senso. E poi e’ troppo
    sboccata. Insomma, questa e’ l’idea che mi sono fatta, se non e’ cosi’
    spiegami cosa sta accadendo perche’ mi sta dando fastidio vedere come ti
    comporti al suo cospetto” Avevo parlato tutto d’un fiato e Mattia mi aveva
    ascoltato senza interrompermi a testa bassa, poi alzo’ la testa e mi fisso’
    negli occhi

    ” Se ti da fastidio il mio comportamento, non so che farci. Anzi, sai che ti
    dico? Che e’ meglio che te ne vada zio Stefano” Lo presi di nuovo per un
    braccio

    ” Ma come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo. Se sono venuto con
    voi e’ perche’ ti voglio bene e voglio scoprire i motivi del tuo
    comportamento, non perche’ voglio trascorrere una serata con dei ragazzi poco
    piu’ che adolescenti. Tua madre mi ha detto tutto, mi ha detto che ci sono dei
    ragazzi che regolarmente te le danno di santa ragione e io voglio sapere chi
    sono” Mattia indietreggio’ di qualche metro, mentre il suo volto cambiava
    espressione. Sembrava quasi che stesse per piangere. Quel ragazzo era
    terrorizzato

    ” Vattene zio Stefano, vattene per favore. Lo dico anche per te. Ti prego” Lo
    abbracciai teneramente

    ” Chi cazzo ti ha terrorizzato in questa maniera? Mattia, devi confidarti con
    me”

    ” E’ meglio che rientriamo. Finiamo questa maledetta serata e poi non
    intrometterti piu’ nella mia vita privata. Sono abbastanza grande da sapermela
    cavare da solo” S’incammino’ verso i suoi amici ed io lo seguii
    malinconicamente. Non ero riuscito a sapere nulla se non che mio nipote era
    letteralmente terrorizzato da qualcuno. Sara intanto era chinata sul biliardo
    con la stecca in mano. Sembrava saperci fare, almeno considerando la sua
    postura e la presa sulla stecca. Si volto’ verso di me e poi si mise seduta
    sul bordo del biliardo

    ” Allora? Finito il consiglio di famiglia?” Feci cenno di si e lei prosegui’
    “E allora facciamoci questa partita”

    ” D’accordo, facciamoci sta benedetta partita” acconsentii

    ” Cosa ci giochiamo?”

    ” Ma cosa vuoi giocarti! Non mi sembra il caso” ribattei. Lei si alzo’ e venne
    vicinissima a me, a pochi centimetri. La sua bocca era pericolosamente vicina
    alla mia e il suo profumo era intenso e inebriante

    ” Non hai le palle, vero? Hai paura di perdere con una ragazza” Mi allontanai
    per non stare troppo vicino a lei. Quella ragazza era una diavolessa
    tentatrice ed io non avevo alcuna intenzione di cadere nella sua rete, ma non
    potevo neanche farle credere che mi mancasse il coraggio di scommettere
    qualcosa sulla mia abilita’ di giocatore di biliardo

    ” D’accordo. Se questo e’ quello che vuoi, giochiamoci qualcosa”

    ” Perfetto! Ho un’idea, allora. Chi vince potra’ chiedere qualsiasi cosa a chi
    perde”

    ” Mi sembra una stronzata”

    ” Tranquillo! Non intendevo soldi o cose del genere. Parlo di azioni, di
    gesti. Se dovessi vincere te, potrai chiedermi qualunque cosa, anche di
    portarmi a letto ed io potro’ fare altrettanto. Credo che ti obbligherei a
    portarmi in giro sulla tua Mercedes per tutta la notte. Che ne dici?” Rimasi
    interdetto. Da una parte mi dicevo che non avrei potuto perdere contro una
    ragazzina, ma se avessi perso? Cosa poteva chiedermi quella pazza? Non credevo
    ad un giro in macchina, ma non potevo tirarmi indietro ed accettai.
    Sicuramente avrei vinto io e non sarebbe sorto alcun problema

    ” Ok. A cosa vuoi giocare?”

    ” All’americana. Ci sai giocare?”

    ” E’ il gioco che preferisco” Presi anch’io una stecca, ne coprii la punta col
    gesso e poi misi il triangolo a circondare le palle. Quindi, le feci cenno con
    la mano che le avrei concesso la sbocciata. Sara sboccio’, senza mandare
    alcuna palla in buca e quindi tocco’ a me. Chiamai la palla numero sette in
    buca d’angolo e ce la mandai. Sara sorrise

    ” Bene! Le tue sono dal due all’otto e le mie dal nove al quindici” Poi si
    rivolse ad Andrea “Vai a prendere due birre e falle mettere sul conto.
    Paghera’ chi perde” Ancora una volta, il ragazzo si alzo’ e fece quanto Sara
    gli aveva ordinato, senza obiettare alcunche’. Quella ragazza sembrava avere
    un potere enorme nei confronti di tutti e quattro i ragazzi e questo mi faceva
    innervosire. Io ero sempre stato abituato a trattare le donne dall’alto in
    basso, le avevo fatte innamorare e le avevo lasciate quando mi avevano
    stancato. Non ero un maschilista vero e proprio, ma volevo essere io ad avere
    in mano la situazione e soprattutto il predominio con l’altro sesso. Ma
    intanto, la partita, dopo il mio brillante avvio, si stava per mettere male.
    Sara era molto brava ed ogni palla che mandava in buca l’accompagnava con un
    sorriso di scherno nei miei confronti. Una dietro l’altra, le sua palle
    finivano regolarmente nelle buche da lei indicate e si ritrovo’ con l’ultima
    palla mentre a me ne mancavano ancora tre. Non potei fare a meno di ammettere
    che lei fosse di un altro pianeta, rispetto a me. Forse la mia mancanza di
    allenamento avevano acuito questa differenza tra di noi, ma sicuramente era
    piu’ brava di me, riuscendo a fare colpi che non appartenevano al mio bagaglio
    di giocatore di biliardo. Sara osservo’ la posizione della sua ultima palla,
    bevve un altro sorso di birra e poi si rivolse ai suoi amici

    ” Osservate come zio Stefano perde la partita. La uno di calcio al centro” La
    osservavo, ammaliato e nello stesso tempo infastidito da quella sua sicurezza.
    La palla gialla, quella contrassegnata dal numero uno, colpita dal pallino
    bianco con maestria da Sara, lentamente si accomodo’ nella buca centrale.
    Aveva vinto la partita

    ” Ok, devo dire che sei veramente brava” ammisi ” Sono pronto a pagare la
    scommessa. Dove vuoi andare?” Lei mi guardo’ col suo stramaledetto sorriso

    ” Intanto, comincia col pagare il tavolo e le birre. E’ quello il primo passo
    che spetta al perdente. Noi ti aspettiamo fuori”

    Pagai il conto. Avrei voluto pagare cento volte quella misera cifra ma non
    aver perso con Sara. Ed invece si era dimostrata superiore a me. Nettamente. E
    non ci stavo proprio a perdere con una ragazzina di quasi la meta’ dei miei
    anni. Tutto quanto mi aveva innervosito non poco, senza considerare il mistero
    che incombeva su mio nipote. Uscii dalla sala da biliardo con la speranza che
    Sara volesse veramente essere scarrozzata da una parte all’altra della citta’
    e non avesse altre brutte idee in testa. Ma purtroppo, il mio sesto senso non
    mi ingannava. Sia lei che i quattro ragazzi si erano allontanati di diversi
    metri e si erano piazzati nel parcheggio antistante la sala, dove avevamo
    lasciato le nostre auto. Si era fatta ormai mezzanotte e mezza e non c’era
    nessuno in giro, a parte noi. Sara mi fece cenno con il braccio di
    raggiungerla. Da lontano, potei notare come il suo corpo fosse decisamente
    armonioso e strutturato molto bene. Se non fosse stato per quelle spalle
    troppo larghe da nuotatrice, lo avrei potuto definire perfetto, almeno
    all’apparenza. Non mi piacevano infatti le donne troppo sportive e preferivo
    quelle con le curve piu’ armoniose oppure quelle longilinee sul tipo delle
    modelle, ma a parte i miei gusti personali era veramente una gran bella
    ragazza. Stronza, ma decisamente attraente. Mi avviai in quella direzione e
    Sara mi accolse col suo solito sorriso ironico. Mi venne di nuovo vicinissima.
    Potevo sentire il suo respiro in quel modo. Mi prese la giacca con la sua mano
    destra

    ” Sei pronto a pagare il tuo debito?”

