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LA RAGAZZA DI WILLIAMSBURG
Il coraggio di scegliere
L’idea per questo racconto mi è venuta guardando una serie su Netflix intitolata Unhortodox che parlava di una ragazza ebrea ortodossa che, stanca di vivere nel suo mondo, decide di lasciarlo e di vivere una vita senza quelle restrizioni religiose che avevano contraddistinto la sua vita fino ad allora. Come mi capita sempre leggendo un libro o guardando qualcosa in televisione, ho immaginato quell’ambientazione in versione femdom e l’idea mi attraeva tantissimo ma mi sono trovato in enorme difficoltà perché i rischi erano davvero tantissimi. Bisognava trattare l’argomento con delicatezza senza facili ironie e senza etichettare un popolo in modo stereotipato. Il mio intento era quello di cercare di raccontare una storia e dei personaggi, in particolare la protagonista che combatte tra le sue inquietudini e l’educazione ricevuta ma era ovvio che dovevo scavare a fondo sulle abitudini degli ebrei ortodossi. E per far questo mi sono dovuto informare e documentare a fondo. Ma a me piacciono le sfide e ho confezionato questo racconto del tutto anomalo che sembra tutto tranne una storia a sfondo femdom, almeno fino a quando la protagonista riuscirà a far luce dentro di sé e a comprendere esattamente cosa vuole. Come ho detto, le complicazioni erano tante. Quella forse che mi ha reso più difficile lo svolgimento era il rischio di creare una macchietta. Non era possibile che una fanciulla nata e cresciuta in un ambiente di religiosi ortodossi diventasse di punto in bianco una donna dominante e allora ho dovuto lavorare a fondo sulla psicologia della protagonista. Spero di esserci riuscito. Devo ribadire che non era mia intenzione criticare certi stili di vita ma ho voluto semplicemente tratteggiare una figura femminile complessa e piena di contraddizioni.
Per chi avrà voglia di seguire attentamente questa storia, potrete leggere forse le scene più belle e più sensuali che io abbia mai descritto. O almeno quelle che sono riuscito a descrivere con più soddisfazione personale. Con una protagonista che vi farà innamorare; bellissima, dolce, sensibile, piena di contraddizioni ma estremamente e dolcemente dominante.
Colgo anche l’occasione per ringraziare il mio gruppo di lettura. Avevo timore di postare questo racconto per la sua tematica particolare. Sono stati loro a spronarmi a farlo e a darmi consigli su come migliorarlo.
Un’ultima cosa prima di lasciarvi alla lettura. Non ci saranno le mie solite eroine bravissime nelle arti marziali. Questo racconto non lo richiedeva.I nomi dei personaggi sono inventati. Qualunque omonimia è puramente casuale
Primo episodio
La giovane dominatrice osservava il suo schiavo intento a baciare i suoi piedi. Come ogni volta, quella situazione la lasciava quasi senza fiato, elettrizzata, eccitata e completamente soddisfatta. Oh, non era il fatto di farsi baciare i piedi che le provocava quello sconquasso ormonale ma il fatto di sentire il potere, di percepirlo quasi con mano. Si sentiva in estasi
“ Rimettimi le scarpe e vai a prendere il mio frustino” La sua voce era calma ma autoritaria. Non le piaceva alzare la voce e tutti i suoi ordini erano quasi sussurrati. Aveva il pieno controllo della situazione
“ Subito, Mistress” Lo schiavo, interamente nudo come la sua padrona pretendeva che dovesse essere al suo cospetto, si congedò e tornò dopo pochi secondi. Chinò la testa e consegnò il frustino alla sua padrona che lo fece mettere con le mani al muro. Mentre arrivavano le prime frustate, lo schiavo sorrideva beato. Cosa avrebbe potuto pretendere di più? Anche il dolore, non enorme ma comunque consistente, passava in secondo piano se serviva a soddisfare la sua meravigliosa padrona che osservò il risultato della sua opera. Il fondoschiena del suo schiavo era rosso ma nulla di così grave che una pomata adeguata non avrebbe curato e lo avrebbe fatto lei stessa fra un po’. Era sicura che avrebbe lenito ancor più velocemente quelle lievissime escoriazioni. Lo accarezzò
“ Tutto bene?”
“ Sì, Mistress” La giovane donna sorrise
“ Devo andare in bagno” Lo schiavo la guardò quasi supplicandola con gli occhi e la giovane se ne accorse “Vuoi essere tu a ricevere ciò che ho bisogno di espellere?”
“ Io… Io ne sarei felice”
“ E perché lo saresti?”
“ Perché ricevere una cosa da lei, qualunque cosa, la considero come un dono prezioso. Il dono più prezioso che possa esistere” Ancora una volta la ragazza sorrise soddisfatta. Non era certo la prima volta che donava al suo schiavo la sua urina ma ogni volta era meraviglioso per lei che fosse proprio lui a desiderarla
“ Mi piace far felice il mio schiavo. Ti accontenterò” L’uomo si mise in ginocchio nuovamente
“ Grazie Mistress. Grazie infinite” La dominatrice gli indicò il luogo dove si sarebbe dovuto sdraiare e lui si affrettò a obbedirle. La ragazza avanzò verso di lui. La sua tuta di lattice la rendeva in qualche modo ancor più dominante. Per lei era ormai una specie di seconda pelle che indossava quasi sempre in quelle occasioni. Aprì una parte della zip e avvicinò la sua vagina alla bocca dello schiavo iniziando a depositare nella sua bocca ciò che ormai lui considerava come un nettare degli dei. Ancora una volta la dominatrice si beò di quel potere enorme. Respirò a lungo poi mandò lo schiavo a lavarsi.
Dopo pochi minuti, l’uomo era di nuovo di fronte a lei che schioccò le dita. Lui sapeva cosa doveva fare. Prese una sigaretta e la mise nella rossa bocca della sua giovane padrona per poi accendergliela. Infine, si rimise in ginocchio accanto a lei con la bocca aperta. Le avrebbe fatto da portacenere. I due si guardarono intensamente per alcuni istanti ma lo schiavo non riuscì a sostenere lo sguardo della sua padrona e abbassò gli occhi. Entrambi pensarono che era meraviglioso quello che stavano provando e che mai avrebbero pensato di potersi trovare in quella situazione ma tutti e due sapevano che le vie del Signore erano infinite. E mai come nel loro caso, quella frase era del tutto appropriata a ciò che stavano vivendo.
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