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  • Primo (e con ogni probabilità ultimo) tentativo, Kinkywriter

    Posted by Schiavolc on Luglio 17, 2023 at 11:38 am

    Titolo: IL MOMENTO GIUSTO

    Parte 1

    Giacomo e Giulia avevano entrambi 21 anni ed erano sempre stati migliori amici fin dai tempi delle scuole medie: durante questo periodo di studi, oltre ad essere compagni di classe, i due frequentavano esternamente corsi di pallacanestro nella stessa polisportiva ed erano considerati i migliori talenti delle rispettive squadre. Durante gli anni del liceo i due giovani continuarono a praticare quello sport tanto amato, ma mentre Giacomo dopo il quarto ginnasio si stancò del basket e decise di passare al calcio a 5 – altro sport in cui aveva un ottimo talento – Giulia continuò ad allenarsi in centri sportivi di buon livello fino a ricevere, all’età 16 anni, la chiamata dalle giovanili della Neo Prometheo, squadra militante in serie C di cui divenne presto la playmaker titolare.
    Nonostante il cambiamento di strade negli interessi sportivi dei due ragazzi, il legame che li univa era più forte che mai, tanto che, per un breve periodo durante il quarto anno di scuola, i due ebbero anche una relazione amorosa che però non andò a buon fine più per timori adolescenziali da parte della ragazza che per un motivo vero e proprio, come a volte inspiegabilmente accade. E pensare che erano senz’altro una coppia molto bella: alti (lui 1,85 a 18 anni, lei 1.72 senza tacchi), bei lineamenti del viso, occhi chiari, studenti atletici, intelligenti e dal rendimento scolastico eccellente, insomma avevano tutte le qualità per essere una coppia invidiata da tantissimi coetanei.
    Ovviamente tra di loro non era sempre stato tutto rosa e fiori: erano entrambi molto competitivi, si stuzzicavano spesso, volevano ad ogni costo far vedere di essere migliori dell’altro e a volte litigavano anche in modo acceso ed intenso. I loro litigi, che altro non erano che semplici scaramucce più o meno innocenti tra giovani passionali che si volevano bene, avevano in ogni modo vita breve. Spesso alla base dei loro contrasti c’era qualcosa che poteva sembrare davvero insignificante, ma per cui Giulia andava su tutte le furie: i commenti di Giacomo riguardo ai piedi di lei. Le estremità di Giulia erano oggettivamente belle: un 40 di tipo egizio con dita ben proporzionate e senza alcun accenno a imperfezioni, forse anche perché lei preferiva indossare quasi sempre scarpe da ginnastica e utilizzare i fastidiosi tacchi unicamente nelle occasioni in cui era necessaria una certa eleganza. Se i piedi della ragazza erano inattaccabili per aspetto estetico, altrettanto però non poteva essere detto relativamente all’odore che emanavano, che era a detta di Giacomo una “puzza insopportabile”: fin da quando si erano conosciuti poco più che bambini, Giacomo aveva sempre preso in giro la sua amica, in più di un’occasione anche in malo modo, facendole venire addirittura dei complessi. La prendeva in giro a scuola durante le ore di educazione fisica, si faceva beffe di lei con vari amici in comune, persino tirava in ballo i suoi piedi in presenza di ragazzi che a lei piacevano. Al triennio del liceo, quando si sentiva all’improvviso un odore molto sgradevole, in classe c’era chi diceva “che puzza, si è tolta le scarpe Giulia!” oppure “’St’odore è peggio dei piedi di Giulia”. Tutto ciò, per la ragazza, era motivo di forte umiliazione. In realtà le estremità di Giulia non erano sempre così odorose come il suo amico diceva e faceva sembrare, ma oggettivamente col sudore i piedi della ragazza assumevano un odore molto pungente – sicuramente il più intenso che si poteva sentire in classe – che era facilmente percepibile non appena si toglieva le scarpe. Poi si sa, tra adolescenti si ingigantisce tutto, si fa quasi a gara a chi fa ridere di più e allora anche quando i piedi di Giulia avevano un odore normale, in molti la prendevano lo stesso in giro. In ogni caso, conscia di questo suo piccolo difetto fisico, la ragazza si prendeva grande cura dei suoi piedi, applicandogli borotalco o le migliori creme dopo averli lavati e profumando in sempre anche le scarpe, così da non far svenire nessuno nel caso avesse dovuto togliersi le calzature dopo una bella camminata, un allenamento o una partita di pallacanestro (se no povere compagne di squadra!)