    ” Ok. Dimmi dove vuoi andare e ti ci portero'”

    ” Voglio andare a casa tua” Mi allontanai da lei

    ” No Sara, avevi detto che se avessi vinto avresti voluto soltanto fare una
    passeggiata” Lei si riavvicino’ prendendomi le mani tra le sue. Ormai avevamo
    le nostre bocche ad un centimetro

    ” Ho cambiato idea” disse semplicemente e poi sentii le sue labbra. Erano
    calde, dolcissime e mi piacevano. Molto piu’ di tutte le altre donne che avevo
    avuto. Erano vive e piene di desiderio. La sua lingua esplorava sapientemente
    la mia bocca e per qualche secondo mi abbandonai a quel bacio ma poi mi resi
    conto che non potevo. Lei era troppo piccola per me e c’era mio nipote a
    guardarmi. Non potevo proprio. Le diedi una leggera spinta e l’allontanai

    ” E’ sbagliato, Sara. Me ne vado a casa”

    ” Non fare lo stronzo. Lo so che ti piaccio. Pensi che non mi sia resa conto
    che avevi gia’ il cazzo dritto. Oooops ho detto di nuovo cazzo”

    ” Ma che razza di ragazza sei? Hai un linguaggio da scaricatore di porto e
    stai cercando di circuirmi davanti a tutti i tuoi amici. Sfogati con loro se
    proprio non riesci a tenerti le mutandine indosso” sbottai

    ” E chi ti dice che abbia le mutandine? Senti Stefano piantiamola. Hai fatto
    la figura dell’uomo per bene che non se la sente di andare con la Lolita di
    turno, ma adesso e’ giunto il momento che tu ti arrendi all’evidenza. Io
    voglio scopare con te e tu non vedi l’ora di farlo con me, percio’ basta!
    Prendi le chiavi della macchina e andiamo a casa tua” La guardai con rabbia

    ” Adesso basta lo dico io. Tu non mi dai ordini, e’ chiaro? Non sono uno dei
    tuoi amici che tratti come fantocci. Vattene con loro e non mi rompere piu'”
    Cercai le chiavi della mia macchina nella tasca dei pantaloni e tolsi
    l’antifurto per potermene andare al piu’ presto quando sentii la voce di Sara

    ” Tu non vai da nessuna parte, brutto figlio di puttana. Tu mi hai rifiutata?
    Tu non hai nemmeno la piu’ pallida idea di cosa hai fatto. Nessuno puo’
    rifiutarmi. Io ti faro’ pagare caro quest’affronto. Ti giuro che ti faro’
    piangere sangue. Non volevo farlo con te. Non volevo essere con te come sono
    stata con loro, ma adesso tu la pagherai” Mi voltai. Aveva alzato il tono
    della voce ed il suo sorriso era scomparso. Ora aveva un ghigno che mi fece
    quasi rabbrividire e i suoi occhi sembravano spiritati. Osservai anche i
    quattro ragazzi che fino a quel momento erano stati in silenzio. Sembravano
    preoccupati, molto preoccupati. No anzi, erano impauriti. Che diavolo stava
    succedendo? Stavo pensando se rispondere ed eventualmente cosa dire a Sara,
    quando lei mi precedette. Si rivolse prima a me

    ” Scommetto che era tutta una finzione la tua. Volevi stare con noi per
    scoprire cosa succede a tuo nipote, vero? Ora lo scoprirai perche’ prima di
    riprendermela con te lo faro’ con lui. Osserva cosa succede al tuo adorato
    Mattia” Volto’ la testa e guardo’ in direzione dei ragazzi ” Mattia, vieni
    immediatamente qui'” Mio nipote la guardo’ terrorizzato

    ” Ti prego Sara, non ho fatto niente” Sembrava implorarla ed io non capivo
    cosa stava accadendo. Perche’ Mattia non si faceva risentire e non la mandava
    a quel paese?

    ” Ti ho detto di venire qui'” ripete’ la ragazza con tono deciso. Stavolta era
    un ordine vero e proprio e non una richiesta fatta con tono deciso come aveva
    fatto fino ad allora. Mattia, a malincuore, le obbedi’, facendo un passo alla
    volta, molto lentamente. Sembrava che stesse andando al patibolo ed io lo
    osservavo piu’ incazzato che mai, ma quasi ipnotizzato dall’evolversi di
    quella strana situazione. Sara si era messa con le mani sui fianchi,
    attendendo che mio nipote arrivasse davanti a lei ed appena gli fu di fronte
    gli afferro’ il polso con la sua mano sinistra e con la destra lo colpi’ con
    un manrovescio terribile

    ” Lo sai che non mi piace ripetere lo stesso ordine per due volte” Disse a mio
    nipote tranquillamente, mentre la testa di Mattia si era girata come quella di
    un pupazzo dopo quello sganassone e mentre una grossa ferita si era aperta sul
    suo labbro superiore. Tra la mia meraviglia, il ragazzo si mise a piangere
    come un bambino

    ” Per favore Sara, ti prego, non picchiarmi” Pazzesco! Non potevo credere ai
    miei occhi. Non poteva essere vero quello che stavo ascoltando. Mi avvicinai a
    loro. Avevo intenzione di gettarmi addosso a quella pazza e di prenderla a
    sberle e solo il timore di una denuncia per violenza nei confronti di una
    giovane donna mi trattenne. Guardai mio nipote con disappunto

    ” Che cazzo fai Mattia? Ribellati! Come puoi accettare una cosa simile?
    Prendila tu a sberle questa puttanella” Sara si volse verso di me

    ” Pagherai anche per avermi chiamata puttanella, stronzo” Poi guardo’ di nuovo
    Mattia, sorrise e lo schiaffeggio’ nuovamente con violenza quindi, con il
    braccio che teneva il polso del ragazzo, effettuo’ una lieve torsione.
    Stavolta Mattia urlo’ dal dolore e Sara lo costrinse in poco tempo ad
    inginocchiarsi di fronte a lei

    ” Hai capito adesso perche’ questo cazzone di tuo nipote e gli altri tre
    cazzoni tornano a casa pesti? Perche’ prendono un sacco di botte da me” Era
    troppo! Non capivo perche’ Mattia e gli altri ragazzi non si ribellavano, non
    capivo perche’ accettavano persino le percosse da parte di una ragazza. Cosa
    c’era sotto? Decisi di intervenire io stesso. Al diavolo un’eventuale
    denuncia. Mi avvicinai a Sara e le presi il braccio col quale stava
    costringendo Mattia in ginocchio nel tentativo di toglierlo e di liberare mio
    nipote. Credevo che la cosa fosse di una facilita’ estrema e non forzai la
    presa, ma mi accorsi che non riuscivo a farle aprire quella presa. Non era
    possibile. Ero forte e robusto, allenato e soprattutto maschio, non potevo
    trovare tutte quelle difficolta’. Nel frattempo, Sara si era voltata verso di
    me sorridendo

    ” Ti meraviglia, stronzone? Te l’avevo detto che non hai nemmeno la piu’
    pallida idea di cosa hai fatto” Mi meravigliava? Ero praticamente sconvolto.
    Le afferrai la mano con tutte e due le mie, ma la situazione non cambiava. Non
    riuscivo a fare nulla se non a farla ridere di piu’. Indietreggiai di qualche
    metro guardandomi le mani con nervosismo, mentre Mattia ormai era in preda ad
    una crisi di pianto vera e propria. Pregava Sara di smetterla, che lui non
    aveva fatto nulla e che l’idea di aggregarsi a loro era stata mia e che non
    aveva mai detto niente a nessuno. Malgrado tutto quello che stavo osservando e
    che stavo vivendo sulla mia pelle, ancora non riuscivo a comprendere bene.
    Perche’ non ero riuscito a farla smettere? Forse le avevo preso la mano nel
    modo sbagliato, ma perche’ Sara era cosi’ sicura di se stessa? Mi guardai
    intorno cercando una risposta che non potevo trovare, anche se ormai era tutto
    evidente. Lei intanto mollo’ la presa su Mattia