    Terminate le scuole superiori e diplomati entrambi col massimo dei voti, Giulia si trasferì in un’altra città per intraprendere gli studi di fisica e per giocare, stavolta in prima squadra, con la West Wind, una società militante nel campionato di serie B, un livello niente male. Giacomo invece rimase nella sua città natale per dedicarsi a studi di ingegneria meccanica, continuando a praticare sport ma non a livello agonistico come prima. Scelte abbastanza insolite quelle dei due giovani, ossia intraprendere percorsi universitari di tipo scientifico dopo aver conseguito una brillante maturità classica, ma così era andata. Malgrado la distanza, i due amici continuarono a vedersi spesso e ad avere un ottimo rapporto d’amicizia (del tipo che sembravano una coppia ma una coppia non erano), anche quando Giulia più di un anno dopo aveva cominciato a frequentarsi in modo passionale con Andrea, un 25enne dal fisico statuario che giocava come ala piccola nella squadra maschile della stessa società sportiva. Erano una bella coppia ma avevano deciso di non andare a convivere in quanto erano entrambi tipi molto liberi e temevano che vivere sotto lo stesso tetto avrebbe potuto compromettere la loro libertà. Giacomo andava a trovare Giulia almeno un paio di volte al mese e non di rado si fermava da lei per la notte, nel piccolo ma grazioso appartamento che la ragazza aveva preso in affitto per tutto il periodo degli studi. Piano piano aveva conosciuto un po’ tutti gli amici che Giulia si era fatta nella nuova città e con alcuni di loro aveva creato un bel rapporto. Tuttavia, probabilmente per timore del confronto, o forse soprattutto per un pizzico di gelosia dovuta al fatto che ad interrompere la relazione tra Giacomo e Giulia fosse stata la ragazza e il giovane ancora provava qualcosa per lei, per molto tempo Giacomo si rifiutò di conoscere Andrea nonostante i numerosi inviti, accampando ogni volta scuse anche poco credibili. Un giorno però, quando Giacomo andò a trovare la sua amica come era solito fare, Giulia si presentò davanti al ristorante designato come punto di incontro in compagnia del suo fidanzato, dicendo che avevano appena terminato una festa societaria a cui erano stati invitati in quanto rappresentanti della squadra maschile e femminile di pallacanestro.
    Giacomo era molto infastidito perché non avrebbe mai voluto fare il terzo incomodo, e inoltre Andrea era fisicamente davvero un Marcantonio molto più prestante di lui. Ciò nonostante il ragazzo fece buon viso a cattivo gioco e rimase con loro per il pranzo senza mostrare alcun segno di scocciatura o di gelosia.

    PARTE 2

    Durante il pasto le chiacchiere non mancarono di certo: tutti e tre erano accomunati dalla passione per il basket (anche se Giacomo l’aveva abbandonato agonisticamente per il calcetto) e Giulia aveva parlato di lui molto bene ad Andrea, così da poter creare fin da subito un buon clima tra i commensali. Dopo diversi calici di rosso della casa e bei discorsi su vari argomenti, Andrea disse a Giacomo: “Sai Giacomo, non so se Giulia te l’ha mai detto, ma io e alcuni membri della società un po’ più colti di letteratura la chiamiamo ‘Giulia pie’ veloce’, in quanto sui primi passi è imprendibile, brucia praticamente ogni avversaria”. Udite queste parole, forse a causa della rabbia che stava reprimendo unita all’effetto degli svariati calici di vino rosso, Giacomo rispose con un sorrisetto beffardo: “Beh, se è pie’ veloce non so, sicuramente è pie’ odoroso”. Poi volse lo sguardo verso Giulia e le disse: “ti ricordi durante le lezioni sull’Iliade quando tutti ridevano immaginando che se Achille avesse avuto i piedi puzzolenti come i tuoi, avrebbe ucciso tutti i troiani in un batter d’occhio?” E nuovamente rivolgendosi ad Andrea: “la velocità non serve, basta che si perde una scarpa in partita e le avversarie svengono tutte”. La faccia di Andrea era il classico esempio del volto stupito che sente un qualcosa di sciocco o poco appropriato che mai si sarebbe aspettato, ancora di più perché Giacomo rideva pure come uno scemo mentre parlava. Il silenzio di Andrea fu interrotto dalle parole di Giulia: “ Senti Giacomo, ma ti pare questo il contesto adatto per dire certe cose? Sei proprio un bambino, sei rimasto tale e uguale a diversi anni fa. E poi, se io sono ‘pie’ odoroso’ tu sei ‘pie’ fucilato’, che a calcetto non prendi la porta manco da 5 metri. Meglio poi che non commento altre parti del tuo corpo, va’”. Giacomo ribatté spavaldo ma anche piccato: “ Di’ quello che ti pare, ma in un 1 contro 1 a basket potrei stracciarti anche se è tanto che non gioco. Sempre se non giochi scalza, ovvio”. Giulia si fece una grossa risata suggerendo all’amico di fare un provino per Zelig, che come comico farebbe sicuramente più soldi che come ingegnere. Andrea, che aveva immaginato che l’uscita di Giacomo potesse essere dipesa da motivi di gelosia, si godette quel breve siparietto. Prima di riprendere il pranzo e terminare il pasto parlando di altri argomenti come se niente fosse accaduto, il compagno di Giulia ammise che effettivamente le estremità della sua ragazza non erano sempre fresche e profumate come rose, ma lei sapeva come trattarle e in ogni caso per lui non era assolutamente un problema. Anzi, indirettamente si prese gioco di Giacomo dicendo che raggiunta una certa età, di certi dettagli insignificanti non si dovrebbe mai nemmeno discutere.
    Qualche ora più tardi Andrea andò a casa lasciando Giacomo e Giulia andar via da soli. Sapeva che Giacomo avrebbe passato la notte dalla sua ragazza come già aveva fatto in passato, ma in tutto questo non aveva mai temuto che lei potesse tradirlo, ancor di più dopo avere conosciuto Giacomo di persona. Lo riteneva sicuramente un ragazzo esteticamente gradevole e simpatico, ma troppo immaturo per lei. Giulia in effetti negli anni in cui era andata a vivere da sola era maturata moltissimo, sembrava quasi un’altra persona rispetto a quella dei tempi delle superiori, e Giacomo piano piano se n’era accorto e ciò aveva fatto rinascere in lui più vigorosa che mai la vecchia passione che aveva per lei.