    ” Alzati, cazzone” gli ordino’ e mio nipote, ancora piangente, le obbedi’ ma
    appena lo fece, Sara si giro’ su se stessa e, con uno stile inappuntabile,
    forse di karate o forse di qualche altra arte marziale, lo colpi’ in pieno
    petto con un calcio mandandolo diversi metri lontano a sbattere contro una
    delle macchine parcheggiate. Corsi verso di lui. Era sofferente ma sveglio e
    gli poggiai il mio braccio sotto la sua testa per sollevarla

    ” Oddio santo, Mattia, come stai? Rispondimi, ti prego” Lui mi guardo’ con
    quello sguardo dolce che conoscevo perfettamente

    ” Vattene, zio Stefano. Vattene! Forse sei ancora in tempo. Chiedi perdono a
    Sara e forse lei ti lascera’ andare e la tua vita non diventera’ un inferno
    come la nostra” Una rabbia enorme s’impadroni’ di me. Posai con delicatezza la
    testa di Mattia sull’asfalto e mi diressi verso Sara. Non m’importava piu’ che
    lei fosse una ragazza. Faceva karate? Bene, io facevo pugilato ed ero un uomo.
    Mi avvicinavo a lei pensando solo che volevo farle del male, volevo farla
    piangere come aveva fatto lei con mio nipote ma, quando mi trovai a poco meno
    di un metro da lei, tutta la mia baldanza si sgretolo’. Lei mi attendeva con
    le mani sui fianchi e col suo sorriso ironico

    ” Ancora non hai capito un cazzo, vero zio Stefano? Beh, e’ giunto il momento
    che tu mi conosca” Tolse le sue mani dai fianchi e avanzo’ verso si me. Non
    sapevo come affrontarla. Se fosse stato un uomo l’avrei preso a pugni ma, lei
    era una ragazza, una bellissima ragazza. L’avrei affrontata solamente con la
    mia forza fisica stando attento a non incappare in qualche colpo del suo
    karate. Sara mi lascio’ fare e ci prendemmo le mani incrociando le nostre
    dita, come nel piu’ classico dei combattimenti di lotta libera. Pensai che, a
    quel punto, tutto sarebbe stato semplice, dimenticandomi di come non fossi
    riuscito a farle perdere la presa su Mattia pochi secondi prima. Intendevo
    stringerle le dita piegando i miei polsi e farle provare dolore,
    costringendola ad inginocchiarsi ed iniziai a stringere, ma Sara non recedeva
    di un millimetro e, soprattutto, quel suo maledetto sorriso non accennava a
    diminuire. Cominciai a spingere, mettendoci tutta la mia forza, ma le sue
    braccia rimanevano nella stessa posizione

    ” Cominci a capire, zio Stefano? Cominci a capire che io sono molto piu’ forte
    di te? Il tuo cervellino ha compreso quali sono le mie potenzialita’? No?
    Bene! Ora te ne faro’ vedere una minima parte” Il suo sorriso scomparve ed
    inizio’ a far leva. Cominciavo a capire. La sua forza era incredibile. Cercai
    di indietreggiare per offrirle piu’ resistenza, ma le sue dita si erano
    strette a tenaglia sulle mie ed iniziavo a sentire un dolore incredibile. Mi
    dicevo che non era possibile, che non poteva essere reale quello che stavo
    vivendo, ma il dolore che Sara mi faceva provare era vero, intenso e non mi
    raccapezzavo. Scivolavo pian piano a terra, costretto dalla sua morsa e non
    potevo fare nulla. Mi ritrovai in ginocchio al suo cospetto e Sara mi lascio
    la mano sinistra, quella che lei teneva con la sua destra, mentre con l’altra
    continuava a fare pressione costringendomi in quella posizione. Aumento’ la
    sua pressione e dovetti arcuare la mia schiena non riuscendo in alcun modo a
    contrastarla. Dopo qualche secondo che mi parve eterno, la sua presa sembro’
    allentarsi ed io cercai di approfittarne per rialzarmi ma, appena provai a
    farlo, la sua mano ricomincio’ a stringere come prima

    ” In ginocchio, cazzone e bacia i miei piedi”

    ” Vaffanculo” le dissi facendo leva sul mio orgoglio e per tutta risposta mi
    arrivo’ uno schiaffo tremendo dato con la sua mano libera che non mi fece fare
    un capitombolo soltanto perche’ lei continuava a tenermi fermo con l’altra sua
    mano, mano che improvvisamente si strinse ancora piu’ a tenaglia sulla mia
    facendomi urlare dal dolore. Ormai, la mia mente era completamente offuscata,
    l’impossibilita’ di fare qualsiasi movimento era psicologicamente
    insopportabile, cosi’ come era insopportabile l’idea che una ragazza che
    pesava almeno venticinque chili meno di me potesse essere in grado di fare
    tutto questo. Eppure, ci riusciva con una facilita’ disarmante, a dispetto di
    ogni logica

    ” Ora aumento pian piano la mia pressione fino a spezzarti il braccio, a meno
    che tu mi dirai che sei pronto a baciare i miei piedi. Ti conviene sbrigarti
    ad accettare” La sua voce era calma, sempre intrisa di quell’ironia che aveva
    abbandonato solo nel momento in cui l’avevo rifiutata. Oh Dio, fossi potuto
    tornare indietro nel tempo! Avrei fatto l’amore con lei tutta la notte, avrei
    dato un calcio a tutte le remore che avevo avuto ed invece ero li’, in
    ginocchio ai suoi piedi, ancora incapace di credere a quello che stavo
    vivendo. Come aveva detto, inizio’ a stringere ancora di piu’. Lottavo con
    tutte le mie forze, ma ero incapace di alimentare una qualsiasi opposizione
    malgrado mi aiutassi anche con la mia mano libera ed il dolore era sempre piu’
    consistente. Il braccio cominciava a girarsi e mi resi conto che non potevo
    fare nulla. Urlai

    ” Lo faro’, Sara, lo faro’. Ti bacero’ i piedi, ma basta, ti prego”

    ” Lo vedi cazzone? Era soltanto una questione di tempo. Comunque, per te io
    sono <signorina Sara>. Non trovi giusto che tu mi porti il rispetto che
    merito?” Ero stordito, ma per interrompere quel dolore avrei fatto qualsiasi
    cosa

    ” Bacero’ i suoi piedi, signorina Sara, ma per favore, basta” Il mio orgoglio
    era ormai del tutto scomparso. Per la prima volta nella mia vita, mi arrendevo
    completamente. Non l’avevo fatto mai, sia nella vita di tutti i giorni,
    lottando con accanimento per arrivare ad avere un buon lavoro ed un ottimo
    stipendio, sia con le donne, riuscendo sempre a conquistare quella che io
    volevo avere, sia nello sport. Avevo perso a volte, ma sempre con l’onore
    delle armi e sempre con la voglia di rivincita, ma quella ragazza mi aveva
    annullato completamente in pochi secondi. La sua superiorita’ era stata
    talmente schiacciante che non avrei potuto fare a meno di ammetterlo con me
    stesso. Sarei voluto essere il piu’ lontano possibile da quel sorriso
    sardonico e da quelle mani d’acciaio. Come poteva una ventenne avere una
    potenza del genere? Una ragazza filiforme, non magra ma tutt’altro che grossa?
    Era una cosa inspiegabile. Le sue spalle leggermente piu’ larghe del normale
    non bastavano a fornire una spiegazione plausibile. Ma non era certo quello il
    momento di cercare di capire. Aspettavo che Sara accettasse le mie scuse e la
    mia sottomissione. Solo questo contava. La osservavo dal basso in alto, con lo
    sguardo implorante e finalmente lei fermo’ la sua pressione, pur rimanendo
    sempre con la sua mano stretta intorno alla mia. Una mano piccola, molto
    femminile ma che sembrava non avere limiti di potenza. Da quel momento, il
    dolore inizio’ ad essere piu’ sopportabile e Sara mi afferro’ per i capelli
    costringendomi a guardarla di nuovo

    ” Ma che bravo, zio Stefano. Lo vedi che con le buone maniere si ottiene
    tutto? Ed ora slaccia la mia scarpina destra e bacia il piede” Con l’unica
    mano a mia disposizione, riuscii a slacciarle il sandalo ed iniziai a baciarle
    il piede. Che umiliazione! Mi sembrava assurdo che proprio io stessi facendo
    una cosa del genere, ma purtroppo non era finita. Dopo averle baciato ogni
    piu’ piccola parte del suo piede, passai all’altro sandalo, credendo di aver
    terminato, ma lei mise il suo piede nudo completamente sulla mia faccia

    ” Oh no mio caro. Ancora non sono soddisfatta. Succhia per bene tutte le dita,
    altrimenti…..” Accompagno’ l’ultima parola aumentando la sua pressione sulla
    mia mano e sentii il braccio che si torceva in modo innaturale. Urlai di nuovo
    dal dolore

    ” Lo faccio signorina Sara, lo faccio. Per favore…..” Afferrai di nuovo il
    suo piede e succhiai le sue dita come lei mi aveva ordinato e il braccio
    torno’ ad avere una posizione quasi naturale. Ripetei l’operazione con l’altro
    piede e poi rimasi in trepidante attesa. Ed ora? Mi avrebbe lasciato andare?
    Sembrava proprio di si perche’ finalmente lei mi lascio’ e mi ordino’ di
    alzarmi, cosa che feci con grande fatica, massaggiandomi il braccio
    indolenzito e le dita della mano completamente intorpidite. Non sapevo cosa
    fare mentre lei si avvicino’, come sembrava fosse una sua abitudine, a
    pochissimi centimetri da me

    ” Sei sconvolto, povero Stefano? Pensa a quanto sei stronzo. In questo momento
    potevamo stare a rotolarci sul tuo letto a farci una magnifica scopata ed
    invece mi hai costretta a scoprire il mio piccolo segreto. Che te ne pare? Sei
    sconvolto, vero? Oh certo, scommetto che ti domandi come sia possibile che una
    ragazza di diciannove anni come me possa avere una forza fisica nettamente
    superiore a quella di uno stallone come te. Eppure e’ cosi’, mio caro. E non
    solo. Sono abilissima nelle arti marziali, come hai potuto notare dal modo in
    cui ho colpito il tuo nipotino. Povero Mattia. Pero’ non preoccuparti per lui,
    l’ho appena toccato e posso garantirti che non subira’ conseguenze. Fino a che
    loro faranno tutto quanto io ordino, non li ammazzero’ di botte. Pero’ e’ un
    vero peccato che tu mi abbia rifiutata. Non puoi capire quanto tu mi attizzi e
    non e’ detto che prima o poi io ti scopi, ma prima io faro’ diventare la tua
    vita un inferno” Mi prese dietro al collo e mi spinse contro le sue labbra.
    Dio che idiota ero stato. Ancora una volta il bacio mi era piaciuto
    immensamente ed aveva pienamente ragione. Se non mi fossi fatto tutti quegli
    scrupoli, adesso staremmo a fare sesso e avrei trascorso tutto un’altro tipo
    di serata

    ” Hai ragione Sara, ricominciamo daccapo. Hai ragione tu, ti desidero e sono
    stato uno stronzo. Ma era solo una questione di differenza di eta’ e temevo di
    fare uno sgarbo a questi ragazzi, ma in realta’ tu mi piaci immensamente” Le
    avevo detto la verita’, ma avevo anche la speranza di terminare quest’incubo
    ma sentii la sua mano stringersi sul retro del mio collo e di nuovo un dolore
    tremendo avviluppare l’intero mio corpo

    ” Troppo tardi, cazzone. Ora ti riempio di botte. Per prima cosa ti avevo
    detto di rivolgerti a me chiamandomi <signorina Sara>. Non l’hai fatto e
    questa e’ gia’ una bella scusa per dartele di santa ragione. Ma forse ti avrei
    picchiato lo stesso. Lo sai? Mi piace tanto picchiare i maschi, vedere la
    meraviglia sul loro volto e distruggere completamente il loro orgoglio. Mi
    eccita. Ci trovo lo stesso piacere di una bella scopata. Oh scusa se continuo
    ad essere sboccata, ma proprio non ci riesco ad essere la signorina per bene
    che tanto piacerebbe a te e ai miei genitori” Mi lascio’ il collo, ma proprio
    mentre si stava mettendo in posa, uno dei ragazzi, piu’ precisamente Roberto,
    la fermo’

    ” Signorina Sara, sta uscendo gente dalla sala biliardo” Lei si fermo’ e gli
    accarezzo’ il viso

    ” Bravo Roberto. Tu rimani qui’ con Mattia e guarda se ha bisogno di aiuto. Vi
    verremo a riprendere dopo. Tu Andrea, prendi la macchina e portiamo il nostro
    amico al cimitero della macchine. Li’ non mi rompera’ il cazzo nessuno.
    Valerio, vieni con me” Sara mi spinse con violenza dentro la macchina e monto’
    accanto a me. Mi mise il braccio intorno al collo

    ” Se provi a fare lo stronzo ed a cercare di scappare, sei finito. Non vorrai
    togliermi il divertimento, vero?” Parlava col tono intriso di ironia e col
    sorriso sulle labbra, ma ero certo che dicesse sul serio

    ” Non provero’ a scappare” dissi semplicemente, mentre la mia mente cercava di
    elaborare qualche possibile spiegazione a quello che mi era accaduto ed a
    quello che stavo andando incontro. Mi aveva promesso un sacco di botte ed ero
    ormai certo che l’avrebbe fatto o che comunque, ci avrebbe provato. Mi dicevo
    che adesso che conoscevo il suo valore, avrei potuto affrontarla meglio e che
    avrei venduto cara la pelle. Il mio orgoglio stava riaffiorando del tutto,
    anche se rimaneva il mistero di come potesse aver sviluppato una forza del
    genere

    ” Bravo, zio Stefano, anche perche’ altrimenti dovrei riprendermela con
    Mattia”

    ” No, per favore” la implorai “Lui non c’entra niente. E’ un bravo ragazzo”

    ” Ma che zio amorevole! Ma lui e’ mio, cosi’ come lo sono questi due e quello
    che fa compagnia a tuo nipote. Tutti e quattro sono miei. Ci vado a letto
    quando voglio, li picchio quando ne ho voglia e soprattutto, pretendo che loro
    facciano tutto quello che io ordino. E obbediscono, sai. Sono proprio quattro
    bravi ragazzi, servizievoli e accondiscendenti”

    ” Ci va anche a letto? Con tutti e quattro intendo?” Scoppio’ a ridere

    ” E ti meraviglia? Hanno vent’anni e dovranno pur scopare ogni tanto. E
    siccome a me piace tanto fare sesso, li accontento. Ovviamente, loro possono
    farlo solo con me e io invece posso andare con chi mi pare. E’ la legge del
    piu’ forte, anzi, della piu’ forte ed io lo sono piu’ di loro quattro messi
    insieme. A proposito, Mattia e’ in gamba sotto questo punto di vista. Puoi
    stare tranquillo” No, non mi meravigliava piu’ niente ormai. Sara li aveva
    schiavizzati, fisicamente, psicologicamente e forse sessualmente. Nessuno di
    loro avrebbe avuto il coraggio di denunciarla. Come avrebbero potuto? Col
    rischio di farsi deridere da tutti. Senza contare che Sara poteva sempre
    negare ogni addebito e sostenere che era tutto falso. Era una ragazza e
    avrebbero creduto a lei. Per non parlare della paura che ormai nutrivano nei
    suoi confronti e del terrore di una sua eventuale vendetta. Paura del tutto
    giustificata, paura che anch’io ormai nutrivo nei suoi confronti. Ma intanto,
    sembravamo arrivati alla resa dei conti. La macchina si era fermata in uno
    spiazzo desolato a fianco ad un cimitero delle macchine. Un cancello dipinto
    di verde legato con un lucchetto ed una catena di ferro ci divideva
    dall’interno di quel campo dove erano ammassati relitti di vetture. Sara, con
    uno spintone, mi fece uscire dalla macchina di Andrea. Il posto era veramente
    isolato e sentivo il cuore iniziare a battermi forte. Cosa voleva fare con me?
    Non credevo che volesse uccidermi, ma era comunque il posto ideale per fare di
    tutto, compreso riempirmi di botte come aveva promesso. Forse ancora non mi
    rendevo conto completamente in che razza di situazione mi ero messo nel
    rifiutarla, ma l’avrei scoperto entro pochi minuti