    Arrivati a casa, che si trovava a pochi minuti a piedi dal ristorante, Giulia rimproverò il suo amico per l’uscita infelice che aveva avuto durante il pranzo e gli chiese che cosa gli fosse preso. Giacomo non sapeva cosa dire, o meglio non avrebbe potuto dirle la verità, e allora si prese ogni colpa scusandosi e dando la colpa al troppo vino di scarsa qualità che aveva bevuto. La ragazza, che aveva invece capito tutto, gli disse che non doveva preoccuparsi e più che altro ciò che l’aveva maggiormente infastidita era stato il pensiero che lui avrebbe potuto batterla in una partita di basket 1 contro 1. Affermazione che il ragazzo non ritrattò.

    “Senti Giacomo”, cominciò Giulia con voce dolce: “ Ti va di fare una scommessa? Seria però?”

    “Certo, lo sai che a me le scommesse piacciono e non perdo praticamente mai, dimmi pure” rispose Giacomo con entusiasmo.

    Tutta contenta Giulia propose la sua idea: “Visto che sei convinto di potermi battere a pallacanestro, che ne dici se ci facciamo adesso un bel 1 contro 1 al campetto qui vicino? Le regole sono sempre quelle solite: ogni canestro vale 1 punto, i tiri da 3 valgono 2 punti. Vince la partita il primo che arriva a 10 punti e vince la scommessa il primo che arriva a 3 partite vinte”.

    Dubbioso, il ragazzo le rispose che faceva troppo caldo e che non stavano in tenuta adatta per giocare. Giulia ribatté dicendo che la temperatura non era un problema e che entrambi indossavano jeans corti, maglietta e scarpe da ginnastica con calzini corti, quindi era un abbigliamento tutto sommato accettabile. E poi “ Ti potrei battere pure in calze e tacchi” concluse la ragazza.

    “Va bene”, disse Giacomo, “ Quali sono i termini della scommessa? Intendo dire, che succede a chi vince e a chi perde?”

    “Che ne dici se…” cominciò Giulia con lo sguardo di chi sa che vincerà “ Il perdente diventa lo schiavo dell’altro fino alla fine della giornata? Già sono le 17, tolte le ore della notte il tempo di servitù rimanente non sarebbe molto”

    E Giacomo, sorpreso ma anche un po’ eccitato dall’occasione che avrebbe avuto in caso di vittoria, rispose “ Beh, è una proposta molto allettante…ma si può chiedere all’altro proprio tutto tutto?”

    E lei “Caro, siamo persone adulte, colte, assennate, e di apertura mentale, è ovvio che gli unici limiti sono quelli imposti dal buon senso. Ma io direi intanto di fare questa sfida e poi si vede. Ok?”

    “Ok!” concluse Giacomo, affermando di avere la certezza della vittoria poiché anche se Giulia aveva una tecnica superiore, le sue buone basi nei fondamentali e un fisico molto più alto e prestante rispetto a quello dell’amica gli avrebbero dato vantaggi che l’avrebbero reso incontrastabile.

    PARTE 3

    I due giovani arrivarono al campetto e fortunatamente lo trovarono vuoto. La temperatura era calda ma non eccessiva, circa 25-27 gradi al massimo. Si decise di giocare all’americana, quindi chi segnava manteneva il possesso finché non perdeva palla. Si cominciò col tiro da 3 per stabilire il primo possesso e dopo alcuni errori da parte di entrambi, Giulia segnò un perfetto tiro da 3 che gli valse il primo possesso dell’incontro.
    “Bene Giacomo” esordì la ragazza “Sei pronto ad essere umiliato”? Senza neanche aspettare la risposta dell’avversario gli tirò in faccia a circa 5 metri dal canestro segnando il primo punto della gara. Sorpreso da tanta rapidità, Giacomo le disse che si sarebbe impegnato e che le avrebbe tolto la palla in breve tempo. Purtroppo per il ragazzo, non c’era modo in cui lui potesse fermare Giulia: lei era imprendibile sui primi passi, e quando la marcava da più lontano, lei segnava praticamente da ogni posizione. La prima partita finì 10 a 0 e Giacomo sentì dentro di sé un grande senso di impotenza e di umiliazione. Sapeva che difficilmente avrebbe potuto batterla, ma non pensava ci sarebbe stata così tanta differenza di livello.
    La seconda partita cominciò con Giacomo col primo possesso e con una strategia ben precisa: sfruttare la sua maggiore stazza e forza fisica giocando spalle a canestro avvicinandosi il più possibile al tabellone e segnando di appoggio. Era una tattica molto logica e che poteva ben funzionare, si trattava del classico mismatch, detto in linguaggio tecnico cestistico. Giacomo riuscì a segnare i primi 3 canestri senza che Giulia potesse contrastarlo efficacemente, e per questo cominciò a schernire l’avversaria dicendole che la vittoria ormai era nelle sue mani. La ragazza, senza accusare minimamente il colpo, approfittò di un palleggio troppo alto di Giacomo per rubargli palla e impadronirsi nuovamente del possesso. Dopo pochi minuti, la partita terminò 10 a 3 per Giulia. Nella terza sfida, incontro che avrebbe potuto significare la vittoria finale per la ragazza, Giacomo concentrò tutte le sue energie giocando anche in modo molto fisico e commettendo falli che sarebbero sicuramente stati fischiati in una partita vera, dando così vita ad un quarto d’ora molto acceso e faticoso che terminò col punteggio di 10 a 6 per la sua avversaria. La sfida era terminata con Giulia vincitrice e Giacomo che non sapeva cosa si sarebbe dovuto aspettare dalla sua novella “padrona”: era sia timoroso sia eccitato, ma sapeva in ogni caso che la sua amica non gli avrebbe mai chiesto qualcosa di estremo.