  • Schiavolc

    Member
    Luglio 16, 2023 at 5:08 pm

    Dopo avermi fatto scendere dalla vettura, scese anche Sara, con calma e
    tranquillita’. Pensai per qualche secondo di fuggire, di darmela a gambe il
    piu’ velocemente possibile e ci rinunciai solo per amore nei confronti di
    Mattia. Immaginai che tipo di vendetta avrebbe potuto avere nei confronti di
    mio nipote e rinunciai a quell’eventualita’. Lei intanto, sempre con molta
    calma, si posiziono’ davanti al cancello chiuso. Cosa aveva intenzione di
    fare? Come aveva intenzione di entrare in quel luogo fermamente serrato da un
    grosso lucchetto e da una catena che doveva pesare diversi chili? Tutto avrei
    immaginato tranne quello che poi fece. Ordino’ ad uno dei ragazzi di toglierle
    il sandalo destro e poi…. Roba da non credere! Mi stropicciai gli occhi ma
    era tutto vero. Sara aveva sferrato un calcio con una violenza inaudita e la
    catena col lucchetto erano saltati di botto. La guardai impressionato e
    terrorizzato. Un calcio del genere mi avrebbe ammazzato sul colpo. Il mio
    orgoglio, che dentro la macchina era riapparso almeno in parte, evaporo’ del
    tutto

    ” Che cosa vuole farmi, signorina Sara? La prego” piagnucolai

    ” Ma guardalo il cazzone! Adesso te la stai facendo sotto, vero? Mi piace
    veder tremare i maschi, te l’ho detto. Mi stai facendo bagnare le mutandine.
    Dopo saro’ costretta a scoparmi un paio dei ragazzi. Ma intanto entra!” Mi
    prese il braccio e mi fece entrare in quel luogo. Percorremmo una cinquantina
    di metri tra vetture di tutti i tipi e poi si fermo’ appena ci trovammo in una
    spiazzo abbastanza largo

    ” E’ giunto il momento, zio Stefano. Tu fai quello che vuoi, difenditi se lo
    ritieni opportuno oppure subisci senza alzare le mani. Io non cambiero’ il mio
    comportamento di una virgola. Dimmi, quanti giorni d’ospedale vuoi fare?
    Quindici ti bastano? Consideralo un riposino, delle ferie supplementari”
    Indietreggiai impaurito. Come se non bastasse tutto quello che le avevo visto
    fare, la sua sicurezza mi impressionava. Balbettai qualcosa, ma lei si
    avvicinava. Non potevo scappare e sarebbe stato inutile se non peggio. Decisi
    di vender cara la pelle, pregando Dio che Sara non mi facesse arrivare un
    calcio come quello che aveva rotto il lucchetto e mi misi in posizione di
    boxe, con la guardia sinistra. Lei finse un paio di attacchi sorridendo,
    facendomi indietreggiare ulteriormente fino a farmi quasi inciampare. Poi,
    assaggio’ la mia guardia con un calcetto. Lo parai e cercai a mia volta di
    attaccare. Non sapevo usare bene i piedi e fui costretto ad avvicinarmi per
    cercare di portare qualche jab che Sara paro’ con estrema facilita’. Non si
    metteva nemmeno in posa di combattimento e teneva le braccia lungo il corpo,
    come faceva a suo tempo Cassius Clay, salvo poi muovere quelle braccia a
    velocita’ supersonica per parare i miei colpi. Tentai un montante che Sara
    evito’ con una torsione del busto e poi tentai la sorte con un diretto. Sara
    stavolta non si accontento’ di parare o evitare il mio pugno ma lo blocco’ a
    mano aperta, mano che poi si strinse inesorabile sul mio pugno. Urlai dal
    dolore. La sua forza era incredibile e le era bastata quella semplice mossa
    per stroncare ogni mia velleita’. Mi lascio’ la mano ma non feci in tempo ad
    indietreggiare in quanto mi colpi’ con un manrovescio, come aveva fatto
    all’uscita del biliardo. La violenza fu tale che quasi mi alzai da terra e
    ricaddi un paio di metri piu’ dietro. Non era logico, non poteva essere
    normale una cosa del genere ma stava avvenendo. Sara si avvicino’ col suo
    solito ghigno

    ” Dai caro, alzati bello. Ti ho appena sfiorato. Mica ti arrenderai cosi’
    presto?” Non sapevo cosa fare. Arrendermi? Magari! Provai a commuoverla

    ” Lei e’ troppo forte per me, signorina Sara. Mi arrendo. Faro’ tutto quello
    che lei vuole” Per tutta risposta ebbi una risata e poi un calcio al costato

    ” Ma davvero? E te ne rendi conto solo adesso che sono troppo forte per te? Me
    ne sbatto i coglioni che ti arrendi, io continuero’ a picchiarti” Mi alzo’ per
    il bavero della giacca e poi mi diede un’altra sberla gigantesca. Dio, quanto
    facevano male quegli schiaffi. Facevano male sia nel corpo che nel morale ed
    erano umilianti e dolorosi. Arrendermi non era servito a nulla e dovevo
    decidere il da farsi. Se fossi rimasto passivo, avrebbe continuato
    imperterrita a picchiarmi e scelsi l’attacco. Mi alzai come una furia e cercai
    di caricarla a testa bassa. Era straordinariamente forte ma forse era
    vulnerabile e se fossi riuscito a colpirla, la lotta avrebbe potuto prendere
    una piega a me favorevole. Ma non riuscii a prenderla. Era velocissima, quasi
    un fulmine e si scanso’ per poi colpirmi con un calcio all’altezza dello
    stomaco. Mi piegai in due e sprofondai nell’abisso. I susseguenti calci e
    pugni non li vidi nemmeno partire, tanta era la sua velocita’. Prima alla
    testa, poi al costato, poi ancora in viso, alle gambe e di nuovo al volto. Mi
    sembrava di avere di fronte a me almeno dieci persone che mi picchiavano
    ferocemente ed invece c’era soltanto una ragazzina di 19 anni. Danzava intorno
    a me, mi colpiva due o tre volte contemporaneamente senza trovare alcuna
    resistenza, poi si ritraeva sorridendo compiaciuta per poi ricominciare.
    Quanto duro’ il tutto? Non piu’ di cinque minuti, anche se a me sembrarono
    eterni. Ero ormai ridotto allo stremo. Ero a terra, accucciato, impaurito,
    piangente e soprattutto sanguinante da ogni parte. Mi venne vicino e mi prese
    per un braccio trascinandomi verso alcune vetture, poste una sopra l’altra.
    Non faceva nessuna fatica a trasportarmi e mi sembrava quasi di scivolare su
    una lastra di ghiaccio, trattato come un bambino che fa i capricci e punta i
    piedi e che viene portato via a forza dai genitori. Mi lascio’ il braccio e si
    mise di fronte alla pila di autovetture, inquadro’ la seconda partendo dal
    basso e quindi sferro’ un pugno tremendo alla carcassa di quella macchina
    colpendone la portiera e sfondandola completamente. Cristo santo! Non era
    possibile. Malgrado tutto quello che avevo subito, ancora credevo che ci fosse
    qualcosa d’impossibile per quella ragazza che, non contenta, afferro’ cio’ che
    era rimasto di quella portiera divergendola dal resto della carrozzeria. Si
    avvicino’ di nuovo a me sorridente con il suo trofeo

    ” Hai visto tesoro? Hai visto di cosa sono capace? Puoi ritenerti fortunato di
    come ti ho conciato. Pensa se ti avessi colpito con la stessa violenza con cui
    l’ho fatto con quella macchina. Chissa’, forse ho trovato il lavoro del mio
    futuro. Mi mettero’ a fare la sfasciacarrozze. Potrei sfondarle a forza di
    calci e pugni, perche’ no? Sono cosi’ delicate che si aprono in due sotto le
    mie mani” Termino’ la frase scoppiando a ridere. Una risata lugubre per le mie
    orecchie che riecheggio’ in quel luogo isolato e che mi fece venire i brividi.
    Era pazza! Strisciai ai suoi piedi con la poca forza che mi era rimasta

    ” Mi lasci andare, la prego. Mi ha punito abbastanza”

    ” Te ne vuoi andare? Non ti piace la mia compagnia? Ma questa e’ un’offesa.
    Una ragazza non puo’ sopportare affronti simili. Ci vuole tatto con una donna,
    non ti pare stronzone? Hai bisogno di imparare a rispettare una ragazza. No
    mio caro, ancora non ho finito con te” Oddio no! E adesso cos’altro aveva
    intenzione di farmi? Mi sentivo male e non ce l’avrei fatta a subire altre
    percosse. Lei invece, tra il mio completo sbigottimento, improvviso’ uno
    spogliarello, iniziando a togliersi i suoi jeans aderentissimi e mettendo ben
    in mostra il suo sederino che, malgrado la gravita’ del momento, trovai
    adorabile e perfettamente proporzionato, a malapena coperto dal suo perizoma.
    Si tiro’ giu’ anche il perizoma, scoprendo le sue parti intime senza alcun
    tipo di vergogna

    ” Vieni qui!” mi ordino’ ed io, strascinandomi pesantemente le obbedii. Lei
    prosegui’ “Ora mi lecchi il culo per bene. Voglio sentire la tua lingua
    pulirmi del tutto. Oh, mi dispiace se potrai trovare qualcosa ma sai, sono una
    ragazza molto pulita e mi sono fatta la doccia sia stamattina che nel
    pomeriggio dopo i miei allenamenti, ma sono trascorse diverse ore. Forse
    potrai trovarci dei rimasugli” Chinai la testa ed iniziai a leccarle il buco
    dell’ano. Cercai di vincere le forze di stomaco che mi attanagliavano e
    proseguii, ma quando le usci’ un peto, mi scansai d’istinto. Non feci in tempo
    ad allontanarmi che lei si volto’ e mi afferro’per la gola

    ” Brutto coglione. Quando io scorreggio tu devi respirare a pieni polmoni, ti
    devi inebriare come se respirassi aria di montagna, intesi?”

    ” Si signorina Sara, intesi” piagnucolai. La sua mano sulla mia gola era
    troppo pericolosa per poter fare qualsiasi obiezione. Con quella forza
    pazzesca che si ritrovava avrebbe potuto spezzare il mio collo come se fosse
    di carta pesta

    ” Molto bene. Ho proprio voglia di scorreggiare di nuovo. Inchinati dietro al
    mio culo e respira profondamente” Lo feci, umiliato da quella ragazza,
    incapace ancora di capire come tutto fosse possibile e respirai il suo peto
    che stavolta le usci’ rumoroso facendo vibrare la mia faccia e facendomi
    scoppiare poi in un pianto a dirotto. Non piangevo cosi’ da quando ero
    bambino, non ricordavo nemmeno quando fosse accaduta l’ultima volta, ma
    singhiozzavo senza ritegno. Sara mi guardo’ con disprezzo

    ” Guarda il vero uomo, quello che non deve chiedere mai. Sei patetico. Un po’
    d’orgoglio dai, non si piange davanti ad una ragazza. Oh, ma forse tu
    appartieni a quelli che piangono per un nonnulla. Hai pianto per una
    scorreggia, cosa farai quando ti spezzero’ il braccio?” Smisi di singhiozzare.
    Voleva spezzarmi il braccio? Oddio no. Non ero in grado di difendermi da lei
    ne’ di scappare, non potevo fare nulla. Mi inginocchiai di fronte a lei mentre
    si tirava su il suo jeans

    ” Per favore, signorina Sara, non lo faccia”

    ” Uh quante storie per un braccio. Si riaggiustera’ vedrai. Ma sai, spezzare
    un braccio e’ il mio marchio di fabbrica. Come Zorro, ce l’hai presente? Lui
    incideva la zeta ed io spezzo un braccio. L’ho fatto con tuo nipote e con gli
    altri ragazzi, vuoi che non lo faccia con te? Oppure vuoi che ti spezzi
    qualche altra cosa? Magari una gamba. Ma no, ti consiglio il braccio e ti
    faccio anche un favore. Ti spezzo quello sinistro cosi’ con il destro potrai
    mangiare e fare quello che vuoi. Anche una bella sega pensando alla scopata
    mancata con me” Non provai nemmeno a scappare. Mi afferro’ il polso della mano
    sinistra e sentii di nuovo un dolore immenso, come se non fosse bastato tutto
    cio’ che avevo subito, mentre lei sembrava che neanche si sforzasse. Si
    rivolse ad Andrea

    ” Prendi al cazzone il pacchetto di sigarette e portamene una” Andrea venne
    vicino a me ed esploro’ l’interno della mia giacca traendone fuori le
    sigarette e l’accendino, ne mise una in bocca a Sara e glie l’accese. La
    ragazza si rivolse poi a me “Finisco questa sigaretta in santa pace e poi
    <crac>, ti spezzo il braccio. Adoro sentire il rumore delle ossa che si
    spezzano. Mi fa sentire un brivido….Mmmmm, e’ veramente eccitante” Era
    pazza! Pazza ma tremendamente ed incredibilmente forte. Mi teneva il polso con
    la sua mano sinistra e mi causava un dolore immane, mentre con la destra
    fumava tranquillamente, per non parlare di cio’ che aveva dato ampia
    dimostrazione poco prima. Doveva essere sicuramente una campionessa di qualche
    arte marziale con una velocita’ straordinaria ed un’efficacia senza pari.
    Impossibile qualsiasi difesa contro di lei. Aspettavo che finisse di fumare,
    tremando e piangendo come un bambino, ma con la speranza che volesse solo
    incutermi paura e che non avesse veramente intenzione di fare quello che aveva
    minacciato ma, appena termino’ di fumare, schiaccio’ la sigaretta con il suo
    sandalo destro e poi, con nonchalance, fece scendere un colpo col taglio della
    mano sul mio braccio. Urlai e poi mi rotolai sul terreno, tenendomi il braccio
    sinistro con la mano destra. Il dolore era tremendo, ma ancor di piu’ mi
    faceva senso vedere quel braccio penzoloni. Lo aveva rotto. Come mi aveva
    promesso e minacciato. Mi sentivo svenire per quel dolore lancinante che mi
    entrava nel cervello come uno spillone, ma cercai di rimanere lucido. Mi
    dicevo che tutto era terminato e che fra poco loro se ne sarebbero andati. No,
    non era terminato. Sara ordino’ ai due ragazzi di tirarmi su e loro le
    obbedirono

    ” Prendete il portafogli a questo idiota. Togliete tutti i soldi e gettatelo a
    terra” Mentre uno dei due espletava l’ordine, lei si avvicino’ a me “In questo
    modo tu potrai dire che e’ stata una rapina. Se invece tu dovessi accusarmi,
    io prima me la riprendero’ con Mattia e poi con te. Sai cosa vi accadra’,
    vero?” Accennai di si con la testa e fu l’ultima cosa che feci. Mi afferro’
    per i capelli e vidi la sua mano alzarsi a taglio verso di me. Un altro colpo
    di karate sul mio collo e per me fu buio totale.

    Quando mi risvegliai, vidi sopra di me la faccia di un uomo e vedevo tutto
    intorno a me che si muoveva

    ” Che e’ successo?” biascicai

    ” Non si sforzi signore. E’ stato vittima di un’aggressione e la stiamo
    portando all’ospedale”

    ” Come avete fatto a trovarmi?”

    ” Una telefonata anonima alla polizia che ci ha avvertiti. Probabilmente i
    suoi aggressori hanno avuto un briciolo di compassione”

    ” Che ora e’?” chiesi, impossibilitato ad alzare il braccio dove avevo
    l’orologio

    ” Le quattro e venti minuti di mattina” rispose l’uomo. Era un paramedico che
    mi stava portando con la lettiga dentro l’autoambulanza. Dovevo essere stato
    svenuto per circa tre ore. L’uomo, aiutato da un suo collega, mi sistemo’
    all’interno della vettura medica che parti’ immediatamente. Ripensai a tutto
    quello che mi era successo e, ancora una volta, mi venne da piangere. Avevo
    dolore dappertutto, ma piangevo soprattutto per l’umiliazione subita. Sara si
    era divertita a picchiarmi ed a umiliarmi in modo totale uccidendo tutte le
    sicurezze che avevo nella mia vita e riducendomi ad un essere frignante e
    pauroso. Alla vista del mio stato mentale, il paramedico si alzo’ da dove era
    seduto e venne vicino a me

    ” Si calmi ora, e’ tutto finito. L’hanno conciata per le feste ma e’ sano e
    salvo”

    ” Sento dolore in tutto il corpo” mi lamentai

    ” Di rotto dovrebbe avere solo il braccio, stia tranquillo. Ora le faccio
    un’iniezione di antidolorifico insieme ad un calmante. L’aiutera’ a riposare.
    Provi anche a dormire, se ci riesce” Sentii l’ago infilarsi nella mia carne
    dopodiche’ chiusi gli occhi nel tentativo di prendere sonno. Per alcuni minuti
    non ci riuscii anche a causa dei forti dolori ma poi il calmante e
    l’antidolorifico dovettero cominciare a fare effetto e mi abbandonai
    finalmente al sonno.