    I ragazzi tornarono a casa tutti belli sudati dopo circa circa 45 minuti di gioco a tratti anche molto intenso.

    “Quindi Padrona, qual è il suo primo ordine? Cominciò Giacomo con un fare ironico che non piacque troppo a Giulia

    “Vatti a fare una doccia e rimani solo con quel paio di boxer che hai lasciato qui l’ultima volta”, gli rispose Giulia già entrata nella parte. La ragazza era molto poliedrica e durante il liceo aveva anche fatto teatro per qualche anno, un’ attività che le piaceva enormemente ma che poi dovette abbandonare per dare priorità allo sport.

    “Agli ordini mia Signora”, ribatté Giacomo andando ad eseguire il primo ordine che gli era stato impartito.

    Uscito dal bagno e vestito dei soli boxer come Giulia aveva richiesto, il ragazzo le chiese cosa avrebbe dovuto fare come secondo ordine, ricevendo una risposta che sicuramente non si aspettava:

    “Vai in camera da letto e sdraiati a pancia in su con gambe e braccia larghe in alto. Aspettami in quella posizione e io arriverò tra pochi minuti”, gli disse la ragazza.

    Annuendo con la testa e rispondendo con un semplice “agli ordini”, Giacomo entrò in camera da letto e si sdraiò sul letto in quella posizione. Aveva la testa in tilt, era mai possibile che Giulia volesse fare sesso con lui? Soprattutto dopo che poche ore prima erano stati a pranzo con Andrea, quel tipo che era più prestante di un corazziere? Non sapeva bene cosa aspettarsi ma era eccitatissimo all’idea di ciò che la sua amica aveva in mente per lui. Passarono circa 5 minuti e Giulia entrò nella stanza felice di trovare Giacomo nella posizione che gli aveva ordinato di mantenere.

    PARTE 4

    “ Bravo mio simpatico schiavetto, sei restato in quella posizione come ti avevo detto, ora rimani sempre così, fermo” disse Giulia che teneva nelle mani dei pezzi di corda finemente aggrovigliati. “Ora per prima cosa ti farai legare a questo letto” continuò con un sorriso malizioso.

    Giulio rimase fermo, impassibile, senza proferire parola, non poteva credere che Giulia volesse fare con lui un’attività sessuale kinky o “famolostranista”, lei che era sempre stata la ragazza più innocente del mondo, almeno per come la conosceva lui.
    In breve tempo il ragazzo si ritrovò immobilizzato in una spread eagle semplice ma efficace, con gambe e braccia legate ai quattro angoli del letto. Provò a liberarsi, anche se con pochissima convinzione, e con sorpresa constatò che non poteva venir fuori da quelle costrizioni, e probabilmente non ci sarebbe riuscito nemmeno se avesse voluto farlo veramente. Poteva muoversi davvero poco e si chiedeva dove la sua “padrona per una sera” avesse imparato quel tipo di legatura in modo così preciso e rapido. Domande di cui non gli interessava la risposta, in quel momento era colto da un grande senso di eccitazione mentale e anche un po’ fisica.

    “Non pensavo ti piacessero e sapessi fare certe cose, Giulia” chiese Giacomo, che nonostante si fosse appena docciato stava cominciando a sudare leggermente.

    “ Eh, caro mio schiavetto, noi donne abbiamo mille risorse, lo sai?” rispose lei, con una voce sottile e molto provocante. “Cosa pensi che succederà ora? Sei agitato? Direi di sì, a giudicare da quelle goccioline che vedo in fronte”. E si avvicinò con la testa molto vicina alla sua, quasi come se volesse dargli un bacio da un momento all’altro.

    “Non lo so padrona”, rispose Giacomo, convinto che tra qualche momento sarebbe iniziato un meraviglioso sesso ‘alternativo’ “ Ma davvero sei sicura di volerlo fare? E Andrea? Come la metti con lui?

    “Ah Ah Ah” si liberò Giulia in una quasi fragorosa risata allontanandosi da lui e sedendosi su una sedia a circa un metro dai piedi del letto “ Fammi capire, tu pensi che io voglia fare sesso con te? Il caldo durante la partita al campetto ti ha per caso dato alla testa?” Continuò Giulia divertita. “Diciamo che faremo un’attività ‘ricreativa’. Per me sicuramente, forse per te un po’ meno ma chissà”.

    Sentite quelle parole, l’emozione e l’eccitazione di Giacomo quasi di colpo scomparvero e cominciarono a trasformarsi in un leggero brivido non appena videche Giulia si stava lentamente slacciando la scarpa destra.