    La dolce e rassicurante faccia di mia sorella Daniela fu la prima cosa che
    vidi al mio risveglio. Mi teneva la mano come quando ero piccolo ed appena
    vide i miei occhi aprirsi si chino’ su di me e mi bacio’ dolcemente sulla
    guancia

    ” Come stai Stefanino? Ce la fai a parlare?”

    ” Tutto sommato sto bene. Ma tu cosa ci fai qui’? Chi ti ha avvertita?” Le
    risposi parlando a voce bassa. I dolori erano intensi, la testa mi faceva male
    e riuscivo a malapena a muovermi. Daniela se ne accorse

    ” Stai calmo, amore, non agitarti. Non avevi documenti. Devono averteli
    rubati. Ma per fortuna ti hanno lasciato il telefonino e l’infermiere che ti
    ha portato all’ospedale ha avuto il buon senso di chiamare col tuo telefonino
    l’ultimo numero che tu hai fatto. Evidentemente, deve essere stata la
    telefonata che mi hai fatto ieri sera per avvertirmi che stavi per arrivare.
    La cena con me, ti ricordi?”

    ” Mi ricordo, stai tranquilla. Non sono rincoglionito”

    ” Dio ti ringrazio. Non puoi capire che paura che ci e’ presa stamattina
    quando quell’infermiere mi ha telefonato. E’ successo pure a te, vero? Quello
    che e’ successo a Mattia intendo” Guardai Daniela con tenerezza. E adesso cosa
    le dicevo? Come potevo raccontarle quello che era successo?

    ” Ma no, di cosa parli. Stavo per montare in macchina dopo aver trascorso la
    serata con Mattia e i suoi amici, quando mi hanno aggredito in quattro”

    ” E perche’ allora ti hanno portato in quel posto isolato? E perche’ ti hanno
    rubato solo il portafoglio senza nemmeno toccare l’orologio che vale cento
    volte di piu’? Senza contare che non ti hanno toccato nemmeno la macchina.
    Stefanino, non me la racconti giusta e nemmeno il poliziotto qui’ di fuori ne
    e’ convinto. Non e’ possibile che durante un’aggressione tu subisca lo stesso
    danno di mio figlio. Ti prego, dimmi cosa e’ veramente accaduto?” Gia’! Il mio
    rolex. L’orologio non era stato toccato e una rapina era quantomeno anomala,
    ma avevo deciso che sarei andato fino in fondo con quella storiella. Ci
    avessero creduto o meno non era importante per me. La cosa essenziale era che
    non avrei messo a repentaglio Mattia. E nemmeno me stesso. Avevo una paura
    folle solo a rincontrare quella ragazza e mi chiedevo come potesse andare
    avanti mio nipote. Lui e i suoi amici erano letteralmente schiavi di Sara e
    non vedevo spiragli di luce in quella situazione. Ma intanto dovevo rispondere
    a Daniela

    ” Probabilmente hanno pensato che fosse un falso e la macchina ha l’antifurto
    satellitare. Sarebbe stato troppo pericoloso per loro. Volevano solo i soldi.
    Non c’e’ altro. Le tue supposizioni sono completamente sbagliate”

    ” Ma perche’ ti hanno portato in quel punto isolato?”

    ” Per darmi una lezione. Ho reagito, ne ho picchiati un paio e mi hanno voluto
    sistemare. Tutto qui'” Daniela sospiro’. Era evidente che non credeva ad una
    parola di quello che le avevo detto e le vidi spuntare una lacrima. L’arrivo
    del medico salvo’ entrambi da quell’imbarazzo. Era un tipo sulla cinquantina,
    alto e magro, con i capelli sale e pepe piuttosto folti. Si presento’

    ” Buongiorno. Sono il dottor Mauro Cristiani, l’ortopedico. Lei e’ Stefano
    Rigoni, non e’ vero?”

    ” Si, esatto” risposi laconicamente

    ” Bene signor Rigoni. Ora le faremo tutti gli accertamenti del caso. Le faro’
    fare una T.A.C. alla testa piu’ che altro per precauzione e poi provvederemo a
    sistemare il suo braccio nella speranza che non ci siano legamenti rotti.
    Vedra’ che tornera’ tutto come prima. In che modo glie l’hanno spezzato? Cosa
    hanno usato quei teppisti?” Lo guardai accennando un lieve sorriso che il
    medico non fu in grado di capire. E cosa avrei potuto dirgli? Che una bella
    ragazza di 19 anni mi aveva massacrato di botte e poi mi aveva spezzato il
    braccio con un colpo di karate?

    ” Non lo so, dottore. E’ tutto confuso. Forse dovevo essere gia’ svenuto”
    mentii

    ” Gia’, forse e’ cosi'”

    ” Potro’ fare ancora pugilato quando saro’ guarito?” Gli chiesi ansioso

    ” Per fare sport e soprattutto un tipo di sport come il pugilato ci vorra’ un
    bel po’ di tempo e molta pazienza. Ma vediamo prima in cosa consiste la
    frattura e dopo ne riparleremo”

    Fui fortunato. Si trattava di una frattura semplice del radio che non aveva
    toccato ne’ legamenti e nemmeno tendini. Mi ingessarono il braccio sinistro e
    dopo due giorni ero a casa. O meglio, a casa di mia sorella che si prese
    carico di ospitarmi, visto che da solo potevo fare ben poco. Vi rimasi per
    dodici giorni, esattamente per il tempo di togliere il gesso e di ritornare a
    casa mia. Durante quei giorni mia sorella mi chiese piu’ volte di dirle cosa
    era veramente accaduto, ma io continuai a raccontarle la mia storiella, la
    stessa storiella che raccontai alla polizia. Feci una denuncia contro quattro
    ignoti, ma mi resi conto perfettamente che nemmeno la polizia credeva a cio’
    che dicevo. Evidentemente, il mancato furto del rolex dava adito a questi
    sospetti e lo stesso poliziotto che si trovava all’ospedale e che m’interrogo’
    per primo, mi chiese se avevo timore di qualche cosa. Ma io ero un cittadino
    modello e dovettero per forza credere a cio’ che avevo raccontato loro.
    Ovviamente, ben piu’ particolare fu il rapporto con mio nipote. Appena ci
    trovavamo da soli, discutevamo su Sara e su come poter uscire da quella
    soluzione, ma non potevamo trovare una soluzione a quell’incubo. Lui era
    naturalmente molto piu’ impaurito di me e mi prego’ di non prendere
    iniziative. Povero Mattia! Io avevo dovuto subire quella pazza per una
    semplice serata mentre lui la subiva da ben otto mesi. Mi racconto’ alcuni
    particolari agghiaccianti, di come lei fosse in grado di picchiarli
    contemporaneamente a tutti e quattro, di come li puniva, delle umiliazioni a
    cui li sottoponeva, ma anche di come lei faceva sesso con loro e di come lui
    aveva imparato a non discutere nessun ordine. Tutto sommato, cosi’ facendo era
    riuscito a limitare di molto i danni. Sara non sembrava tanto interessata a
    picchiarli, avendo dimostrato ampiamente di cosa fosse in grado di fare, ma le
    piaceva soprattutto il lato umiliante ed io ne avevo avuto ampia dimostrazione
    quando ad esempio, mi aveva costretto a respirare la puzza dei suoi peti. Si
    divertiva cosi’ e nessuno poteva fermarla. Gli chiesi naturalmente come fosse
    possibile che una ragazza giovanissima potesse avere una simile forza senza
    nemmeno essere molto muscolosa, ma Mattia alzo’ le spalle. Non sapeva come, ma
    sapeva soltanto che i risultati erano quelli ed erano risultati strabilianti.
    Si, lo sapevo anch’io.