    “Vedi, caro schiavetto, sei il mio miglior amico e ti voglio tantissimo bene”, iniziò la ragazza “ma c’è una cosa che da tanti anni volevo fare e aspettavo solamente il momento giusto per farla. Tu sai che in passato in certi momenti ti sei comportato molto male con me, vero? Lo sai quanto ho sofferto per le tue prese in giro che hanno fomentato anche altri amici e conoscenti, vero? E mentre diceva questo, finì di slacciare la sua scarpa da ginnastica destra e se la tolse, mostrando un calzino bianco leggermente annerito dall’attività fisica precedente e soprattutto molto bagnato di sudore. L’odore pungente del suo piede già era entrato nella stanza.

    “Ho capito a cosa ti riferisci” disse Giacomo in preda ad un’accelerata sudorazione dalla fronte e che cercava di svincolarsi – senza successo – dalle corde che lo legavano e che quasi gli impedivano ogni movimento, “ma quello è il passato, ero giovane e immaturo, adesso sono una persona adulta, non credo che…”

    “Non credi che cosa?” Lo interruppe Giulia “Hai visto come ti sei comportato da immaturo prima a pranzo con Andrea? Su questo sei rimasto lo stesso ragazzino di molti anni fa, e ora io voglio prendermi una dolce vendetta facendoti assaporare ciò che tanto non ti piaceva e per cui mi hai fatto passare moltissime giornate d’inferno. Ora annuserai, leccherai e adorerai le mie deliziose estremità come se non ci fosse un domani: la partita che abbiamo appena fatto le avrà rese senz’altro adatte ai tuoi gusti! Ahahah! E pure se non lo sono, beh, fa niente: adesso comando io, sia mentalmente che fisicamente!”

    “Non puoi farlo Giulia” disse il ragazzo dopo aver tentato nuovamente invano di liberarsi da quel preciso bondage che l’aveva privato della sua liberà fisica , “Hai detto che non possiamo andare contro ai limiti del buon senso e questo mi sembra vada ben oltre. Mi sento un prigioniero a tutti gli effetti”.

    “Fai l’uomo Giacomo e mantieni la parola data. Hai perso la scommessa e ora dovrai accettarne le condizioni e le conseguenze senza lamentarti” ribatté semplicemente lei.

    Colpito nell’orgoglio, a malincuore Giacomo si calmò e si preparò a subire ciò che la sua amica aveva in serbo per lui. La vide piano piano slacciarsi e poi togliersi anche la scarpa sinistra. Pure l’altro calzino era impregnatissimo di sudore e leggermente sporco. L’odore pungente dei piedi pervase la piccola camera da letto ancora di più.

    “Giulia, la puzza dei tuoi piedi è insopportabile” disse disgustato Giacomo, “credo sia anche peggiorata rispetto al passato”

    “Non lo so”, rispose lei “ma quello che so è che ora mi divertirò un bel po’ con te”. Si alzò dalla sedia dove si era tolta le scarpe e le raccolse, Poi si avvicinò a Giulio e gli mise una scarpa sul naso – o meglio fece in modo che tutto il suo naso entrò nella scarpa dall’odore acre e pungente – e gli ordinò di odorare a pieni polmoni. Giulio non poté ribellarsi e cominciò ad odorare l’interno di quelle vecchie e rancide scarpe da ginnastica che erano così fortemente impregnate del sudore dei piedi di Giulia che fu impossibile per lui trattenere la necessità di tossire per la puzza tremenda. Dopo qualche minuto di un disgustoso shoe sniffing, Giulia tolse la scarpa dal naso di Giacomo che iniziò a respirare aria “pulita” con forza e avidità.

    “Allora caro mio schiavetto, che te ne pare, è un buon odore, no?” disse la ragazza con tono beffardo

    “E’ insopportabile Giulia, davvero stai facendo un qualcosa che va oltre ogni limite” rispose Giacomo respirando grandi quantità di aria come se volesse farne riserva.

    “Il bello deve ancora venire caro, infinito divertimento per me, infinita umiliazione per te. Ma tanto già sei stato umiliato prima a basket no? Un’umiliazione in più o una in meno che cambia?” Concluse la ragazza ridendo e sedendosi con le gambe incrociate nella parte del letto creata dallo spazio vuoto lasciato dalle gambe legate di Giacomo.

    Se prima, come “antipasto”, il ragazzo era stato costretto ad odorare le calzature puzzolenti della sua padrona, adesso era arrivato il momento di fare lo stesso con ciò che le scarpe contenevano, vale a dire con i piedi che sicuramente non avrebbero potuto avere un odore migliore delle scarpe. Giulia lentamente si tolse il calzino destro zuppo di sudore e lo stesso fece con il sinistro. Ne prese uno in mano, lo ribaltà affinché la parte interna – quella più impregnata di sudore e odore – diventasse esterna e lo mise con forza sul naso di Giacomo. Il ragazzo, subito dopo il primo respiro avvertì un tanfo pungentissimo che gli arrivò immediatamente al cervello come fosse una lama arroventata, e per meccanismo di autodifesa voltò la testa verso destra e cominciò a respirare con la bocca. Giulia ordinò più volte alla sua vittima di stare fermo e di non ribellarsi, ma evidentemente l’odore nauseabondo di quel calzino era troppo per lui. Quasi scocciata, Giulia prese la testa di Giacomo tra le mani e con forza la rimise in posizione centrale. Poi la strinse tra le sue ginocchia in modo che non potesse più fare alcun movimento se non estremamente minimo e sadicamente disse:

    “Davvero non l’hai ancora capito? Guardati, sei legato a questo letto come un salame e non hai possibilità di fuga. Perché lottare? Vuoi forse farmi vedere che sei un vero uomo? No, Andrea è un vero uomo, tu sei solamente un giovane ancora immaturo che deve imparare una bella lezione”.

    Quelle parole ferirono e furono fonte di sofferenza per Giacomo più di qualunque scarpa, calzino o piede, tanto che quasi voleva piangere. Si trovava legato al letto della ragazza per cui aveva ricominciato a provare forti emozioni, sicuro inizialmente di stare per fare sesso con lei, e invece da lei era unicamente costretto a subire qualcosa di sgradevole; aveva inoltre perso nettamente il confronto con un altro uomo, quell’ Andrea che gli pareva in quel momento simile a un dio. Era così indifeso, alla totale mercé di Giulia, senza alcuna possibilità di opporsi e sull’orlo del pianto, lacrime che trattenne per cercare di salvare quel minimo di dignità che rimasta in quella situazione.
    Con la testa bloccata dalle gambe della padrona, Giacomo dovette completamente arrendersi ed annusare quel calzino maleodorante quando Giulia, oltre a spingere il calzino con forza contro il suo naso, con l’altra mano gli tappò la bocca lasciandogli come unica fonte d’aria il naso coperto da quel tessuto bagnato e odoroso più di ogni altra cosa. Quasi soffocando per quell’odore che non gli lasciava tregua e che gli dava persino un po’ di nausea, dovette addirittura ascoltare il perfido scherno di Giulia, che con un’amara dolcezza gli disse “ Ti piace, vero? A giudicare da come respiri e cerchi di muovere la testa direi che stai impazzendo, non è così? Ma non credo di piacere ahahah! E finiscila di provare a dimenarti se no invece di tapparti la bocca con la mano ti ci metto dentro l’altro mio calzino sudato e te la chiudo con del nastro adesivo!”

    Giacomo non poteva credere che tutto quello gli stesse davvero accadendo. Era andato a trovare la sua amica con le migliori intenzioni e invece gli era toccato prima andare a pranzo col suo fidanzato e poi subire la più grande umiliazione della sua vita proprio dalla donna che stava desiderando. Quei pensieri erano ancora più forti del disagio causato dalla puzza del calzino, dunque quella tortura olfattiva meno dura da sopportare. Una magra consolazione.

    “Che ti succede, non combatti più? O forse è perché ti sta piacendo quello che ti sto facendo? Forse il calzino non puzza più?” Giulia tolse il calzino dal naso di Giacomo, lo portò sul suo naso e annusandolo appena appena constatò che l’odore terribile stava ancora lì. “Forse ti sei abituato all’odore? Allora passiamo al piatto forte della giornata, cioè ai miei piedi nudi!” esclamò la ragazza piena di eccitazione.

    Giacomo era ormai in un mondo a parte, in uno stato di estrema tristezza e depressione, quello che la sua amica gli stava facendo fisicamente aveva ormai poca importanza. Era come spento, catatonico. Uno stato di semi stasi interrotto però improvvisamente non appena la ragazza gli appoggiò sul naso il suo piede nudo bagnatissimo di sudore e pieno di fragranza decisamente non floreale. In confronto all’odore del piede nudo, i calzini e le scarpe sembravano come fragole appena colte, e Giacomo non poteva credere che una qualsiasi parte del corpo umano potesse mai produrre un simile olezzo rivoltante. Respirando, il ragazzo si dimenava più che poteva per cercare di evitare quell’aroma disgustoso, ma a differenza di quanto successo con il calzino, Giulia non poteva bloccargli la testa tra le gambe e tutto diventava più difficile per lei. Decise di non imbavagliare Giacomo in quanto ogni “sniffata” dei suoi piedi nudi gli causava un colpo di tosse, e chiaramente non voleva rischiare di farlo soffocare.

    Abbastanza soddisfatta di quel trattamento, Giulia ordinò ad un sempre meno accondiscendente Giacomo di eseguire l’ultimo ordine prima di essere liberato: il ragazzo avrebbe dovuto non solo leccare piedi sudatissimi e odorosissimi della padrona ringraziandola per quello che gli stava offrendo, avrebbe anche dovuto chiederle perdono per tutte le volte che, da adolescenti, l’aveva umiliata e presa in giro davanti a tutti. Giacomo le rispose che le avrebbe chiesto scusa, ma non avrebbe mai subito l’umiliazione definitiva di leccarle i piedi soprattutto nella modalità da lei indicata.

    “Giacomo, te lo ordino di nuovo, leccami i piedi”

    “No, non lo farò”

    Giacomo, te lo dico per l’ultima volta, leccami i piedi”

    “Puoi anche dirmelo 100 volte e farmi odorare tutto quello che vuoi, ma non lo farò”

    “Va bene, se proprio non ti convinci…” continuò la ragazza sorridendo maliziosamente “sbaglio o qualcuno qui in camera, che sta legato senza poter muovere quasi un dito, è molto sensibile a certi sfioramenti della pelle che prendono il nome di SOLLETICO?” E mosse rapidamente le sue dita sull’indifesa ascella destra di Giacomo, che ebbe uno spasmo vigoroso accompagnato da una breve risata.