    Tornato a casa mia, tornai anche a lavorare. Avevo lasciato un sacco di lavoro
    indietro e, in fondo, il lavoro mi mancava. Dovevo fare soltanto saltuari
    controlli per verificare che l’osso si saldasse definitivamente e l’ortopedico
    mi assicuro’ che entro qualche mese avrei anche potuto riprendere i miei
    allenamenti, dopo pero’ diverso tempo di riabilitazione.

    Ripresi percio’ ad andare in ufficio in quanto, pur con le complicazioni che
    il mio braccio mi dava, avevo anche ripreso a guidare. Tra le tante cose che
    avevo lasciato in sospeso ce n’era soprattutto una che mi stava molto a cuore.
    Era da tanto tempo che stavo col fiato sul collo ad un nuovo cliente,
    un’importante azienda che ci aveva chiesto di creare una campagna
    pubblicitaria su misura per il suo prodotto e finalmente ero riuscito a
    trovare quella che ritenevo potesse essere l’idea giusta. I giorni di forzato
    stop mi avevano, se non altro, aiutato a concentrarmi su questo probabile
    cliente e su cio’ che lui desiderava. Il giorno stesso che rientrai al lavoro,
    telefonai al responsabile del settore pubblicita’ di quell’azienda elencando a
    grandi linee l’idea che avevo in mente, idea che dovette piacergli in quanto
    mi diede l’opportunita’ di prendere un appuntamento con lui e con sua moglie
    che era la sua collaboratrice, per tre giorni dopo. E quel giorno mi preparai
    scrupolosamente i bozzetti, aiutato dai miei collaboratori ed alle 16 in punto
    entrarono i due. L’uomo era un sessantenne molto giovanile, il classico
    manager, mentre la moglie era notevolmente piu’ giovane, forse una
    quarantenne, comunque in gran forma, bionda, col classico tailleur grigio che
    non le stonava affatto. Con loro avevo soltanto parlato al telefono e dapprima
    facemmo le presentazioni e quindi venne il momento della stesura della mia
    idea che li lascio’ molto soddisfatti. Prima della firma, mancava soltanto il
    classico tocco finale e su questo potevo considerarmi un maestro: la cena e
    fare in modo che, oltre all’idea vera e propria, potessero considerare anche
    il resto molto piacevole, a cominciare proprio dalla mia persona, la mia
    affabilita’, la mia simpatia e, nell’insieme, il mio savoir faire. Mentre i
    miei collaboratori uscivano dal mio ufficio, invitai quindi la coppia in uno
    dei piu’ prestigiosi ristoranti della citta’. Stavo per prendere l’accordo per
    l’ora in cui sarei dovuto andarli a prendere quando il telefono interno
    squillo’. Era Vanessa, la mia segretaria

    ” Dottor Rigoni, sta entrando la sua fidanzata. Ho provato a dirle che lei era
    impegnato, ma non mi ha nemmeno ascoltato”

    ” La mia fidanzata? Ma io non…..” Mi bloccai. Come una furia fece il suo
    ingresso Sara e credo che in quel momento il mio cuore si fosse messo a
    battere all’impazzata e non certo per la sua bellezza. Oh, lei era
    semplicemente deliziosa, con una mini di jeans che metteva in mostra le sue
    gambe veramente molto belle, toniche ed allenate, come avevo avuto, purtroppo
    per me, modo di assaggiare, alla quale aveva abbinato un semplice toppino blu
    e, ai piedi, delle semplici scarpe da ginnastica. Il suo viso era pulito, con
    pochissimo trucco a parte, come la volta scorsa, un bel lucidalabbra e i suoi
    capelli erano sciolti. Una mise adattissima ad una ragazza della sua eta’.
    Malgrado la definissi molto carina, non era comunque la sua bellezza a farmi
    battere fortemente il cuore, bensi’ la paura. La vidi avanzare verso di me,
    incurante dei miei due ospiti e la paura si impadroni’ letteralmente di me.
    Avevo ancora in mente e davanti agli occhi quello che mi aveva fatto, la sua
    forza straordinaria, la sua bravura che avevo riscontrato solo in certi film
    d’azione e che invece lei mi aveva fatto assaggiare sulla mia pelle, la sua
    velocita’ nell’esecuzione dei colpi, tutte cose che messe insieme la rendevano
    praticamente invincibile. Rimasi di sasso, incapace di fare il piu’ piccolo
    dei movimenti, pregando soltanto il Signore che non volesse picchiarmi di
    nuovo. Continuava ad avanzare verso di me, mettendo in mostra un sorriso a 32
    denti. Chiusi gli occhi, ma Sara prese invece le mie mani stringendole
    lievemente tra le sue per poi lasciarle dopo pochi secondi e per buttarmi le
    braccia al collo dandomi un casto ma invitante bacio sulle labbra

    ” Tesoro, quanto mi sei mancato. Chi sono questi due?” Rimasi un momento
    interdetto. Cosa era tutta quella pagliacciata? Non sapevo come comportarmi e
    Sara mi venne in aiuto “Allora amore, non presenti la tua fidanzata a questi
    signori?” La mia fidanzata? Quella era il mio incubo, altro che fidanzata.
    Cercai di stare al suo gioco. Cosa aveva in mente lo sapeva solo Dio

    ” Questi signori sono due probabili clienti, Sara” dissi cercando di rimanere
    calmo “Lui e’ il dottor Davide Francini e la signora e’ sua moglie Claudia”

    ” Molto piacere, io sono Sara, la fidanzata di Stefano. Non vi ha raccontato
    niente di me?”

    ” Veramente no, signorina” rispose cortesemente Claudia Francini”

    ” Oh che antipatico che sei Stefano. Non so come faccia ad amarti. Va beh,
    c’e’ poco da dire. Stiamo insieme di nascosto da quattro anni, da quando ne
    avevo 15, ma solo da pochi mesi il nostro amore e’ alla luce del sole” Oh mio
    Dio, ma cosa aveva intenzione di fare quella pazza? Mi stava facendo passare
    per uno che si metteva con le ragazzine. Il dottor Francini e sua moglie mi
    guardarono infatti in modo strano e Sara prosegui’ “Quindi non vi ha detto
    come mi ha rimorchiata? Mi aveva promesso di farmi fare una campagna
    pubblicitaria per una gomma da masticare ed io avevo solo quindici anni, ero
    cosi’ ingenua e ci sono stata. Lei non l’avrebbe fatto signora? Con un
    bell’uomo come il mio Stefano?” Di male in peggio. Ero sull’orlo di una crisi
    di nervi. I miei due ospiti sorrisero nervosamente, desiderosi di andarsene al
    piu’ presto possibile ed io cercai di trovare una via d’uscita a quella
    situazione che stava mettendo in grande imbarazzo sia me che i miei due ospiti

    ” Signori, forse e’ meglio che vi lasci ai vostri impegni. Passero’ a
    prendervi alle 19.30 in punto al vostro albergo” Davide Francini mi osservo’
    alzando un sopracciglio. Era evidente che la sua stima nei miei confronti era
    scesa di parecchio. Per non parlare di sua moglie poi. Un uomo di oltre
    trent’anni che si metteva con una quindicenne non doveva essere proprio il
    massimo, anche se adesso Sara era maggiorenne. Pure due moralisti mi dovevano
    capitare. L’uomo mi strinse la mano

    ” Si, forse è meglio che noi andiamo, dottor Rigoni. La lascio alla sua ehm…
    giovane fidanzata. A stasera”

    ” A stasera” ribadii salutando anche la moglie. Dio, mi sarei messo la testa
    sotto un mattone per la vergogna. I due intanto, salutarono anche Sara ed
    uscirono dal mio ufficio piuttosto sollevati. Mi ritrovai da solo con Sara,
    come nel peggiore dei miei incubi. Avevo pensato che tutto fosse terminato con
    la lezione durissima che mi aveva dato, con quel pestaggio che avrei ricordato
    per il resto della mia vita ed invece era di nuovo di fronte a me, addirittura
    nel mio ufficio, ostentando il suo solito sorriso beffardo. Ero terrorizzato.
    Cos’altro avrebbe potuto farmi?

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