    “No, lo sai quanto lo soffro, non puoi farmi pure questo” protestò il ragazzo

    “Non mi lasci altra scelta caro, e poi non mi pare tu sia in condizione di dare ordini ahah” lo azzittì subito la ragazza.

    Invece di perdere tempo solleticando il suo immobilizzato e inerme schiavo in modo delicato, Giulia decise che voleva terminare il gioco e farsi leccare i piedi il prima possibile, così cominciò a solleticare energicamente e senza pietà tutti i punti più sensibili, che erano le ascelle, le costole e i fianchi, con quei tocchi intensi e ripetuti con i polpastrelli che per chi è molto sensibile rendono il solletico una vera tortura insopportabile. Giacomo rideva come un matto, si agitava e si contorceva tentando in ogni modo di liberarsi dalle corde che lo tenevano saldamente legato. Tutto inutile. Ogni circa 20-30 secondi – tempo che per Giacomo sembrava un’eternità – Giulia gli chiedeva se volesse arrendersi e finalmente iniziare a leccarle i piedi con passione. Nonostante la sofferenza, Giacomo non si arrendeva e ce la stava mettendo proprio tutta per resistere a quella dolce e tremenda tortura. Non poteva cedere all’umiliazione assoluta di leccare con enfasi i piedi della ragazza-padrona.

    Giulia interruppe il solletico per la sesta o settima volta, dando un po’ di tregua alla sua vittima che ad ogni interruzione ansimava e aveva sempre di più il fiatone.

    “Allora caro mio schiavetto, ti decidi a leccarmi i piedi? Non rendere le cose più complicate…e più divertenti per me e spiacevoli per te! “ disse Giulia fermamente

    “Non lo farò mai, continua pure, non riuscirai a spezzarmi” le rispose Giacomo in tono di sfida, ancora col fiato corto

    “Va bene, non mi lasci alternative caro, ma ti avevo avvisato. Torno subito, intanto tu riprendi bene fiato, ok?” Disse Giulia uscendo dalla camera da letto per un paio di minuti. Rientrò nella stanza con in mano una lunga calza collant e si avvicinò a Giacomo con fare perentorio dicendo “ Dunque, questa calza l’ho indossata l’altro ieri. L’ho presa dal cesto dei panni sporchi. L’avevo messa per andare ad una festa e mi sono morta di caldo. Ma vedi, per quanto abbia un odore terribile e mi sembri ancora un po’ impregnata di sudore, non è maleodorante come i calzini di oggi”. Detto ciò raccolse il calzino che aveva usato prima per torturare Giacomo, poi prese anche l’altro e ci fece una palla bella grande che schiaffò con violenza nella bocca dell’impotente ragazzo, tenendola ben salda con la calza che legò con più giri alla nuca.
    “Come va? Comodo? Ti senti a tuo agio con i miei calzini sudati e odorosi in bocca? E’ un sapore meraviglioso, non trovi? Respiri bene?” Domandò la ragazza sfottendolo. Giacomo quasi urlava ma il volume della sua voce era ovviamente ridotto al minimo dal puzzolente bavaglio fai da te, e le sue lamentele erano appena appena comprensibili.

    Giulia riprese a solleticare il povero ragazzo con tutta la foga che possedeva, intenzionata a spezzarlo fisicamente il prima possibile. Le risate di Giacomo erano soppresse, il ragazzo si agitava e dimenava ancora più di prima e la sua dolce aguzzina sapeva che sarebbe stato impossibile per lui resistere a lungo potendo respirare comodamente solo dal naso.
    La padrona si fermò e gli disse “ Allora Giacomo, me li lecchi questi piedi sì o no?”

    “NO! “ rispose il ragazzo con una parola ampiamente distorta dal bavaglio dei calzini ma comprensibile, scuotendo anche la testa in segno di negazione.

    “Allora”, continuò Giulia, “ora la facciamo finita veramente e ti distruggo in pochi secondi”.

    La ragazza distese le gambe appoggiando con forza i suoi piedi sudati e ancora molto odorosi sul naso del ragazzo e riprese a solleticarlo con forza. Passarono circa 20 secondi quando Giulia udì chiaramente dalla voce soffocata e sofferente di Giacomo un “Basta”. “Basta? ” Chiese lei. “Si’ Basta”, rispose lui, completamente senza fiato. La ragazza aspettò un minutino che il suo amico si riprendesse e gli tolse il bavaglio. “Allora, me li lecchi i piedi?” gli disse. “Sì, va bene, non ce la faccio più, hai vinto tu”, le rispose lui rapidamente.

    “Vedi, non era poi così difficile”, disse lei ridendo. “ Adesso mi raccomando, fai un bel lavoro”.

    Giulia mise i suoi piedi ad altezza bocca di Giulio muovendo e allargando bene tutte le dita anche per favorire il movimento dell’odore. Il ragazzo leccò avidamente con disgusto ogni parte delle sudate piante dei piedi di Giulia, cercando di non respirare mai col naso.

    “Lecca bene e succhia anche ogni dito” ordinò la ragazza. Sempre legato e indifeso, il ragazzo rispose “sì, padrona”.

    Quell’adorazione forzatissima dei piedi durò circa 15 minuti, un tempo in cui nemmeno un cm delle puzzolenti e fradice di sudore estremità di Giulia fu risparmiato dalla lingua involontariamente avida di Giulio.

    “Adesso chiedimi perdono per tutte le volte che mi hai fatta soffrire, e fallo continuando a leccare” .

    Questo fu l’ultimo ordine impartito dalla ragazza e il suo umiliatissimo amico obbedì. Poco dopo, la padrona, totalmente soddisfatta e fiera della vendetta, lo slegò mettendo fine alle sue dolci sofferenze. Dal momento in cui venne legato al letto al momento in cui venne liberato passò circa un’ora, un’ora che era sembrata a Giacomo lunga quanto un’era geologica, e sia lui che la sua “torturatrice” erano un bagno di sudore.

    “ Ecco, abbiamo finito. Vado a farmi una doccia” disse Giulia sorridendo.

    “Io mi rivesto e me ne vado. Non penso che ci vedremo mai più Giulia” le rispose Giacomo, spiegandole i motivi della sua decisione.

    “ Posso comprenderlo” gli disse lei con dolcezza, “ma ancora sei mio schiavo per un po’ di tempo e voglio darti un ultimo ordine

    “Ancora? Dopo quest’ultima ora che abbiamo passato hai la faccia di continuare ancora questo stupido gioco? Sono solamente un oggetto per te? Come non ti vergogni?” Le rispose lui furiosamente, rivestendosi in fretta e in procinto di andarsene

    “Abbracciami e dammi un bacio, amico mio” gli disse lei perentoriamente.

    PARTE 5 (conclusione)

    Quest’ordine spiazzò completamente Giacomo che rimase immobile vicino alla porta d’uscita.

    “Ti voglio tanto bene Giacomo e sei l’uomo più importante della mia vita. Sai, con Andrea sto bene e tutto, ma potremmo lasciarci domani, tra 1 mese o tra 1 anno, e lui poi non sarebbe più nulla per me e mai vorrei vederlo ancora. Io e te siamo stati insieme, non ha funzionato come coppia ma siamo sempre qui, proprio perché ci siamo sempre voluti bene nel modo più puro, quel bene che non finisce mai e che va avanti finché entrambi vivremo in questo mondo. Perdonami per quello che ti ho fatto oggi ma era necessario: non solo per prendermi la mia dolce vendetta, ma anche per cercare di farti maturare su un aspetto di te che non era mai migliorato nel corso degli anni. Vieni, abbracciami e dammi un bacio”

    Giacomo con passo lento, testa bassa e fare sottomesso si avvicinò a lei, l’abbracciò, le diede un bacio a stampo e le disse “Sono il più grande friendzonato della storia, non è vero?” Giulia non rispose. Riprese il ragazzo: “Ma dimmi, ti prego, durante quelle torture sembravi avere una naturalezza incredibile e stavi davvero a tuo agio. E anche con le corde, che ci facevi con delle corde così eleganti in casa? Dove hai imparato a legare in quel modo così rapido, preciso e anche comodo?
    “Eh, amico mio” rispose la ragazza, “ Diciamo che quel lavoro di commessa che ti dicevo…proprio di commessa non è. Ho sfruttato l’inebriante “profumo” dei miei piedi per farne un’attività molto redditizia, dapprima solo come fetish girl e poi anche come mistress. Se ti dicessi quanto mi pagano per fare quello che ho fatto a te prima! Ahahah, Vedi, tu hai odiato dal primo all’ultimo secondo le mie attenzioni, invece c’è gente che pagherebbe, e anche profumatamente (restando in tema ahah), per ricevere le stesse cose! In più mi diverto un mondo, unisco l’utile al dilettevole!”

    Giacomo, estremamente sorpreso dal racconto della sua amica, rimase qualche attimo in silenzio e poi disse “ E Andrea? Lui sa che fai queste cose?”

    “Andrea sa tutto”, rispose la ragazza, “anzi a volte mi aiuta a fare sessioni di coppia interpretando il ruolo di master. Col fisico che ha gli viene molto facile ahah. A proposito: sicuro sicuro che quello che ti ho fatto prima non ti sia piaciuto nemmeno un po’?

    “Assolutamente no, come fai anche solo a pensarlo”, rispose Giacomo, seccato.

    “Sai, io ora devo proprio andare a farmi una doccia, ma la chiazza bianca sui boxer che ho visto prima che ti rimettessi i jeans non so se andrà via facilmente, e mi sembra molto significativa per capire i tuoi gusti ahah. Aspettami, 20 minuti e sono pronta. Ordiniamo qualcosa per cena e ci vediamo un film come al solito, ok?” Terminò Giulia andando in bagno per lavarsi e togliersi finalmente tutto il sudore di dosso.

    Le ultime parole della ragazza lasciarono Giacomo immobile e esterrefatto col capo chino, immerso in pensieri indefiniti che ripercorrevano l’intera giornata appena trascorsa. Umiliato, friendzonato, amareggiato e col terrore di aver sviluppato tendenze feticiste, masochiste e di sottomissione: i suoi prossimi giorni se non settimane e mesi sarebbero stati molto particolari e probabilmente non nel senso positivo del termine.

    Schiavolc replied 1 year, 5 months ago 1 Member · 0 Replies
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